Emma Ciccarelli, vicepresidente del Forum delle associazioni familiari
«È una riforma integrata e questo è il maggior motivo di soddisfazione: non un provvedimento, ma un pacchetto di interventi a beneficio delle famiglie. Un ascolto vero dei bisogni. Con un approccio finalmente adeguato al tema famiglia, ben oltre a bonus e iniziative singole. Ora queste proposte devono diventare interventi strutturali nel tempo, una carta di “cittadinanza” della famiglia in Italia perché chi vuole investire sul futuro e sulla realizzazione di famiglia e figli affronti queste scelte con maggior serenità». Così commenta il Family Act Emma Ciccarelli, vicepresidente del Forum nazionale delle Famiglie all'indomani dal via libera del Consiglio dei Ministri.
Sopravviverà all'iter parlamentare?
«Se sopravviverà, l'auspicio è che l'iter trovi d'accordo maggioranza e opposizione, sarà rivoluzionario. È importante che il Forum sia stato ascoltato perché ci sono tante richieste che abbiamo fatto nel tempo (noi siamo la voce delle famiglie); ed è una risposta concreta alla denatalità che incombe sul nostro Paese. Diamo atto alla ministra Bonetti di essersi messa in gioco e aver cambiato il linguaggio sulla famiglia. E anche al Pd che, grazie ai deputati Graziano Del Rio e Stefano Lepri hanno elaborato negli ultimi anni la bozza di legge sull’assegno universale».
Quindi siete soddisfatti?
«Sì e cautamente speranzosi. Noi come Forum continueremo a essere pungolo delle forze politiche per ragionare sul buon senso e non sugli schieramenti. Queste sono risposte concrete di cui le famiglie hanno bisogno, quelle stesse famiglie che con la loro abnegazione hanno aiutato il Paese in questi lunghi mesi di lockdown. Se riusciremo a ricostruire la coesione sociale ripartirà anche tutto il resto».
Guardiamo alle riforme, partendo dall'assegno universale che è la vostra priorità
«Serve per dare un segnale importante: che i figli sono un bene di tutta la società. L'hanno previsto fino ai 18 anni, noi lo pensavamo estendibile ai 26 che è il tempo di completamento degli studi universitari e l'età in cui mediamente si entra nel mondo del lavoro. E l'avevamo pensato uguale per tutti, mentre in Parlamento entrerà una proposta che prevede un assegno con una quota base che poi si modula secondo gli scaglioni di reddito Isee, cambia se c'è disabilità e non andrà a intaccare gli assegni destinati alle famiglie numerose. Ma è fondamentale».
I congedi parentali, con l'obbligo dei due mesi e il congedo di dieci giorni al papà
«Segnano un radicale cambio di mentalità: i primi mesi del bambino richiedono molta attenzione e la presenza di entrambe le figure di riferimento. Oltre che così facendo ci adeguiamo alle normative europee. Altro aspetto importante, sono le ore dedicate ai colloqui scolastici che non verrebbero più sottratte ai permessi di lavoro».
E poi gli incentivi al lavoro femminile
«Questi mesi ci hanno insegnato che lo smart-working ci consente di avere ritmi di vita migliori, nel rispetto dell'ambiente e di vivere con maggior serenità la conciliazione famiglia e lavoro. È bene che venga incentivato».
Il sostegno ai giovani
«Risponde da una parte alla forte dispersione universitaria, dall'altra al fenomeno dei troppi giovani che vanno a cercare lavoro fuori Italia. Dobbiamo permettere ai ragazzi di restare nella loro città, sostenere le loro idee innovative e aiutarli a realizzare i loro sogni lì dove si trovano».
Infine, l'infanzia...
«Di nuovo, con la copertura delle rette del nido passa il messaggio che il figlio è un bene comune di tutto il Paese, non solo dei genitori, è un investimento per il Paese. Questo permette di dare le stesse possibilità educative a tutti fin dalla nascita, e incentivare il lavoro delle donne».
E adesso?
«Tocca tenere le dita incrociate e sperare che questi interventi diventino legge».