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martedì 08 ottobre 2024
 
 

Elogio di Alonso, pensando a Monza

02/09/2012  Il pilota spagnolo della Ferrari, sempre più amato dai tifosi italiani, finora non ha sbagliato un colpo. E se nel prossimo Gran premio che correrà in casa...

La Formula 1 regala alla nostra tifoseria cioè ai ferrariani una sorta di rodaggio, dopo uno stop di 34 giorni, dal Gran Premio di Ungheria vinto da Hamilton, con la disputa del Gran Premio del Belgio a Spa, dove è prevista la pioggia in omaggio all’acqua della stazione termale (nel mondo dei motori è probabile che molti, quando leggono Spa, pensino a Società per Azioni e non alle iniziali del motto latino “salus per aquam”, la salute attraverso l’acqua, che ha ispirato la denominazione di quella come di altre “benefiche(”località).

Perché rodaggio? Perché comunque vadano le cose a Spa (la trecentesima volta in Formula 1 di Schumacher), le nostre teste e soprattutto i nostri cuori sono già avanti di sette giorni, sono a Monza per il Gran Premio d’Italia. A Spa Alonso, che ha fatto pretattica annunciandosi su una Ferrari un po’ lenta ma che spera nella pioggia livellatrice di certi valori ed esaltatrice dei valori speciali che “sott’acqua” lui possiede. La pioggia è stata assente nelle prove ufficiali che lo hanno visto sesto, dunque al via in terza fila di uno schieramento alla cui pole position torna dopo 60 gare Button inglese, e dove il secondo è a sorpresissima Kobayashi giapponese con la Sauber che monta motori Ferrari.

Alonso a Spa potrà non vincere, potrà perdere bene, potrà persino perdere male, comunque rimanendo leader della classifica mondiale che guida con 40 punti sull’australiano Webber della Red Bull (ne ha 42 sul tedesco Vettel mondiale in carica ma deludente sulla Red Bull, 47 sull’inglese Hamilton su McLaren, 48 sul finlandese Raikkonen, ex ferrarista tornato alle gare e subito pericoloso con la Lotus). Potrà pure avere, Alonso, la fortuna della pioggia o la sfortuna di un pit stop balordo o l’aiuto di una provvida security car o la fregatura di una security car nemica o la tensione di un’auto sua non perfettamente a punto perché ancora legata alla sperimentazione di alcuni interventi, ma comunque Monza sarà il faro, la calamita, il filtro, il lievito, per quella che si annuncia come una festa comandata del Cavallino e della sua gente.

Il mese vuoto di agosto è stato usato per la collocazione/amplificazione/diffusione di un personaggio relativamente nuovo, quello del pilota ferrarista spagnolo amato o almeno stimato da tutti, riconosciuto come valido da tutti senza se e senza, omaggiato come il migliore frequentatore possibile di una splendida regolarità su livelli alti. Da tutte le parti sono arrivati consensi al suo modo insieme ragionieristico di convincere e simpatico di vincere o quantomeno di scalare la classifica e rimanerci su. Lui è stato assai preciso nello smistare pensieri saggi e non tracotanti, nel concedersi un relax da ferie più che da vacanze, se non proletario quanto meno non offensivo verso il popolo degli esodati dal benessere o anche soltanto da una vita serena. Nessuna immagine di dolce vita, nessun atteggiamento eccentrico (anche Schumacher non ne aveva, ma non riusciva a non annoiare, per via del suo rigido perbenismo e del suo populismo tanto raro quanto crasso, da birreria dell’Oktoberfest).

 Alonso non ha sbagliato nulla. Gli avversari non lo invidiano, lo ammirano, soprattutto lo rispettano. Lo combattono ma non lo patiscono neanche quando vince. Massa suo compagno di scuderia gli è devoto, gli porta rispetto, lo riconosce più grande, anche lui non lo invidia. Alonso sta bene in trattoria come al galà di Montecarlo. E’passato indenne attraverso il gossip quando recentemente ha chiuso una storia sentimentale grossissima e subito ne ha aperta un’altra.

Una nostra impressione peraltro legata aduna particolarmente forte conoscenza personale di Enzo Ferrari: Alonso sarebbe piaciuto al Grande Vecchio anche se si fosse permesso di non vincere, e magari di far del male ad uno dei preziosi motori di Maranello. Roba che neanche Gilles Villeneuve.

Leghiamo Ferdinando Alonso a Valentino Rossi che non vince più, che nel 2013 cambia scuderia, va alla Yamaha ma intanto deve mandare avanti sino a fine stagione un rapporto bislacco con la Ducati. Anche Valentino riesce a comportarsi bene, e se è difficile farlo quando si vince, figuriamoci quando si perde. Non ha ancora sbracato, pur se è certo che ci sono stati momenti anche duri, forse anche violenti nel suo rapporto con una motocicletta che non andava e con i di lei sacerdoti motoristici. Rischia di patire nella Yamaha 2013 piloti più giovani e più motivati di lui, di non reperire più la voglia di vincere che per esistere deve essere pazza ed abnorme, in un trentenne con la sua gloria ed il suo patrimonio, di sentire sussurrare che era meglio che il Dottore si ritirasse al momento giusto. Rischia l’occaso, lui che ha vissuto tanti anni come una perenne alba. Gli dobbiamo tanta allegria fiera, ricordiamocene. E’ persin lecito sognarlo ferrarista: con Alonso, per uno scambio umano, e pazienza (!) se anche tecnico, di alto livello.

 
 
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