Laura Gorna, violino; Laura Manzini, pianoforte; Cecilia Radic, violoncello. In una parola: Èstrio. La prima domanda sorge spontanea: cosa significa? “Es: è il mibemolle in tedesco, una tonalità alla quale sono legati alcun capolavori”, dice la prima Laura. “Es: è un termine della psicoanalisi, è l’io naturale, e ci riporta alle emozioni della musica”, spiega l’altra Laura. “Es: è la radice di estro” conclude Cecilia. “Ecco perché”, aggiungono all’unisono, “il nostro Trio lo si può chiamare Estrìo o Èstrio: ma noi lo chiamiamo con l’accento sulla “e”. +
Tre donne, tre mamme (4 figli in tutto, dai 6 agli 8 anni), e tre interpreti che ora hanno inciso: i due Trio di Felix Mandelssohn Bartholdy per la Decca. Da dove origina lo vostra storia? Laura G.: “Il Trio nasce nel 2005, ma Cecilia ed io ci conosciamo dalle scuola medie. Abbiamo anche fatto insieme l’Accademia Stauffer di Cremona (una scuola di perfezionamento per strumenti ad arco, ndr). Poi lei ha conosciuto l’altra Laura (Manzini, ndr) a Napoli ed abbiamo cominciato a fare musica da camera insieme”. Laura M.: “in realtà noi non ci siamo messe insieme perché eravamo 3 donne, ed all’inizio ci dava anche abbastanza fastidio che la cosa venisse sottolineata. Poi abbiamo capito che questa opportunità ci permetteva di portare avanti certe istanze, come la riscoperta delle compositrici del passato e di oggi; oppure di aderire a progetti come quello della 27esima ora del Corriere della sera”.
Laura G: “sì questa è una cosa molto importante. Il mestiere della musicista per esempio ci costringe a viaggiare molto. E ci piace spiegarlo al pubblico: per esempio raccontare come 3 donne riescano ad organizzarsi, portandosi al seguito i bambini. Devo dire che è importante che tutte e 3 siamo mamme. In sequenza, la prima è stata Laura M, poi Cecilia, e poi io. Ed abbiamo anche fatto un video per fare vedere la nostra giornata per la serie Il tempo delle donne”. La cosa più buffa del video? Laura G: “quando chiedo alle mie gemelle “volete venire a sentire la mamma che suona?” E la risposta è: no”.
Donne compositrici e direttrici d’orchestra. Come vedete la loro
condizione? Laura M: “le direttrici hanno molte più difficoltà ad essere
prese in considerazione. Per le compositrici fortunatamente l’elemento
della fisicità non è così importante. Per cui ce ne sono molte al giorno
d’oggi. Ma quelle del passato abbiamo cercato di riportarle
all’attenzione del pubblico”. Laura G: “sì, per esempio abbiamo fatto
uno spettacolo con Sonia Bergamasco sulla figura di Clara Schumann”.
Cecilia R.: “anzi, proprio grazie a Clara Schumann è nato il nostro
percorso. Perché per l’8 marzo ci era stato chiesto un concerto per il presidente della Repubblica. Quindi abbiamo eseguito sue musiche e
musiche di Germaine Taillaferre, un’autrice francese di inizio del ‘900
assolutamente straordinaria. La musica da camera ha ancora una barriera
da infrangere nei confronti del pubblico. Molto è stato fatto, ma
bisogna avere più coraggio. E ricordarsi che l’auditorium non è un
tempio, ma un luogo di socializzazione. Sì e ci si va vestiti come si
vuole”.
Laura M: “sì, dobbiamo tornare ai tempi di Mendelssohn, quando
si faceva la musica in casa”. Voi vi siete anche dedicate alle
“famiglie” di musicisti? Laura M: “devo dire che nella nostra carriera
siamo anche andate avanti molto per “grandi famiglie”. Abbiamo iniziato
con la famiglia Schumann, Robert e Clara; e poi arriviamo a Mendelssohn.
Siamo le prime dopo 40 anni ad incidere i Trii di Mendelssohn, ed
abbiamo anche suonato musica della sorella di Felix, Fanny”. Cecilia R.:
“per il pubblico è interessante scoprire la differenza di queste due
donne dell’800. L’una, Clara, completamente emancipata, nota, ammirata
pianista di successo. L’altra, Fanny, che ha dovuto vivere all’ombra del
fratello, perché la sua famiglia alto borghese non le permetteva di
mettersi in mostra”.
Laura G: “e comunque quando non riusciamo ad
inserire un pezzo di una compositrice nel concerto, lo facciamo magari
come bis. E ne parliamo, perché amiamo molto il dialogo col pubblico”.
Cosa rappresenta per voi questa incisione dal punto di vista della
carriera ed interpretativo? Laura G: “i Trii di Mendelssohn sono due
grandissimi capolavori. Per me è di un’importanza incredibile il fatto
di eseguirli insieme e di averli incisi”. Laura M: “sono un punto
d’arrivo per un Trio”. Cecilia R. “per me è stato un momento cruciale
dal punto di vista artistico. L’incipit del Trio in re minore affidato
al violoncello è stata un’occasione per confrontarmi con i tanti grandi
violoncellisti che l’hanno eseguito sinora. Per me Mendelssohn
rappresenta la fantasia nel rigore. E mi ritrovo moltissimo”.
L’autore
più affascinante per voi? Laura G: “per me sempre quello che sto
eseguendo e studiando al momento. Dunque in questo momento Mendelssohn,
che non è affatto l’autore solo felice che si vuole far credere”. Laura
M: “mi è difficile rispondere. Certo, nel momento in cui suono sono
tutta presa dall’autore. Forse io sono più beethoveniana nel mio
spirito”. Cecilia R. “per me i compositori seguono i periodi della vita.
Le grandi passioni: alcune rimangono altri cambiano. In gioventù era
Beethoven, con la sua forza. Poi ho avuto la fase di Brahms, con la sua
introspezione. Poi Schubert. Ora sono molto legata a Sostakovich, che sa
raccontare il ‘900”.
Il sogno nel cassetto? Laura G “il mio è di avere
sempre più bambini come pubblico”. Laura M: “io vorrei eseguire
l’integrale dei concerti di Beethoven”. Cecilia R. “io sono molto
attratta dalle integrali degli Autori. Che rappresentano un viaggio, un
percorso di profonda conoscenza”. C’è un episodio particolare che
ricorderete di questa incisione? Laura G: “sì, ed è che i nostri tre
figli alla fine canticchiavano i singoli movimenti”. Laura M: “e poi si
scambiavano le melodie”. Cecilia R. “ad un certo punto mia figlia mi ha
detto basta!!”. Studiano musica i vostri figli? “Sì, tutti e tre. E
studiano gli strumenti del trio. Ma non quella della loro mamma….”.