Ho due nipoti di 11 e 7 anni che hanno vissuto il primo lockdown soprattutto con noi nonni perché i genitori hanno lavorato in presenza. Durante l’estate ho vissuto con loro due e altri due nipoti di 5 e 8 anni, perché tutti i genitori hanno rinunciato alle vacanze e non se la sono sentiti di ricorrere ai centri estivi, per paura del contagio. Verso la fine dell’estate la nipote più grande di 11 anni ha cominciato a sviluppare una fobia: non sopportava che le porte di casa non venissero tenute chiuse. Mostra reazioni esagerate se qualcuno dimentica la porta aperta e quando qualcuno entra, la prima cosa che dice è “Hai chiuso la porta?”. Spesso corre lei stessa a chiuderla immediatamente, sbattendola forte. È diventata veramente una cosa ossessiva. Come si fa ad aiutarla?
NONNA BARBARA
Cara nonna Barbara, la tua lettera ci mostra come la paura e le emozioni si agitino in modo intenso e poco regolato dentro tua nipote. Succede così perché è una preadolescente e quindi viene travolta da ondate emotive che non riesce a controllare e regolare perché la violenza con cui certe emozioni si fanno sentire è inaspettata e travolgente. Su questo aspetto bisogna con pazienza aiutarla a riettere sugli episodi in cui è aggressiva e violenta. Non farlo però nel pieno della tempesta, perché è come mettere paglia sul fuoco. Bisogna, invece, attendere che sia tornata calma e tranquilla, collaborativa e positiva e a quel punto proporle: “Che ne dici se parliamo del nostro litigio di qualche ora fa?”, magari davanti a una tazza di cioccolata o una fetta di torta. Quello che poi trovo suggestivo è l’oggetto che tua nipote ha scelto per la sua ossessione: la porta chiusa. Probabilmente, sta raccontandoti che la minaccia che ha invaso il mondo, ovvero un virus invisibile e difcile da controllare, l’ha riempita di angoscia. Si sente minacciata o forse sente voi nonni particolarmente vulnerabili verso questo pericolo ed ecco perché quando è con voi “tira fuori il peggio di sé” se una porta resta aperta. La porta aperta potrebbe simboleggiare un ponte che tiene in contatto il fuori col dentro, rendendo possibile l’invasione nello spazio interno di una minaccia che sta fuori di noi. È proprio questo il modo in cui il virus può farci male e aggredirci: ci entra dentro in modo invisibile. E allora, urlare e trasferire sulla porta chiusa tutta la paura di questo momento potrebbe aiutarla a sentirsi capace di esercitare una forma di controllo, e per sfogare anche tutta la rabbia repressa dovuta al restrittivo cambio di copione della vita cui i nostri gli sono obbligati a sottostare in questo tempo così complesso. Leggi con lei Le cose che nessuno ha il coraggio di dirti prima dei 10 anni (De Agostini) in cui io e Barbara Tamborini parliamo a chi ha meno di 12 anni anche di tutto ciò che li spaventa, compresa la pandemia, le malattie e la morte