Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 08 ottobre 2024
 
Personaggi
 

Trio per donne e mamme

03/11/2014  Laura Gorna, Laura Manzini, Cecilia Radic hanno appena inciso i due "Trio" di Felix Mandelssohn Bartholdy per la Decca. E raccontano che cosa significa fare musica al femminile, coordinando famiglia e professione.

Laura Gorna, violino; Laura Manzini, pianoforte; Cecilia Radic, violoncello. In una parola: Èstrio. La prima domanda sorge spontanea: cosa significa? “Es: è il mibemolle in tedesco, una tonalità alla quale sono legati alcun capolavori”, dice la prima Laura. “Es: è un termine della psicoanalisi, è l’io naturale, e ci riporta alle emozioni della musica”, spiega l’altra Laura. “Es: è la radice di estro” conclude Cecilia. “Ecco perché”, aggiungono all’unisono, “il nostro Trio lo si può chiamare Estrìo o Èstrio: ma noi lo chiamiamo con l’accento sulla “e”. +

Tre donne, tre mamme (4 figli in tutto, dai 6 agli 8 anni), e tre interpreti che ora hanno inciso: i due Trio di Felix Mandelssohn Bartholdy per la Decca. Da dove origina lo vostra storia? Laura G.: “Il Trio nasce nel 2005, ma Cecilia ed io ci conosciamo dalle scuola medie. Abbiamo anche fatto insieme l’Accademia Stauffer di Cremona (una scuola di perfezionamento per strumenti ad arco, ndr). Poi lei ha conosciuto l’altra Laura (Manzini, ndr) a Napoli ed abbiamo cominciato a fare musica da camera insieme”. Laura M.: “in realtà noi non ci siamo messe insieme perché eravamo 3 donne, ed all’inizio ci dava anche abbastanza fastidio che la cosa venisse sottolineata. Poi abbiamo capito che questa opportunità ci permetteva di portare avanti certe istanze, come la riscoperta delle compositrici del passato e di oggi; oppure di aderire a progetti come quello della 27esima ora del Corriere della sera”.

Laura G: “sì questa è una cosa molto importante. Il mestiere della musicista per esempio ci costringe a viaggiare molto. E ci piace spiegarlo al pubblico: per esempio raccontare come 3 donne riescano ad organizzarsi, portandosi al seguito i bambini. Devo dire che è importante che tutte e 3 siamo mamme. In sequenza, la prima è stata Laura M, poi Cecilia, e poi io. Ed abbiamo anche fatto un video per fare vedere la nostra giornata per la serie Il tempo delle donne”. La cosa più buffa del video? Laura G: “quando chiedo alle mie gemelle “volete venire a sentire la mamma che suona?” E la risposta è: no”.

Donne compositrici e direttrici d’orchestra. Come vedete la loro condizione? Laura M: “le direttrici hanno molte più difficoltà ad essere prese in considerazione. Per le compositrici fortunatamente l’elemento della fisicità non è così importante. Per cui ce ne sono molte al giorno d’oggi. Ma quelle del passato abbiamo cercato di riportarle all’attenzione del pubblico”. Laura G: “sì, per esempio abbiamo fatto uno spettacolo con Sonia Bergamasco sulla figura di Clara Schumann”. Cecilia R.: “anzi, proprio grazie a Clara Schumann è nato il nostro percorso. Perché per l’8 marzo ci era stato chiesto un concerto per il presidente della Repubblica. Quindi abbiamo eseguito sue musiche e musiche di Germaine Taillaferre, un’autrice francese di inizio del ‘900 assolutamente straordinaria. La musica da camera ha ancora una barriera da infrangere nei confronti del pubblico. Molto è stato fatto, ma bisogna avere più coraggio. E ricordarsi che l’auditorium non è un tempio, ma un luogo di socializzazione. Sì e ci si va vestiti come si vuole”.

Laura M: “sì, dobbiamo tornare ai tempi di Mendelssohn, quando si faceva la musica in casa”. Voi vi siete anche dedicate alle “famiglie” di musicisti? Laura M: “devo dire che nella nostra carriera siamo anche andate avanti molto per “grandi famiglie”. Abbiamo iniziato con la famiglia Schumann, Robert e Clara; e poi arriviamo a Mendelssohn. Siamo le prime dopo 40 anni ad incidere i Trii di Mendelssohn, ed abbiamo anche suonato musica della sorella di Felix, Fanny”. Cecilia R.: “per il pubblico è interessante scoprire la differenza di queste due donne dell’800. L’una, Clara, completamente emancipata, nota, ammirata pianista di successo. L’altra, Fanny, che ha dovuto vivere all’ombra del fratello, perché la sua famiglia alto borghese non le permetteva di mettersi in mostra”.

Laura G: “e comunque quando non riusciamo ad inserire un pezzo di una compositrice nel concerto, lo facciamo magari come bis.
E ne parliamo, perché amiamo molto il dialogo col pubblico”. Cosa rappresenta per voi questa incisione dal punto di vista della carriera ed interpretativo? Laura G: “i Trii di Mendelssohn sono due grandissimi capolavori. Per me è di un’importanza incredibile il fatto di eseguirli insieme e di averli incisi”. Laura M: “sono un punto d’arrivo per un Trio”. Cecilia R. “per me è stato un momento cruciale dal punto di vista artistico. L’incipit del Trio in re minore affidato al violoncello è stata un’occasione per confrontarmi con i tanti grandi violoncellisti che l’hanno eseguito sinora. Per me Mendelssohn rappresenta la fantasia nel rigore. E mi ritrovo moltissimo”.

L’autore più affascinante per voi? Laura G: “per me sempre quello che sto eseguendo e studiando al momento. Dunque in questo momento Mendelssohn, che non è affatto l’autore solo felice che si vuole far credere”. Laura M: “mi è difficile rispondere. Certo, nel momento in cui suono sono tutta presa dall’autore. Forse io sono più beethoveniana nel mio spirito”. Cecilia R. “per me i compositori seguono i periodi della vita. Le grandi passioni: alcune rimangono altri cambiano. In gioventù era Beethoven, con la sua forza. Poi ho avuto la fase di Brahms, con la sua introspezione. Poi Schubert. Ora sono molto legata a Sostakovich, che sa raccontare il ‘900”.

Il sogno nel cassetto? Laura G “il mio è di avere sempre più bambini come pubblico”. Laura M: “io vorrei eseguire l’integrale dei concerti di Beethoven”. Cecilia R. “io sono molto attratta dalle integrali degli Autori. Che rappresentano un viaggio, un percorso di profonda conoscenza”. C’è un episodio particolare che ricorderete di questa incisione? Laura G: “sì, ed è che i nostri tre figli alla fine canticchiavano i singoli movimenti”. Laura M: “e poi si scambiavano le melodie”. Cecilia R. “ad un certo punto mia figlia mi ha detto basta!!”. Studiano musica i vostri figli? “Sì, tutti e tre. E studiano gli strumenti del trio. Ma non quella della loro mamma….”.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo