Avete ragione a essere preoccupati
e a porvi queste domande,
gentili amici! Esiste,
infatti, un’infezione
causata dal virus Zika, pericolosa per
le donne in gravidanza.
Originario dell’Africa e dell’A
sia equatoriale, noto fin
dagli
anni ’50, questo virus si
è poi diffuso alla Polinesia
francese, con epidemie locali
nel 2007 e nel 2013, e
all’America Centrale. Da
lì, è poi arrivato nel Sud
America.
Oggi, è già diffuso in ben 24
nazioni, soprattutto nella zona equatoriale, fino a tutto il Brasile: una vera
pandemia! Si tratta di un virus trasmesso
attraverso la puntura di una
zanzara (Aedes mosquitoes).
Il passaggio da una persona all’altra
avviene, di regola, se c’è la zanzara
a fare da vettore. Riflettere su questa
situazione prima di intraprendere un
viaggio è segno di grande responsabilità,
anche verso il bambino che sta
per nascere o che si desidera.
Quali sono i danni per gli adulti?
Agli adulti, l’infezione causa pochi
sintomi simil-influenzali
(lieve febbre e astenia, cefalea,
dolori articolari) che
scompaiono nel giro di alcuni
giorni. Solo in 20 per cento
delle persone che contraggono il virus, comunque, sviluppa
i sintomi.
Tra i possibili, rari esiti a lungo termine
negli adulti, c’è una malattia
neurologica, la sindrome di Guillain
Barré: una patologia autoimmune,
con una fase acuta che si manifesta
con una rapida paralisi generale di
tutta la muscolatura corporea, perfino dei muscoli respiratori, al punto da
richiedere l’intubazione. La malattia
può, poi, lentamente migliorare, oppure
lasciare esiti permanenti.
La correlazione non è stata ancora
provata in modo certo, ma il dubbio è
inquietante. Non ultimo, anche se la
trasmissione principale è attraverso la
zanzara, è stato descritto nel 2009 un
caso di trasmissione sessuale, dal marito
biologo alla moglie.
Quali, invece, i danni al feto?
Lo Zika virus attraversa la placenta e
infetta in tal modo il feto, a cui causa
infezioni gravissime.
Contratto nelle prime 16 settimane
di gravidanza (quando si formano
il cranio, il cervello e il midollo spinale),
provoca “microcefalia”: il cranio
si sviluppa poco e male, il cervello è
molto ridotto soprattutto nella parte
della corteccia, con conseguente ritardo mentale grave e complicanze
serie fino alla morte. Comunque, per
ora si considera che il feto sia vulnerabile
durante tutta la gravidanza.
Nell’ultimo anno, tra ottobre 2015
e gennaio 2016, in soli tre mesi, ben
4.000 bambini sono nati con questo
drammatico quadro anche in Brasile.
Una tragedia immane!
Come prevenire l’infezione?
Per lo Zika virus, non ci sono, al momento,
né vaccini né cure. Il Governo
di El Salvador ha raccomandato alle
donne del Paese di evitare gravidanze
per almeno due anni. Raccomandano
di posporle anche Colombia, Equador,
Jamaica. È una misura eccessiva
o adeguata? La ritengo adeguata, perché
il virus Zika è pericoloso per le
donne gravide e sono ancora troppe
le cose che non sappiamo. Due anni
sono il tempo prudenziale ritenuto
necessario per mettere a punto un
vaccino oppure cure adeguate. In particolare,
prevenire una gravidanza è la
misura più adeguata per evitare quindi
di contrarre questo temibile Zika virus,
per il quale non esistono per ora
cure di sorta.
Come si fa a sapere se si è contratto
il virus?
Purtroppo, non esistono in commercio
test diagnostici per il virus. La diagnosi
viene fatta solo in centri di ricerca
superspecializzati (per esempio,
nei laboratori del Center for disease
control di Atlanta, in America), attraverso
analisi specifiche che cercano il
codice genetico del virus, o attraverso
gli anticorpi per riconoscere le difese
che il corpo sta mettendo in atto.
È possibile, comunque, che nel giro di
qualche mese questi test siano disponibili
almeno nei grandi ospedali.
Perché occorre parlarne?
Perché è bene che tutte le donne, anche
italiane, che si recano nei Paesi a
rischio per lavoro o per turismo, assumano
tutte le informazioni utili, onde
evitare di contrarre, inconsapevoli,
un virus pericolosissimo per il bimbo,
causato da una “banale” puntura di
zanzara infetta.
Questa raccomandazione è stata effettuata
a gennaio 2016, pochi giorni
fa, dai Centers for disease control and
prevention (Cdc) di Atlanta (Usa), ente di autorevolezza mondiale nell’ambito
delle malattie infettive. A dicembre
2015, l’aveva già fatto anche il Centro
europeo per la prevenzione delle malattie
infettive.
Quindi, il consiglio più utile è quello
di rimandare assolutamente il concepimento
a dopo che si è tornati a casa,
meglio ancora dopo aver aspettato
qualche mese per essere certi di non
averlo contratto.
Questa indicazione vale anche per
le atlete che, da tutto il mondo, arriveranno
a Rio per le Olimpiadi che si
svolgeranno tra sei mesi. Addirittura,
alcune Nazioni hanno dato facoltà di
scelta alle loro atlete se partecipare o
rinunciare. Che siano sportive, o spettatrici,
o semplici turiste, nel dubbio
o nella certezza di una gravidanza iniziale,
è meglio restare a casa. La prudenza
non è mai troppa, in situazioni
così incerte. Nel caso, alcune compagnie
aeree rimborsano il biglietto se la
donna è già incinta.
In positivo, non ci sono segnalazioni
di rischi per le gravidanze successive,
se la donna ha già superato
l’infezione. Buon viaggio, magari da
un’altra parte!