«Il dialogo ecumenico oggi sembra assopito. A molti non interessa più. Ci dà però speranza l’attuale testimonianza dei martiri di ogni Chiesa: l’ecumenismo del sangue è decisivo affinché la Chiesa sia una, pienamente fedele al suo Signore». In un’editoriale pubblicato da Famiglia Cristiana nel numero in edicola, il monaco Enzo Bianchi interviene sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in calendario dal 18 al 25 gennaio. E scuote dal torpore cattolici, protestanti e ortodossi, invitandoli a non sciupare tante fatiche fatte in quasi sessant’anni di dialogo, ricchi di risultati sigillati da Papi (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco), patriarchi di Costantinopoli, Primati d’Inghilterra e pastori riformati.
«Oggi, però», osserva Enzo Bianchi, «tutto sembra essere assopito: non per mancanza di volontà da parte di papa Francesco, ma perché il mondo è cambiato rapidamente e la Chiesa fatica a essere presenza-lievito nelle diverse situazioni storiche e sociali. Soffriamo tutti per il conflitto presente nelle Chiese ortodosse che non sono riuscite a vivere un sinodo veramente pan-ortodosso e che sono lacerate dalla intercomunione eucaristica negata tra Mosca e Costantinopoli. Ma soffriamo anche perché constatiamo che sempre di più cresce l’indifferenza verso l’ecumenismo: pochi ormai credono all’unità visibile e chiedono piuttosto il riconoscimento dell’attuale situazione di unità plurale. Ma la volontà del Signore Gesù è che i suoi discepoli siano visibilmente uno, in una Chiesa di chiese, con un’unica professione di fede».