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giovedì 24 aprile 2025
 
Emergenza sfratti
 

È Emergenza sfratti ma 20mila case popolari sono vuote

04/12/2014  Sono circa 650mila le domande di un alloggio popolare ma la disponibilità delle case scarseggia. Quelle che ci sono non vengono ristrutturate. Manca una politica abitativa seria da parte dello Stato. E i soldi che ci sono non vengono spesi

È uno dei paradossi italiani. Nel nostro Paese ci sono circa 20mila alloggi popolari sfitti che restano vuoti. Le agenzie che si occupano delle gestione delle case popolari non investono nei lavori di ristrutturazione e lo Stato, dal canto suo, ha smesso di investire in politiche abitative serie almeno dagli anni Ottanta.  

Il Sunia (Sindacato di inquilini e assegnatari) per esempio ha denunciato, ancor prima che scoppiassero le rivolte popolari a Roma e Milano, che a distanza di otto mesi dall'emanazione del Decreto Legge sull'emergenza abitativa del marzo scorso neanche un euro dei 500 milioni destinati alle Regioni è stato assegnato, con il risultato che nessuno degli alloggi popolari rimasti vuoti per l'assenza di interventi manutentivi necessari per renderli assegnabili è oggi disponibile.

Qualche giorno fa Enrico Seta, capo della segreteria tecnica del ministro Maurizio Lupi, a margine di un convegno organizzato da Federcasa, ha annunciato che «ci sono 68 milioni di euro disponibili per avviare un piano di ristrutturazione degli alloggi di residenza pubblica» già dai primi mesi del prossimo anno. Il Governo, ha spiegato Seta, «ha realizzato un censimento su dati delle Regioni sugli immobili da recuperare, dividendoli in due fasce: quelli che necessitano di interventi fino a 15 mila euro e quelli fino a 50 mila euro». Complessivamente gli alloggi su cui intervenire sono circa 20 mila.

La fame di case, però, aumenta vertiginosamente. A Milano su una richiesta stabile di 20mila domande all’anno, solo 700 famiglie riescono ad avere un alloggio. In totale, sono circa 650mila le domande di richiesta di alloggio nelle graduatorie dei comuni che rappresentano una popolazione di 150mila persone in condizione di bisogno. A questi, informa un report di Federcasa, vanno aggiunti gli immigrati irregolari che per legge non hanno diritto alla casa ma trovano sul territorio sistemazioni precarie se non pericolose e spesso entrano in conflitto con i residenti come dimostrano i recenti fatti di cronaca di Roma e Milano.

A fronte di una richiesta di alloggi che negli ultimi tre anni è aumentata vertiginosamente con 46mila richieste in più, la disponibilità di case sta progressivamente diminuendo a causa del processo di dismissione iniziato nel 1993 che ha determinato la perdita secca di oltre il 22 per cento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
Oggi, informa ancora Federcasa, il trend è chiaro: si vendono 3 o 4 alloggi per ricostruirne uno.
Spiega Alberto Zanni, presidente di Confabitare, il sindacato dei proprietari di casa: «In Italia solo il 6% è di edilizia residenziale pubblica. In Francia si arriva al 18%, in Germania al 21%: siamo il fanalino di coda».

Con la crisi, inoltre, anche un affitto di 400 euro al mese per molte famiglie, al Nord come al Sud, diventa insostenibile. Sono quasi 70mila le famiglie a cui quest’anno arriverà un avviso di sfratto: nove su dieci per morosità. Le sentenze di sfratto a Roma sono 7.743, a Milano 4.924 e a Torino 3.492. Gli sfratti con la forza pubblica ogni anno sono circa 30mila. Negli ultimi cinque anni, informa il Sunia, sono aumentati del 64%.

Chi non ce la fa ad avere un alloggio popolare, ovviamente, si rivolge al mercato privato nel quale, a fronte di un potere d’acquisto delle famiglie calato  negli ultimi 10 anni, i canoni d’affitto sono aumentati in media del 130% per raggiungere il 150% nei grandi centri urbani. Serve una politica abitativa seria da parte dello Stato e fondi certi. Federcasa ha calcolato un miliardo di euro all’anno. Ma quei pochi che ci sono non si riescono neanche a spendere.  

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