I rapporti sembravano essersi congelati dopo che Bergoglio aveva condannato apertamente il genocidio armeno. E invece la Turchia torna in Vaticano con la vista storica di Recep Tayyip Erdogan. Prima di lui, Oltre Tevere, era arrivato soltanto Celal Bayar ricevuto, nel 1959, da Giovanni XXIII. Allora non c'erano ancora rapporti diplomatici tra Turchia e Santa Sede.
L'apertura venne l'anno dopo, nel 1960. Anche se, da allora, nesun capo di Stato era più stato ricevuto da un Papa. Erdogan, che aveva accolto papa Francesco in Turchia nel 2014, ha incontrato sia Bergoglio che il segretario di Stato Pietro Parolin. Intanto, mentre erano in corso i colloqui, 3.500 uomini delle forze dell'ordine garantivano la sicurezza presidiando anche i giardini di Castel Sant'Angelo dove si era radunata, per un sit in di protesta, la comunità curd residente in Italia.
Blindati i rapporti con la stampa, anche se lostesso leader turco aveva fatto sapere che, in agenda per il colloquio con il Papa, avrebbe portato i temi riguardanti «Palestina, Gerusalemme, Siria, Iraq, antiterrorismo, la questioni dei rifugiati e quella degli aiuti umanitari».
«Nel corso dei cordiali colloqui», ha fatto sapere, dal canto suo, il Vaticano, «sono state evocate le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia e si è parlato della situazione del Paese, della condizione della Comunità cattolica, dell’impegno di accoglienza dei numerosi profughi e delle sfide ad esso collegate. Ci si è poi soffermati sulla situazione in Medio Oriente, con particolare riferimento allo statuto di Gerusalemme, evidenziando la necessità di promuovere la pace e la stabilità nella Regione attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale».
Il Papa ha regalato al leader turco un medaglione con l'angelo della pace che strangola il demone della guerra.
.Intanto l’Associazione nazionale magistrati, l’Fnsi e il Consiglio forense hanno ricordato, in una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che «le continue violazioni dei diritti umani e le ripetute epurazioni in Turchia destano grande preoccupazione. Questa situazione viola i principi fondamentali dello Stato di diritto ed è stata ripetutamente segnalata da tutta la Comunità internazionale».