Emma Morano, 117 anni (foto Verbaniamilleventi.org).
Cinquantasettemila uova. Sorride il medico di Emma Morano, 115enne di Verbania, quando cerca di fare un conto approssimativo delle uova che la donna ha mangiato solo in questi 25 anni, da quando cioè lui la conosce e la cura. Sì, perché tra i segreti della longevità di Emma, la donna più anziana d’Europa e la sesta nel mondo, c’è la dieta a dir poco “particolare”. Colazione con un uovo e fette biscottate, a pranzo pastina e un etto di carne cruda macinata «tiepida», specifica Emma. A merenda il secondo uovo e qualche biscotto. A cena pastina e prima di addormentarsi un po’ di frutta, casomai.
Nata il 29 novembre del 1899, quando ancora c’era Re Umberto I, Emma oggi vive da sola in una stanza a Pallanza, quartiere di Verbania (Verbano-Cusio- Ossola). Ha un’espressione dolce quando la incontriamo, ormai costretta alla poltrona per quasi tutte le ore della sua giornata. Ma non ha perso entusiasmo né lucidità. Come spesso accade agli anziani, per lei, che ha attraversato due secoli di storia, ancor più il tempo non ha presente né passato, ma solo alcuni ricordi nitidi che urgono più di altri.
Emma, per esempio, su tutto amava ballare. «Ricordo che andavo a ballare sempre con mia sorella, ma anche mio padre che ci veniva a prendere con la bacchetta... Così come amavo cantare. Avevo una voce bellissima e chi mi sentiva si fermava ad ascoltare. Ancora oggi ricordo il ritornello di una canzone: “I tuoi occhi sono belli” e un’altra ancora: “Ma perché, ma perché quella donna più non c’è”».
Canticchia e sorride, Emma, oggi come allora. Eppure non ha avuto una vita così facile se da ragazza il medico che l’aveva in cura disse al padre che era così cagionevole di salute, deperita e malnutrita «che probabilmente non sarei vissuta a lungo». Ricorda bene, cent’anni dopo, quella premonizione mai così sbagliata. Come ricorda di essere stata costretta a spostarsi da Villadossola per raggiungere una meta con un clima migliore, sul Lago Maggiore. Dal suo paese dove si innamorò per la prima volta.
«Da ragazza avevo un fidanzato, Augusto, che poi però partì per la guerra e non tornò mai più». Anche se l’Associazione nazionale Alpini ha scoperto che Augusto Barilati, classe 1894, rientrò dal fronte. Ma Em- ma non lo venne mai a sapere.
Lei che a 13 anni lavorava già allo Jutificio Ossolano dove si confezionavano sacchi e che, nonostante la pensione a 58 anni,rimase attiva fino ai 75 andando ad aiutare le suore per pulire la verdura. Lei che di uomini non ne volle più sapere dopo Augusto, finché un giorno «non accettai la proposta di matrimonio del figlio di una vicina di casa. I primi anni andammo d’accordo, poi lui iniziò a picchiarmi. Tutti i giorni, ogni giorno appena tornato da lavoro».
Bella da ragazza e corteggiatissima, Emma nel 1938 trovò il coraggio di separarsi e non subire. «Ricordo ancora che chiamai i miei fratelli mentre lui era al lavoro e mi aiutarono a portare via tutte le mie cose. Da allora vivo da sola, non ho mai più voluto nessuno accanto. Per questo non ho mai tolto la fede».
Donna tenace e dal carattere determinato, il dottor CarloBava stesso ammette di averla semplicemente assecondata: «Ho fatto quello che voleva lei, l’unica conquista è stata toglierle il terzo uovo del giorno e sostituirlo con della carne». E con un aneddoto svela questo lato della signora: «Quando quest’estate sono stato chiamato per un problema di decubito, ho scoperto che era perché metteva le chiavi di casa sotto una coscia per non farle toccare da nessuno».
Emma ha avuto alcuni princìpi cardine nella vita: la precisione, «se ancora oggi ha tre orologi nella sua stanza», ci fa notare la nipote Rose Marie che l’aiuta tutte le mattine; la fede: «La mia passione era Giovanni XXIII. Non ho mai saltato una Messa, mattina e sera, e oggi che non mi posso più muovere viene don Giuseppe una volta al mese a darmi la Comunione»; e la famiglia: «Eravamo in otto, cinque sorelle e tre fratelli. Sono tutti morti vecchi, tre anni fa l’ultima è stata mia sorella che aveva 102 anni. I miei genitori? Mi hanno insegnato a filare dritto. Mio padre l’ho curato fino alla fine e prima di morire mi ha detto: “Sei stata proprio brava”».
Sono tanti i riconoscimenti che ha ricevuto per la sua età. Emma è contenta e li ricorda tutti, dal titolo di Cavaliere di cui venne insignita nel 2011 da Giorgio Napolitano al telegramma di auguri sempre del presi- dente della Repubblica per i suoi 115 anni, a quelli di Carla Fracci, ambasciatrice di Expo, che le ha fatto un invito ufficiale a partecipare all’Esposizione Universale del 2015.
Ma mantiene una certa ironia, se al pensiero di morire risponde: «Io sono qui, quando è la mia ora vado. Direi che ho vissuto abbastanza». E ride!