«I referendum non sono stati inutili, anche se sono stati traditi dalle istituzioni». E' un'analisi in chiaroscuro quella che fa Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua, due anni dopo i referendum con cui gli italiani hanno detto no alla privatizzazione del sistema idrico.
Partiamo dai punti positivi.
«Innanzitutto, dopo i referendum tutti i tentativi che erano in atto di privatizzare l'acqua sono stati bloccati. E poi è rimasta la partecipazione della gente. E' un tema talmente sentito che anche nei piccoli comuni sono attivi comitati di cittadini che si fanno sentire con le amministrazioni locali».
Cosa invece non ha funzionato?
«L'inerzia delle istituzioni. Le colpe più gravi secondo me le hanno i sindaci che hanno la possibilità di prendere in mano la situazione coinvolgendo i cittadini e invece non hanno fatto nulla, salvo rare eccezioni come Napoli, Reggio Emilia, Piacenza e Palermo».
Ma le gestioni pubbliche sono accusate anche di generare sprechi...
«La verità è che gli sprechi maggiori si sono avuti dove si è privatizzato e le società sono state quotate in borsa. Il risultati sono stati: tariffe alte, scarsa efficienza e deficit nel bilancio. Un esempio? Il sistema ligure è un vero disastro».
I sindaci però dicono di avere le casse vuote...
«Ma non può essere un'alibi per non fare nulla. E' vero che sono indebitati e vincolati dal patto di stabilità, ma nulla vieta loro di mobilitarsi e far pressione sul Governo per cambiare la situazione. Sono scelte politiche, come lo è stata quella di affidare all'Autorità per l'energia e il gas e non agli enti locali il compito di determinare i criteri per calcolare le tariffe del servizio idrico. In questo modo si è tradita la volontà degli italiani espressa nel secondo quesito referendario, perché sia pure con una formula diversa, l'Autorità ha previsto una remunerazione per i gestori. Le tariffe così, sia pure di poco, sono aumentate».
Non la convince nemmeno la proposta dell'Unione Europea mettere in gara periodicamente società pubbliche e private sulla gestione dell'acqua?
«Noi difendiamo un principio di fondo: l'acqua non può essere trattata come una merce. Quando ne parliamo dobbiamo far riferimenti a concetti come il diritto alla vita o la salvaguardia del Creato su cui tanto si è speso papa Benedetto XVI. L'acqua sarà la vera questione sociale di questo secolo»