Evitare le tentazioni di considerare Dio un nemico e di rifiutare la piccolezza di Dio. Il presepe ci prospetta una strada diversa da quella del potere mondano, quella dell'umiltà e della piccolezza di Dio e ci fa capire che Gesù è nei nostri fratelli che soffrono, nei più piccoli, in chi è sfruttato. Il Papa celebra in San Pietro la festa dell'Epifania e spiega qual è la strada che anche noi dobbiamo seguire dietro ai Magi. Se, infatti, i pastori di Betlemme rappresentano Israele, i Magi rappresentano l'intera umanità, rappresentano noi.
Com'è tradizione, prima della omelia vengono annunciate le principali feste cristiane dell'anno: il 18 febbraio il giorno delle ceneri, inizio della quaresima, il 5 aprile giorno di Pasqua, il 14 maggio l'Ascensione, il 24 maggio la Pentecoste, il 4 giugno il Corpus domini, il 29 novembrela prima domenica di Avvento».
Dopo l'annuncio il Papa prende la parola per spiegare le letture e il Vangelo, e per soffermarsi su cosa significa oggi per noi la nascita di quel Bambino e l'adorazione dei magi, arrivati in processione. Una processione che prosegue di generazione in generazione e di cui anche noi facciamo parte, dice il Papa nell'omelia. «I Magi rappresentano gli uomini e le donne in ricerca di Dio nelle religioni e nelle filosofie del mondo intero: una ricerca che non ha mai fine. I Magi ci indicano la strada sulla quale camminare nella nostra vita. Essi cercavano la vera Luce».
Si sono messi in cammino, seguendo la luce della stella per cercare la Luce di Dio. «È lo Spirito Santo che li ha chiamati e li ha spinti a mettersi in cammino; e in questo cammino avverrà anche il loro personale incontro con il vero Dio», dice il Papa.
Un cammino non privo di difficoltà e di tentazioni. La prima è l'inganno di Erode. «Quando arrivano a Gerusalemme loro vanno al palazzo del re, perché considerano ovvio che il nuovo re sarebbe nato nel palazzo reale. Là perdono la vista della stella, quante volte si perde la vista della stella. E incontrano una tentazione, messa lì dal diavolo: è l’inganno di Erode. Il re Erode si mostra interessato al bambino, ma non per adorarlo, bensì per eliminarlo. Erode è l’uomo di potere, che nell’altro riesce a vedere soltanto il rivale. E in fondo egli considera anche Dio come un rivale, anzi come il rivale più pericoloso. Nel palazzo di Erode i Magi attraversano un momento di oscurità, di desolazione, che riescono a superare grazie ai suggerimenti dello Spirito Santo, che parla mediante le profezie della Sacra Scrittura».
Solo quando riprendono il cammino i Magi rivedono la stella e l’evangelista annota che provarono «una gioia grandissima», una vera consolazione.
Ma quando giungono a Betlemme e vedono Gesù con sua madre Maria, spiega papa Francesco, c'è la seconda tentazione: «rifiutare questa piccolezza. E invece: "si prostrarono e lo adorarono", offrendogli i loro doni preziosi e simbolici. È sempre la grazia dello Spirito Santo che li aiuta: quella grazia che, mediante la stella, li aveva chiamati e guidati lungo il cammino, ora li fa entrare nel mistero. Guidati dallo Spirito, arrivano a riconoscere che i criteri di Dio sono molto diversi da quelli degli uomini, che Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma si rivolge a noi nell’umiltà del suo amore».
E allora il Papa chiede: «L'amore di Dio è gratis? sì. L'amore di Dio è potente? sì, ma l'amore di Dio è umile, tanto umile. I Magi sono così modelli di conversione alla vera fede perché hanno creduto più nella bontà di Dio che non nell’apparente splendore del potere. E allora ci possiamo chiedere: qual è il mistero in cui Dio si nasconde? Dove posso incontrarlo? Vediamo attorno a noi guerre, sfruttamento di bambini, torture, traffici di armi, tratta di persone... In tutte queste realtà, in tutti questi fratelli e sorelle più piccoli che soffrono per tali situazioni, c’è Gesù».
«Il presepe», continua Francesco, «ci prospetta una strada diversa da quella vagheggiata dalla mentalità mondana: è la strada dell’abbassamento di Dio, quella umiltà dell'amore di Dio che si abbassa, che si "annientisce". La sua gloria è nascosta nella mangiatoia di Betlemme, nella croce sul calvario, nel fratello e nella sorella che soffre. I Magi sono entrati nel mistero. Sono passati dai calcoli umani al mistero: e questa è stata la loro conversione».
Sul loro esempio anche noi dobbiamo chiederci qual è la nostra. Il Papa sprona a chiedere al Signore la grazia di «vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi. Che ci difenda e ci liberi dalle tentazioni che nascondono la stella. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella?, quando – in mezzo agli inganni mondani – l’abbiamo persa di vista. Che impariamo a conoscere in modo sempre nuovo il mistero di Dio, che non ci scandalizziamo del “segno”, dell’indicazione, quel segno detto dagli angeli: "un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Soprattutto, cnclude il Papa, «che troviamo il coraggio di liberarci dalle nostre illusioni, dalle nostre presunzioni, dalle nostre “luci”, e che cerchiamo questo coraggio nell’umiltà della fede e possiamo incontrare la luce, lumen, come hanno fatto i magi, che possiamo entrare nel mistero».