Prendete una nave affondata, collassata sugli scogli, come una balena arenata, e riportatela a galleggiare autonomamente. Questa la sfida che aspetta oggi 500 persone provenienti da 26 Paesi.
Subacquei, addetti ai lavori di saldatura e carpenteria, tecnici e piloti, addetti alla logistica e alla sicurezza, ingegneri, membri dell’equipaggio impegnati a bordo di 30 mezzi navali e 10 biologi delle università La Sapienza di Roma e di Genova.
I lavori sono iniziati con tre ore di ritardo a causa del maltempo, ma al momento proseguono senza difficoltà, così come previsto dai modelli matematici e la nave si è staccata dagli scogli. Già dopo due ore si è potuto osservare un primo raddrizzamento. La parte emersa si distingue nettamente da quella che era già fuori dal fatto che è completamente arrugginita. La rotazione della Concordia è arrivata a 8 gradi, ma per gridare vittoria bisognerà aspettare ancora diverse ore: il giro di boa è previsto attorno ai 45 gradi.
L'operazione, tecnicamente chiamata “parbuckling”, consiste sostanzialmente nel tirare la nave per riportare lo scafo verso la verticale. Sono state posizionate a questo scopo funi di acciaio per un totale di oltre 30 mila tonnellate, oltre a martelletti idraulici e cassoni di galleggiamento.
Dopo oltre un anno e mezzo – era il 13 gennaio 2012 – la Costa Concordia dovrebbe abbandonare le acque dell'Isola del Giglio, dove per due estati ha fatto compagnia ai bagnanti e oggi l'operazione, mai tentata al mondo, è sotto i riflettori dei media di tutto il mondo. 350 i giornalisti presenti e per Google News Usa, il maggiore motore di ricerca di notizie, è addirittura la prima notizia.
15 mila sono state le immersioni effettuate da sommozzatori e tecnici in questi mesi per seguire il relitto e nella giornata di oggi ogni ora viene effettuato un prelievo d'acqua per verificare che non vengano rilasciate sostanze tossiche dal relitto, ma al momento i pericoli maggiori sono scongiurati.
La nave pesa il doppio del Titanic – 114.000 tonnellate – ed è anche lunga il doppio, quasi 300 metri. Le dimensioni, oltre alla complessità delle operazioni spiegano il costo che, fino al momento in cui la nave se ne andrà dall’Isola del Giglio, ammonta a 600 milioni di dollari.
Nick Sloane, sudafricano, è l'uomo che sta alla regia del raddrizzamento. Nel suo curriculum c'è il recupero di petroliere e piattaforme petrolifere in tutto il mondo e il lavoro svolto per conto della Marina statunitense in Irak come in Afghanistan.
Re dei salvataggi, Sloane è conosciuto al Giglio per la sua modestia e umanità. Le cronache locali raccontano che domenica ha organizzato una commemorazione per il comandante di un rimorchiatore morto alcuni giorni prima in ospedale. Ha allestito la cerimonia sulla nave dove il comandante era imbarcato insieme agli uomini dell’equipaggio e ha chiesto che le altre barche issassero le bandiere a mezz’asta.
Per i due dispersi del naufragio - la passeggera Maria Grazia Trecarichi, che lasciò a sua figlia diciassettenne il posto sulla scialuppa di salvataggio e il cameriere indiano, Russel Rebelli, membro dell'equipaggio – si stanno per riaprire le ricerche.
La loro ricerca è una priorità per la Protezione Civile, ma “le ricerche saranno avviate solo quando la nave sarà stabilizzata e quindi le condizioni di sicurezza lo consentiranno”. Tre le ipotesi: i cadaveri potrebbero essere rimasti incagliati tra il relitto e lo scoglio, potrebbero trovarsi all'interno della nave o ancora le correnti marine potrebbero averli trascinati lontano nelle ore immediatamente successive al disastro.