Foto Ansa.
Natale alle porte: d'istinto vengono in mente immagini di case calde e accoglienti, in cui trascorrere le feste accanto ai propri cari. Ma per chi non ha un tetto questi giorni di fine dicembre sono quanto mai drammatici. Così Torino si organizza per offrire un rifugio sicuro e un minimo di calore alle persone senza dimora. Quest'autunno il clima è stato abbastanza clemente, ma ora il pungente freddo subalpino inizia a mordere e servono misure urgenti. Nel capoluogo piemontese esiste una collaudata rete di sostegno per i senzatetto, basata sulla stretta collaborazione fra enti pubblici e forze del privato sociale. Eppure tutto questo non ha potuto evitare che l'anno scorso un clochard romeno morisse di freddo su una panchina. Contrasti e aberrazioni delle grandi città.
Quest'anno per il “piano invernale” (parlare di “emergenza freddo” non avrebbe senso) il Comune ha stanziato 800.000 euro (200.000 in più rispetto alla stagione 2014-215), raddoppiando con 350 posti aggiuntivi i servizi di ospitalità attivi tutto l'anno. Da metà novembre è aperto il centro di accoglienza nel parco della Pellerina (una delle più grandi aree verdi cittadine), che offre bevande calde e “casette” prefabbricate per passare la notte: può accogliere 150 persone. Un altro rifugio si trova all'interno della Piccola Casa della Divina di Provvidenza (meglio nota come il Cottolengo, dal nome del fondatore) ed è gestito dalla Croce Rossa. Un locale in pieno centro è affidato alle cure del Sermig di Ernesto Olivero e altre due strutture sono state previste per le aree più periferiche. Inoltre due “Boe Urbane Mobili” (8 persone in tutto) girano per le strade dalle 18.30 alle 2 di notte andando alla ricerca delle persone più sole e refrattarie a farsi aiutare. Da non dimenticare poi i centri di accoglienza diurna (uno dei quali affidato alla Caritas) e l'ambulatorio medico situato a due passi dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova: gestito in collaborazione con l'Asl, è aperto tutti i giorni (festivi compresi).
Se a questo impegno si aggiungono le iniziative del privato sociale, i posti disponibili per la notte superano il migliaio. Centrale lo sforzo del mondo cattolico. Ci sono le grandi istituzioni, come appunto Sermig e Cottolengo, ma ci sono anche alcune parrocchie che hanno aperto le loro porte, vincendo difficoltà e diffidenze. Nel quartiere Mirafiori, ad esempio, la comunità di San Luca, che durante tutto l'anno accoglie persone in difficoltà, ha potenziato il suo servizio notturno con 10 posti aggiuntivi.
Ovviamente la crisi degli ultimi anni ha notevolmente ingrossato i numeri del disagio. Lo scorso inverno nelle sole strutture del Comune sono passate 1.658 persone. Il 45% erano italiani. La metà arrivava da fuori Torino, attratta dalla speranza di un posto caldo per la notte. Di fronte a una situazione critica, che non sembra destinata a ridimensionarsi, la città lancia un appello a sponsor privati che vogliano co-finanziare le iniziative di sostegno. Ma c'è anche un altro invito, concretissimo, rivolto ai Torinesi. «Le persone senza fissa dimora sono spesso diffidenti a lasciare la strada e non sempre accettano la proposta di un rifugio notturno» spiega il vicesindaco e assessore alle politiche sociali Elide Tisi. «Se hanno bisogno di aiuto è necessario intervenire lì dove si trovano. In questi casi le segnalazioni dei cittadini possono essere molto utili». All'occorrenza sono stati attivati un numero di telefono della Polizia municipale (011 0111) e un indirizzo e-mail (adulti@comune.torino.it).