Anche il Governo Gentiloni, in continuità con il Governo Renzi, intende appuntarsi sul petto con orgoglio la stelletta delle regolazione giuridica delle unioni civili - che trova riscontro nei toni “festosi” di tanti media, sulla rete, in televisione e sulla carta. Quella che doveva essere una notizia “normale”, per un Paese normale, come l’approvazione dei decreti attuativi di una legge, è stata quindi gestita così, come la conferma dell’inarrestabile processo di modernizzazione progressista, come uno degli obiettivi prioritari del governo.
Tutto legittimo, per carità, la legge è già stata approvata - con la fiducia, tanto per ricordarcelo, vincolando così la libertà di tanti parlamentari all’obbedienza di partito e di governo… Però sorprende la fatica con cui non si riconosce che su questo provvedimento il dibattito nel Paese è stato aspro, che una buona parte del Paese tuttora non si riconosce in questo approccio, e che la stessa versione finale della legge è stata approvata dopo mille correzioni, a partire da un testo originale giuridicamente davvero debole, come sa bene chi ha seguito i lavori parlamentari. Quindi speriamo che i decreti attuativi appena approvati siano stati scritti un po’ meglio del testo di legge, e sappiano davvero dare un po’ di “ordine” ad un novità legislativa di cui si dovranno seguire con attenzione gli effetti concreti.
Intanto rimane una costante preoccupazione su un percorso che non sembra ancora concluso (e il marketing politico di questi giorni non toglie certo questo allarme), quello che vorrebbe introdurre il “matrimonio per tutti”, di cui la legge sulle unioni civili sarebbe solo il primo passo: “ci fermiamo alle unioni civili perché l’Italia non è ancora pronta”… Ma conviene ricordare che le unioni civili oggi regolate dalla legge sono una fattispecie giuridica totalmente nuova, che è esclusivamente riservata alle unioni tra persone dello stesso sesso, che in tal modo viene definita come relazione assolutamente diversa da quella matrimoniale: Perché, se le parole hanno ancora un senso, nel nostro Paese il matrimonio è tuttora e chiaramente riservato esclusivamente alla unione tra un uomo e una donna, secondo il dettato costituzionale e secondo il costante discernimento della Corte Costituzionale. Un conto è regolare le relazioni affettive, un conto è fare riferimento all’istituzione famiglia.
Avremmo preferito come fiore all’occhiello di un governo una concreta azione di sostegno alle famiglie con figli, anziché vedere una discontinua mappa di provvedimenti assistenziali e paternalistici - bonus qui, bonus là, a volte evidentemente “non familiari”…. Per riscontrare, per l’ennesima volta, che manca ancora una logica strategica di promozione della famiglia. E questo non va imputato solo all’ultimo governo: va imputato agli ultimi 20 anni di storia del nostro Paese! Purtroppo sia le maggioranze di centrodestra, sia le maggioranze di centrosinistra hanno, in vario modo, parlato molto di famiglia, ma sostanzialmente è mancata questa visione strategica. Forse era più facile trovare 20 miliardi per le banche – e appuntarsi anche questa decisione come una medaglia al petto! -, che trovare le risorse per un fisco a misura di famiglia, magari attuando il FattoreFamiglia, da anni proposto dal Forum delle associazioni familiari. Ah, se tutto l’inchiostro versato per le unioni civili fosse stato dedicato per il sostegno diretto alla famiglia!