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giovedì 05 dicembre 2024
 
LA NOTA
 

Elon Musk, la replica di Mattarella: "L'Italia sa badare a sé stessa"

13/11/2024  Con queste poche parole, secche, ma come di consueto chiarissime, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha risposto ai tweet in libertà in Elon Musk, imprenditore sudafricano, patron di Tesla e di X (ex twitter) ha messo in discussione la democrazia e la magistratura italiana

«L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni».

Con queste poche parole, secche, ma come di consueto chiarissime, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, replica ai tweet in libertà di Elon Musk, imprenditore sudafricano, patron di Tesla e di X (ex twitter), che ieri aveva esternato sulla sua piattaforma a proposito delle decisioni sui trattenimenti in Albania dei migranti, chiedendo la testa dei magistrati italiani che hanno scritto le ordinanze: «Questi giudici se ne devono andare». Mentre oggi ha rincarato la dose: «Questo è inaccettabile. Il popolo italiano vive in una democrazia o è un'autocrazia non eletta a prendere le decisioni?».

Elon Musk è al momento formalmente ancora un privato cittadino, ancorché potentissimo nella propria capacità economica e di influenza, in quanto proprietario di X, che, a settembre 2023, Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, aveva pubblicamente definito “la piattaforma con il maggior numero di post con informazione scorretta o disinformazione”. Ma l’annuncio di Trump di volerlo a capo di un nuovo ente con compiti di consulenza riguardo al taglio delle spese delle agenzie federali, ora sposta il suo peso non soltanto di influenza – già enorme e fortemente impattante sulla democrazia per la possibilità di muovere massa di informazioni più o meno orientate – ma anche politico, in senso formale.

Le parole di Musk che mettono in discussione la qualità della democrazia italiana, mentre il mondo si interroga sulla sua presenza ingombrante e pressoché costante accanto a Donald Trump, avevano generato un acceso dibattito, in questi giorni, non solo per l'interferenza nelle questioni italiane e nella questione Albania, ma anche per il silenzio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che non ha replicato alle parole di Musk sulla sovranità italiana, mentre meno di una settimana fa aveva scritto sulla sua pagina ufficiale di Instagram accanto a una foto del loro recente incontro a New York: «Nelle scorse ore ho sentito l’amico Elon Musk. Sono convinta che il suo impegno e la sua visione potranno rappresentare un’importante risorsa per gli Stati Uniti e per l’Italia, in uno spirito di collaborazione volto ad affrontare le sfide future». 

Solo qualche ora dopo la nota di Mattarella, fonti di Palazzo Chigi hanno reso nota la dichiarazione di Giorgia Meloni: «Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica».

Già un anno fa mattarella parlò del rischio della tecnologia in poche mani private

Quali siano le preoccupazioni e la consapevolezza del Presidente della Repubblica, riguardo all'impatto del potenziale tecnologico sulle istituzioni democratiche è noto da tempo: «Va considerato», diceva Mattarella il 20 dicembre scorso in occasione accogliendo le istituzioni per gli auguri di fine anno, «che la gestione delle tecnologie più avanzate è, nei fatti, patrimonio esclusivo di poche grandi multinazionali che, oltre a detenere una quantità imponente di dati personali – talvolta artatamente carpiti – possono condizionare i mercati, incluso quello che, abitualmente, loro stesse definiscono il mercato della politica. È inevitabile, verosimilmente, che gli operatori dominanti in questo settore abbiano grandi dimensioni perché quelle attività richiedono capacità, dati, infrastrutture tecniche e risorse economiche che soltanto un numero estremamente ristretto di soggetti può assicurare ma vi è l’esigenza di regole – non ostacoli ma regole a garanzia dei cittadini – per evitare che pochi gruppi possano condizionare la vita di ciascuno di noi e la democrazia».

Metteva in guardia dai rischi che oggi vediamo concretizzarsi: «Attraverso un uso distorto della tecnologia, si riesce, già oggi, ad alterare, in maniera difficilmente avvertibile, dichiarazioni, video, filmati, isolando frasi, rimontando abusivamente. Con l’intelligenza artificiale è possibile produrre scenari virtuali apparentemente credibili ma totalmente ingannevoli. È concreto il rischio di trovarsi in futuro a vivere in dimensioni parallele, in cui realtà e verità non siano distinguibili dalla falsità e dalla manipolazione: ne risulterebbe travolto lo spirito critico. E, con esso, la libertà che si trova alla base dei diritti di ciascuno. Il fenomeno deve essere, pertanto, regolato, necessariamente e urgentemente, nell’interesse – ripeto – delle persone, dei cittadini, ma sappiamo che questa esigenza fondamentale incontra difficoltà a causa delle dimensioni e del potere di condizionamento degli operatori del settore. La cui presunzione di divenire protagonisti che dettano le regole, anziché essere destinatari di regolamentazione, si è già manifestata in più occasioni».

Sono parole che si attagliano perfettamente all'oggi: «La recente iniziativa sulla Intelligenza Artificiale avviata dalle istituzioni europee va nella giusta direzione, ponendosi il decisivo problema della tutela della privacy e della libertà dei cittadini. Immaginiamo solo per un momento, applicando lo scenario descritto nel libro “1984” di George Orwell, cosa avrebbe potuto significare una distorsione nell’uso di queste tecnologie al servizio di una dittatura del novecento. Sono in gioco i presupposti della sovranità dei cittadini».

 
 
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