Emiliano Mondonico. Tutte le foto di questo servizio sono dell'agenzia Ansa.
Una sedia al cielo, alzata - chissà - verso Valentino Mazzola e i suoi compagni, gli Invincibili morti a Superga il 4 maggio 1949, oppure verso Gigi Meroni, assiso lassù nel Pantheon granata. Una silenziosa ma decisa protesta verso una malasorte che non voleva abbandonare il Toro anche quel 13 maggio 1992, quando ad Amsterdam si stava giocando la finale di ritorno della coppa Uefa tra l'Ajax e i granata, costretti a ribaltare il 2-2 maturato nella gara di andata. Pochi ricordano che il pretesto fu il rigore non dato per un fallo in area su Cravero. I rigori, i gol, le polemiche, passano. Quella sedia no.
Un gesto che ha consegnato alla storia Emilano Mondonico, morto il 29 marzo scorso a 71 anni, un grande allenatore, ma prima ancora un grande uomo: chi l’ha conosciuto non ha che parole gentili e di tenerezza nei suoi confronti. La sua impronta è stata così profonda che il ricordo perdura, non solo in Italia, ma anche oltre confine, nei cuori granata parlanti lingue diverse.
Christoper Peet, torinista, suddito di Sua Maestà la regina di Inghilterra, lo ricorda così: “È con grande tristezza che ho appreso la dipartita di questo grande uomo. Sono stato fortunato e sono fiero di aver conosciuto Emiliano, sua moglie e sua figlia in una serie di occasioni in cui sono stato in Italia. Emiliano è stata vera fonte di ispirazione, sempre cortese, e sempre mi ha assecondato nei miei viaggi, settimana dopo settimana, dal Regno Unito per vedere il nostro Toro. È una leggenda del Torino e l’immagine, consegnata per sempre alla storie del Toro, della sedia innalzata al cielo simboleggia la nostra perenne lotta contro le avversità. È un momento difficile per il popolo torinista, le mie sincere condoglianze e i miei pensieri vanno alla sua famiglia”.
Alberto invece è spagnolo di Santiago del Compostela. “Mi ricordo ragazzino di 22 anni che per la prima volta, nel lontano 1990, va allo stadio. Un oceano di tifo, di passione, una squadra di leoni e un uomo in panchina, leader anche di una causa. Quella granata. Mi ricordo il derby che vinse la Juve, con le espulsioni di Bruno e Policano. Loro erano in 11 e noi 9, il Mondo chiese e ottenne 9 guerrieri, sul campo della Juve, che lottassero fino alla fine. Grinta e cuore, qui non si molla. Anche lui non ha mai mollato, sempre con il sorriso in faccia. Questo è senza dubbio il ricordo più bello che conservo di Emiliano”.
Cambia il continente, ma non cambia il dolore e l’affetto. Marcos viene dal Brasile, la città è San Paolo. “Oggi mi sveglio con la notizia che Emiliano Mondonico ha lasciato questo mondo: ora, senza il Mondo, l’universo granata è ancora più vuoto. Emiliano era ancora uno dei pochi che riportava il popolo granata, con il ricordo, ad un periodo di un Toro vincente, di una squadra e una società unite negli intenti, di un Toro veramente granata: senza Mondo, il mondo granata perde un po' del suo colore!”.
Mike invece vive a Buenos Aires. "Per un argentino, tifoso del Toro, che vive a Buenos Aires, venire a Torino e stare accanto ad Emiliano Mondonico, anche se solo per una volta, è un’emozione grandissima. Questo mio grande sogno è stato realizzato durante una serata, per me indimenticabile, in una bocciofila, grazie ad un invito di Domenico Beccaria: il mio sogno è diventato realtà. Il Mister ha parlato con noi e ci ha raccontato gustosi aneddoti che hanno reso quella serata deliziosa e indimenticabile. Emiliano, una persona semplice, vicina, amichevole. Consapevole dei nostri desideri d’ascoltare le loro storie passate e le opinioni interessanti sul presente: ricordo come ci abbia dato l’impressione di essere una persona genuina e non fece differenza alcuna tra i presenti. Sono tornato in Argentina con l'immensa soddisfazione di essermi confrontato con uno dei più grandi uomini che ha abitato il mondo del Toro. A presto Mister, ci mancherai. Prima o poi, ci ritroveremo lassù accanto agli immortali a incoraggiare insieme il nostro amato Toro".