Caro direttore, ho letto l’articolo di Giustino Trincia sull’emergenza abitativa a Roma su FC 26. Sono volontaria del Centro di ascolto Caritas da anni e, pur abitando in una città di meno di 100 mila abitanti del Nord-est, mi sono resa conto che è l’abitazione la vera emergenza. Non si muore di fame e i vestiti sono fin troppi, ma alloggi per i poveri non ci sono. D’inverno, a queste latitudini, dormono per strada.
Anche chi ha un lavoro stabile (sui 1000 euro mensili) non riesce a trovare un affitto. Si preferisce lasciare le case sfitte che affittare, specialmente agli stranieri. I proprietari hanno paura di non essere pagati e di non potere sfrattare, specialmente se ci sono minori. Per non parlare dei ragazzi della rotta balcanica, cui si dà un sacco a pelo per dormire in strada. E l’edilizia popolare è ferma...
UNA LETTRICE
L’emergenza abitativa in Italia è sempre più acuta. Ne abbiamo parlato di recente sulle nostre pagine, come ricorda la nostra lettrice. Ma non riguarda solo i poveri assoluti e quelli relativi (cioè quelli che guadagnano troppo poco per affittare qualcosa di decente). È una piaga che, soprattutto nelle grandi città, colpisce anche i giovani, che hanno salari troppo bassi per avviare un’esistenza decente, a partire dalla casa.
Muoiono gli anziani, ma spesso le case rimangono sfitte perché i figli sono sistemati altrove e fanno fatica a vendere gli immobili e affittarli è, per i motivi ricordati nella lettera, rischioso. Inflazione, caro bollette, calo del potere d’acquisto dei salari fanno il resto. Aumentano anche le famiglie sotto la soglia di povertà, con la spada di Damocle dello sfratto esecutivo o in attesa di una casa popolare (17 mila solo a Milano).
Soprattutto nelle grandi città, i prezzi sono sempre più alti, spesso non giustificati dallo stato degli immobili. Intanto in Italia manca ancora un piano casa strutturato, con politiche serie in grado di rispondere alle necessità concrete delle persone. Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, ha promesso di recente di cominciare a lavorarci per l’autunno. Il tempo dirà se saranno, come è stato per i suoi predecessori, solo promesse da marinaio.