«Diventare papà è stata la cosa più naturale del mondo. Avevo 31 anni ed ero sposato da cinque. Per me e Marilena (mia moglie) era l'evoluzione naturale della nostra storia. E pur essendo ancora giovani e pieni di debiti, non ci siamo tirati indietro, perché era la cosa giusta da fare al momento giusto». A parlare è Franco Dassisti, Giornalista professionista e critico cinematografico dal 1990. Conduttore su Radio 24 del programma dedicato al cinema La Rosa Purpurea, uno degli autori del volume Papà Stories (Ed Sole 24Ore Radio 24) e soprattutto papà di Matilda (25 anni), Olivia (21) e Viola 11.
Che tipo di papà sei ?
«Mah, ti farei rispondere dalle mie figlie. Penso un papà generoso, che cerca di fornire alle sue figlie gli strumenti per affrontare la vita, la società e soprattutto sé stesse. Mica sempre ci si riesce, però il tentativo è quello».
A cosa tieni particolarmente nell'educazione delle tue figlie?
«Al fatto che imparino a rispettare gli altri e a non fare mai male a chi ti sta di fronte. Viviamo periodi difficili ed è solo con la reciproca comprensione (non certo con l'arroganza) che possiamo uscirne».
C’è un film che rappresenta il tuo essere genitore? O che evoca il tuo rapporto con le figlie?
«Non mi rivedo in un film particolare. C'è un po' del mio rapporto con le figlie femmine in diversi film, da Padri e figlie di Muccino allo Steve Martin de Il padre della sposa, fino a Indovina chi viene a cena, perché, a prescindere dal colore della pelle, l'ingresso in casa del un nuovo fidanzato di una figlia pone sempre il padre nella posizione dell'entomologo che analizza l'insetto».
La copertina del Volume Papà stories (Ed. Sole24Ore Radio24)
Com’è il rapporto tra un papà e le sue bambine e poi ragazze?
«All'inizio sei il Re Leone, il loro fidanzato, cantastorie, compagno di giochi. Ti sbaciucchiano e pendono dalle tue labbra. Ma passa presto, diciamo dopo le elementari. Da quel momento diventi quello che "non ha capito", sei un "boomer" e via dicendo. Ma è proprio lì che bisogna resistere. perché, ne sono convinto, dopo questa fase dialettica, capiranno e apprezzeranno l'impostazione che hai dato alla loro educazione. O almeno spero».
Com'è crescere delle figlie femmine oggi?
«Ansiogeno. Trent'anni fa espressioni come body shaming, femminicidio, revenge porn semplicemente non esistevano. Oggi quando tua figlia torna alle due di notte da una festa o da una serata fra amici, la segui con la posizione su google maps e non dormi. Per non parlare dei pericoli endemici, come alcolismo giovanile e droga. Insomma, loro devono stare all'erta, ma tu il lavoro devi averlo fatto prima. E intanto vivi in perenne stato di preoccupazione».
Che augurio speciale fai ai papà in questo tempo così difficile (tra pandemia e guerra)?
«Di uscire finalmente da questo incubo e non piombare in uno ancora più grosso. Abbiamo sofferto tanto, rinunciato a molto. Ora ci meritiamo un po' di tempo di qualità con i nostri figli. Che tanto, avranno sempre ragione loro».