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venerdì 08 novembre 2024
 
Rocco Papaleo
 

Rocco Papaleo: «Il segreto della felicità? Saper ascoltare»

22/02/2016  L’attore regista parla di “Onda su onda”, il suo nuovo film con Alessandro Gassmann, una commedia sull'amicizia che nasce tra due uomini agli antipodi.

Rocco Papaleo mi accoglie all’ingresso del Teatro Ambra Jovinelli, a Roma. Al secondo piano, tra camerini, attrezzature di scena e locandine che testimoniano il passaggio di mostri sacri del teatro, l’attore mi racconta di Onda su onda, il suo terzo film come regista, di cui è anche interprete, una storia di amicizia poetica e piacevole, profonda e leggera al tempo stesso.

«Vesto i panni di Gegè Cristofori, un cantante insoddisfatto che deve il suo unico successo a un brano cantato negli anni ’80 prestando la voce a un modello, obbligato dalla casa discografica a obbedire alla dittatura dell’immagine che regnava in quel periodo», esordisce Papaleo. «Gegè si imbarca su una nave mercantile diretta a Montevideo, dove lo aspetta un concerto, occasione imperdibile per il suo rilancio».
Sulla nave Gegè incontra Ruggero Chiaromonte (Alessandro Gassmann), cuoco di bordo solitario e idealista. Tra i due è odio a prima vista, ma un contrattempo porterà Ruggero ad assumere l’identità di Gegè poco prima dell’entrata in scena di Gilda Mandarino (Luz Cipriota), bellissima e giovane donna che nasconde un segreto.

Come è nata l’idea di questo film?

«Nei soggetti che propongo come autore, sia al cinema sia a teatro, lo spunto è sempre la musica. In questo caso sono partito da un gruppo di musicisti che suonano sul mare, poi mi sono rivolto all’archetipo dei personaggi in contrapposizione che trovano un punto d’incontro e finiscono per fare l’uno il bene dell’altro. Gegè Cristofori è un cantante che non ce l’ha fatta, uno che ha trascorso gli ultimi trent’anni alimentando la speranza di essere dotato musicalmente. Mi è piaciuta l’idea di confrontarlo con un personaggio molto diverso da lui, un uomo aitante che ha negato le sue potenzialità sottraendosi alla vita e chiudendosi su una nave».

Gegè e Ruggero sono due personaggi agli antipodi che all’inizio non si sopportano e poi diventano amici. Nella realtà sarebbe successo?

«Il segreto è ascoltare. Ho sempre avuto facilità nei rapporti interpersonali proprio perché mi piace ascoltare le persone. È ovvio che mi deve anche interessare quello che dicono però, almeno in una prima fase, ho una certa tolleranza. Saper ascoltare è una qualità che agevola il contatto con le persone perché tutti hanno bisogno di qualcuno che li ascolti, e io lo faccio. Finora i miei rapporti non sono stati mai molto difficili proprio per questa mia peculiarità ma se, durante un dialogo, noto che si fatica a trovare un accordo, non faccio mai muro contro muro. Fondamentalmente sono per la pace, oppure per un civile distacco».

Onda su onda è una dichiarazione d’amore all’Uruguay. Come hai scoperto questo Paese?
 
«Sono una persona curiosa e mi piacciono le cose nascoste. Sarà perché vengo dalla Basilicata, una regione di cui si sente poco parlare, sono cresciuto con una particolare simpatia per le seconde file. Questo luogo, stretto tra due colossi come Brasile e Argentina, mi ricordava la mia piccola regione che, anch’essa stretta tra due regioni più importanti, ha sviluppato un carattere unico e inconfondibile. Il discorso rivoluzionario e controcorrente del presidente dell’Uruguay Pepe Mujica alle Nazioni Unite mi ha spinto a conoscere meglio questo Paese e chi lo governa».

E cosa hai trovato?

«Ho scoperto un uomo che è arrivato al potere democraticamente e vive del suo stipendio in una casa modesta. Un esempio virtuoso e affascinante che mi ha spinto a visitare l’Uruguay, un Paese dignitoso, discreto e molto elegante in cui c’è un’intersecazione di stili e la modernità convive con il passato».

A proposito di case, è vero che vivi in 20 metri quadrati?

«Era un ex lavatoio molto bohémien dove ho vissuto, in una situazione anche molto romantica, con la mia fidanzata. Ma era uno spazio davvero troppo piccolo per due, così ci si è piazzato mio figlio e noi siamo scivolati al secondo piano».

Che padre sei?

«Sono un padre molto morbido. A volte penso che dovrei dare più rigore a mio figlio, ma credo che dalla mia morbidezza lui tragga anche dei vantaggi, uno dei quali è l’indipendenza. Per il resto, posso dire che dalla relazione con mio figlio scaturisce un super sentimento che non riesco a paragonare a nient’altro».

C’è un sogno che vorresti veder realizzato?

«Mi ritengo già adesso una persona fortunata. Faccio un lavoro che non mi sarei mai sognato di fare e mi sentirei un po’ bulimico a desiderare altro. Se c’è un desiderio che vorrei veder realizzato è l’armonia familiare, poi vorrei che tutti fossero più felici e lo dico anche egoisticamente. Perché se tutti fossero più felici, allora sarei più felice anch’io. E sono d’accordo con il presidente uruguaiano quando sostiene che la felicità di un popolo passa attraverso le buone relazioni, secondo lui sono più importanti della produttività economica stessa».

 
 
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