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sabato 02 novembre 2024
 
 

Erri De Luca: «Il sabato appartiene alla terra»

08/06/2013 

«Maledetta la terra», dice la divinità ad Adam, ultima creatura uscita dai sei giorni dell’opera. Maledetta la terra: non è una condanna, ma una dolorosa constatazione. Dopo il frutto della conoscenza di bene e di male, che ha accresciuto le facoltà umane, Adam non si contenterà più del prodotto spontaneo del suolo. Moltiplicherà gli sforzi su di esso per estrarne maggiore prodotto, ricavarne profitto. Asservirà la terra che così sarà maledetta dallo sfruttamento delle risorse, dal sudore della fronte.

La divinità avvisa Adam: stia attento al suolo, se ne prenda cura o se lo ritroverà intossicato. In altra parte del racconto iniziale si pronuncia la consegna della terra ad Adam: «Per servirla e custodirla». I due verbi dell’ebraico antico sono gli stessi del culto dovuto alla divinità, anch’essa da servire e custodire. I traduttori aggirano l’uguaglianza dei due verbi, ma così stanno le cose nella scrittura sacra: Adam e la sua specie stanno tra terra e cielo, e a loro spetta opera di congiunzione. Servire e custodire la terra, servire e custodire il cielo.

Sulla scorta di questa responsabilità s’intende meglio la consegna del sabato. In ebraico vuol dire cessazione. È visto dalla parte della terra che smette di essere lavorata e non dalla parte dell’uomo che fa festa. Perché il sabato è prima di tutto il riposo della terra. Le spetta un giorno su sette, un anno su sette.

Il sabato non appartiene all’uomo né alla divinità, il sabato spetta alla terra. È il riconoscimento che siamo ospiti, non padroni di casa. È il rispetto dovuto al luogo comune e non licenza di schiamazzo.

Dimenticare il sabato, profanarlo è arroganza di conquistatori che asserviscono lo spazio e il tempo. Nel sabato neanche si poteva accendere un fuoco, perché pur esso è vita della terra. Perciò il sabato è santo, tempo staccato e separato dal resto dei giorni. Sta a punto di contatto tra la terra e il cielo. Dal sabato ignorato, calpestato come un giorno qualunque, proviene la licenza di aggressione all’ambiente, la sua maledizione sotto lo sfruttamento.

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