Barbara Mangiacavalli.
La situazione è contraddittoria. Da un lato c’è la domanda, in crescita. Dalle iniezioni alle medicazioni, fino all’assistenza a malati non autosufficienti, il 25% degli italiani ha difficoltà a trovare un infermiere privato (Censis). Dall’altro si trova un esercito di circa 25mila giovani abilitati alla professione che accettano incarichi saltuari, anche sommersi, o appunto scappano all’estero. Oltre a rimodulare il turn over nel pubblico impiego e a regolarizzare la libera professione, per fermare l’emorragia di risorse umane “sarebbe necessario rivedere i criteri di accreditamento delle strutture private, perché ancora oggi gli standard sono spesso al limite della sicurezza” spiega Barbara Mangiacavalli, presidente di Ipasvi - Federazione Nazionale Collegi Infermieri. “Ad esempio, nelle case di riposo non di rado vi si trova solo personale di supporto, che non ha autonomia decisionale”.
Sul fronte pubblico, il fondo sanitario previsto nella Legge di stabilità 2016 è di 111 miliardi, uno in più rispetto all’anno scorso, mentre i 300 milioni stanziati per il rinnovo del contratto sono considerati insufficienti da più parti. “Sono stati annunciati anche tagli agli sprechi ma è difficile pensare a una revisione senza interpellare chi la sanità la vive tutti i giorni. Penso ad esempio a certa tecnologia ridondante”, prosegue la presidente dei Collegi. “Un servizio sanitario nazionale deve inoltre avere ruoli e competenze innovativi per porre gli infermieri all’interno del sistema in maniera più efficiente. Perché spreco significa anche un utilizzo inappropriato delle risorse umane”.
C’è poi la corruzione. Sventare le tante truffe nella sanità come l’insieme rilevato di recente dalla Guardia di Finanza per un miliardo e 67 milioni di euro ai danni dello Stato (Corriere della Sera), comporterebbe già un bel risparmio. Intanto, con il blocco assunzioni del 2009, il Servizio sanitario nazionale ha perso fino al 2014 quasi 5.000 infermieri (Ipasvi). Quanto agli espatri, “abbiamo sempre avuto la tendenza contraria: nell’emergenza infermieristica degli anni 90 eravamo noi a chiamare professionisti dagli altri paesi europei”, precisa Barbara Mangiacavalli. “Ora abbiamo attivato un gruppo di lavoro per dare appoggio ai colleghi all'estero e stiamo cercando di favorire i contatti con il Sistema sanitario britannico (Nhs) per renderli più sicuri, senza l’intermediazione privata”.
Insieme al resto dei profili sanitari, nonostante tutto, l'infermiere nel panorama lavorativo attuale si colloca più velocemente di tante altre figure. “Anche se dal 2007 al 2013 gli occupati a un anno dalla laurea sono scesi del 30%, con un conseguente calo della domanda universitaria del 12% tra il 2015 e l’anno precedente”, afferma Angelo Mastrillo, esperto in professioni sanitarie e coordinatore tecnico del corso di laurea in tecniche di neurofisiopatologia all’Università di Bologna.