La corsa degli animali verso l'arca in "Noah". In alto: Russell Crowe è Noè.
Alla fine dopo oltre due ore di film
un po’ esausti, ma non sopraffatti
dall’abbondanza di citazioni
new age, manciate qui e là di violenza
che indulgono alla grammatica
dei kolossal americani, monsignor
Damiano Marzotto, biblista, mette
in fila i pensieri e marca la caratteristica
principale di Noah: «Ha valorizzato
l’apporto originale e direi quasi determinante
della donna nella scoperta della
vera relazione tra Dio e l’uomo, e
quindi con la natura».
E spiega: «È la
moglie di Noè che lo aiuta a comprendere
il vero senso dell’alleanza con Dio, sono
le mogli dei suoi figli che riportano i
maschi e Noè continuamente alla realtà,
mostrandogli la concretezza e la preziosità
della vita, è Ila, la giovane raccolta
ferita da Noè, che riceve dal nonno
Matusalemme la benedizione».
UN’OPERA CARICA DI SIMBOLI. Monsignor
Marzotto è l’autore del libro su Pietro e
Maddalena, il Vangelo corre a due voci
(Ancora editrice), che papa Francesco
ha definito «bellissimo» nell’intervista
al Corriere della Sera. Con lui abbiamo
visto in anteprima Noah.
Avverte: «È un’opera piena di simboli,
non sempre facili da cogliere». La storia
è costruita sull’antagonismo tra
Noè e il cattivo re dei seguaci di Caino:
«Qui si esagera, anche se si possono capire
le esigenze dello spettacolo. Nella
Bibbia il rapporto tra Noè e Tubal-kain
(il cattivo re del film) è piuttosto ignorato.
La Genesi dice solo che la terra era
piena di violenza».
Né la Bibbia spiega
cosa sia accaduto nell’Arca: «Gli animali
vengono addormentati dalla famiglia
di Noè e quando si svegliano trovano il
mondo nuovo. Anche Adamo viene addormentato
da Dio per prendere la costola
dalla quale nasce la donna. L’intreccio
dei simboli è notevole e il regista
evoca attorno alla figura di Noè alcuni
spunti biblici tra i più popolari».
Nella scelta di Noè di non uccidere
le figlie gemelle di Ila «sembra essere
evocato l’episodio di Abramo e del figlio
Isacco e nella benedizione di Matusalemme
ad Ila non si ravvisa una sorta
di fattura magica, ma il concetto biblico
della potenza di Dio che fa scorrere
fiumi nella steppa, fiorire il deserto e
rende feconda anche la donna sterile.
Nel Nuovo Testamento si troverà fissato
per sempre nel Magnificat. Si concede
qualcosa, forse un po’ troppo, allo
spettacolo da Signore degli anelli, ma si
rispetta la struttura complessiva del racconto
biblico e del suo insegnamento».
IL MESSAGGIO È CHIARO. Insomma, dà il
senso dell’Alleanza tra Dio e l’Uomo:
«Dio non vuole più bene agli animali
che agli uomini, non ci vedo un’ideologia
ecologista. Il messaggio è chiaro:
quando l’uomo si riconcilia con Dio perché
capisce il significato della sua chiamata
e vi risponde con passione, allora
anche la natura fa festa.
Come dice la
Genesi: “Io pongo il mio arco sulle nubi
ed esso sarà un segno dell’Alleanza
fra me e la terra”. Ma attenti: l’arcobaleno
appare alla fine, dopo che l’uomo
comprende che la misura della giustizia
di Dio è l’amore».
E, segnala ancora una volta monsignor
Marzotto, «nel film è una donna
che lo fa notare a Noè».