Interno ed esterno. Nel 2003, con Buongiorno, notte, Marco Bellocchio aveva raccontato con maestria il rapimento di Aldo Moro. Il punto di vista era quello della vittima e degli aguzzini. Oggi Bellocchio torna a interrogarsi sulla figura di Moro, su quei tragici 55 gioni, con un affresco fluviale e totalizzante. Presentato con grande successo al Festival di Cannes è approdato ora in Tv su Rai 1, diviso in tre parti. Si tratta di un’esperienza unica, in cui lo sguardo si sposta all’esterno, come suggerisce il titolo.
Cosa è successo in quei giorni? Bellocchio si concentra sui segreti, sui retroscena, dando vita a un affresco potente, molto emozionante. I protagonisti sono i tormenti di Francesco Cossiga, la sofferenza e i tentativi vani portati avanti da papa Paolo VI, la follia dei brigatisti, l’attesa della famiglia, le fragilità di Aldo Moro stesso. Esterno notte è un saggio, anche dai toni grotteschi, sull’anima di un popolo, sulle sue molte sfaccettature.
Cerca di far luce nell’ombra, dove a regnare è la confusione, la paura, la schizofrenia della politica, l’interesse che prevale sul sentimento. Esterno notte brilla, scuote, incede con coraggio. Lo sguardo si va via via più intimista. Il filtro è quello dei brigatisti, il confronto è con la sofferenza della moglie di Moro, fino al terribile epilogo. Fabrizio Gifuni, nei panni di Moro, brilla nell’ultimo atto, e restituisce il tor-mento di un’anima lacerata, condannata a morte. A fargli da contraltare è la grande espressività di Margherita Buy, Eleonora Moro nel film. Bellocchio affronta la solitudine dell’essere umano, che sia la vittima o il carnefice. Mostra come tutti ne escano sconfitti, ritrae un Paese in crisi, una classe dirigente in ginocchio, un periodo oscuro per l’Italia.