In Italia qualunque appuntamento elettorale – dalle europee alle amministrative- è un test per le politiche nazionali, viste le convulsioni in cui ci dibattiamo dall’inizio della Seconda Repubblica. Il premier Renzi, forse temendo un risultato inferiore al voto di giugno, invita a non dare letture nazionali, ma in realtà sa bene che sarà un banco di prova importante anche a livello "romano". E dunque anche le regionali in Emilia e in Calabria non sfuggono alla regola. Alle urne sono chiamati 5 milioni e mezzo di cittadini: quanti ci andranno? Anche se l’esito è piuttosto scontato, sarà infatti interessante capire fino a che punto arriverà la percentuale di astensionismo. Il resto è un copione abbastanza definito. Bologna vedrà la fine dell’epoca Errani (praticamente una monarchia, con tre lustri al vertice) e la probabile conferma del renziano della seconda ora Stefano Bonaccini. Nel Pd hanno pesato anche le inchieste a carico dei consiglieri regionali della sinistra relative ai rimborsi spese. La curiosità è la percentuale che raggiungerà il Pd e il livello di astensionismo, dato che l’Emilia è una tradizionale roccaforte rossa.
Nel Centrodestra la competizione elettorale non dà molte speranza ma è egualmente molto interessante perché serve a valutare i rapporti di forza, con il giovane Matteo Salvini che si è fatto notare grazie anche al “contributo” dei gruppi antagonisti che lo hanno contestato, danneggiando la sua auto. Il leader della Lega potrebbe scavalcare Forza Italia e consacrarsi come primo leader del Centrodestra. Quanto al “terzo incomodo”, i Cinque Stelle, non sembrano brillare particolarmente. Anche Grillo si è limitato a una visita fugace. L'Emilia è importante per i Cinque Stelle, perché nella regione è scoppiato il fenomeno Grillo.
Insomma: chi vincerà tra Salvini e Berlusconi (che ha annunciato il suo ritorno a febbraio, dopo che avrà terminato il suo affidamento ai servizi sociali) per la leadership del Centrodestra? Ecco un fattore in gioco.
In Calabria il grande favorito è Mario Oliverio, veterano della sinistra postcomunista, soprannominato “u lupu”, a capo di otto liste che lo sostengono. A contendergli la poltrona di governatore ci sono Nino D’Ascola, del Nuovo Centrodestra, che da queste parti sfiora il 10 per cento, e Wanda Ferro per Forza Italia (i due gruppi continuano a rimanere separati in Casa della libertà). Anche in questo caso i grillini corrono da soli e sembrano aver perso il propellente delle precedenti competizioni elettorali. Ma l’astensione è ancora altissima. In Calabria l’ultima volta raggiunse il 54 per cento. In Emilia la situazione non è molto diversa. L’astensionismo, come detto, è la vera incognita di questa piccola ma non insignificante competizione elettorale. La disaffezione alla politica è il vero antagonista dei partiti in gioco.