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lunedì 21 aprile 2025
 
Fecondazione
 

Eterologa, altro che donazione: mille euro per gli ovociti

05/12/2014  Alessandra, una studentessa di 22 anni di Roma, racconta al "Corriere della Sera" di aver ricevuto una «ricompensa per la propria generosità». Ma la legge lo vieta. E il rischio che la fecondazione eterologa diventi un business è sempre più concreto

Il diavolo, si sa, si annida nei dettagli. Nelle linee guida delle Regioni che in assenza di una legge ad hoc regolamentano la fecondazione eterologa si legge che la donazione di ovociti e spermatozoi è un «atto volontario, altruista, gratuito» e che «non potrà esistere una retribuzione economica» anche se, ecco il dettaglio, «non si escludono forme di incentivazione».
Niente soldi, dunque, ma non meglio precisati incentivi. La solita ambiguità all’italiana.

Alessandra, 22 anni, studentessa di Architettura a Roma ha raccontato, in un’intervista al blog La 27° ora del Corriere della Sera, di aver ricevuto mille euro in cambio dei suoi ovociti. È la prima donatrice pagata a tutti gli effetti anche se questo è illegale. Ed è ancora più grave se questo episodio è avvenuto in un ospedale pubblico. Al riguardo l’articolo non dà nessuna indicazione.

«Non ho bisogno di soldi né sapevo ne avrei ricevuti», ha detto la ragazza. «Però credo sia necessario incentivare chi non le mie stesse motivazioni. Oltretutto è un gesto che richiede tempo e impegno».

La ragazza, con grande realismo descrive la trafila a cui si è dovuta sottoporre: «Ho cominciato una cura di ormoni che servono a stimolare la formazione di follicoli, dove si forma l’ovocita. Un’iniezione al giorno sulla pancia, accanto all’ombelico. A me sono bastati 10 giorni, di solito sono un paio di settimane. In quel periodo ho avvertito un po’ di gonfiore e senso di pesantezza. Una ragazza che ha cominciato con me dopo le prime punture si è fermata e ha rinunciato. Lei lo faceva per soldi».
La giornalista nota candidamente: «Il racconto di Alessandra è la dimostrazione che il divieto è solo sulla carta. Forse, senza una forma di ricompensa, le donatrici sarebbero rarissime».

Il rischio che la fecondazione eterologa si trasformi in un business incontrollato e incontrollabile è più che concreto con la compravendita di ovociti femminili e spermatozoi. La legge italiana vieta qualsiasi retribuzione per tutti i tipi di donazione, dagli organi al sangue al midollo osseo ma prevede, giustamente, agevolazioni alla donazione stessa, nel caso dei permessi lavorativi, ad esempio, grazie ai quali il donatore di sangue che si reca a donare non perde il compenso della giornata lavorativa.
Il mainstream dominante vuole l’eterologa un altro grandioso passo verso i diritti civili. La realtà è che, in barba alla legge e alle pur fragili indicazioni delle regioni, si sta sviluppando l’ennesimo business con la possibilità concreta che donne povere siano sfruttate e spinte a “donare” per ricevere un po’ di soldi.
Intanto i centri privati gongolano e il Parlamento, che dovrebbe legiferare, non fa nulla.

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