La Regione Toscana lancia la “Carta etica dello sport”,
un’affermazione del diritto di tutti a fare sport per stare bene.
Presentata nell’ambito del convegno “Etica e sport”, organizzato il
primo giugno dalla Regione Toscana in collaborazione con il Museo del
calcio di Coverciano, è strutturata in 15 articoli che sottolineano
l’importanza della pratica dello sport come “componente essenziale nel
processo educativo”. Insiste, infatti, sul suo valore socializzante e
inclusivo, sulla possibilità di conoscenza che lo sport offre anche tra
persone di diverse origini culturali, sul coltivare i valori
“salutistici” nel rispetto della centralità della persona umana.
«Il condividere regole comuni contribuisce alla formazione di un’etica
della cittadinanza - ha affermato l’assessore al Welfare della Regione
Toscana Salvatore Allocca - e questa Carta dà finalmente corpo
alla nostra idea di sport come diritto di tutti». La diffusione di una
corretta e leale pratica sportiva sarà premiata in quelle società
sportive che, sottoscrivendo la Carta, creeranno, ad esempio,
opportunità sportive per i disabili, sosterranno lo sport nelle scuole e
promuoveranno il rispetto del codice etico da parte di tecnici e
operatori.
Secondo l’ex magistrato Piero Luigi Vigna, presidente del
Comitato scientifico che ha portato alla realizzazione della Carta, il
binomio tra etica e sport va coltivato partendo dai più giovani, «mettendo
dentro alla gente l'essenza dello sport, non solo in chi lo pratica ma
anche nei genitori. È inutile pressare il bambino o il ragazzo in uno
sport che si ritiene lucroso, se lui non lo vuol fare. La scelta di uno
sport deve essere un atto individuale, fargli capire che lo sport serve a
farlo diventare uomo, non ricco».
Durante il progetto “Sport e Storia” che alcuni anni fa la Regione
Toscana promosse per dare una collocazione stabile e definita di tutti
gli avvenimenti e personaggi che hanno fatto la storia dello sport nel
nostro paese, nacque l’idea di una dimensione che metta al centro lo
“star bene” della persona ancor prima della salute, delle regole,
dell’agonismo. Raccontando le vittorie, le sconfitte, il sacrificio
quotidiano, la determinazione necessaria per il raggiungimento dei
risultati, è dunque nato l’interesse, la curiosità e la volontà di
stabilire un sistema di valori etici condivisi e riconoscibili anche per
la pratica sportiva.
Alessandra Turchetti
L'Italia è un paese di allenatori e di genitori di futuri assi dello sport, meglio se del calcio.
Numerosi papà e mamme spingono i figli a praticare il gioco del calcio e a partecipare agli allenamenti e, nei fine settimana se i piccoli vengono convocati, alle partite e ai vari tornei. Tutto questo non solo perché ci sono alcuni adulti che serbano il sogno di avere in casa un futuro campione ma perché la maggiorparte dei genitori crede fortemente nel valore educativo dello sport.
E’ quanto
emerge dal recente sondaggio MasterCard che ha coinvolto oltre 500 genitori dei bambini in prima
età scolare in occasione dell’iniziativa Bimbi in campo con MasterCard.
Dal sondaggio è emerso che
il calcio viene vissuto soprattuto come passione che viene trasmessa da padre a figlio o comunque da un parente (rispettivamente per il 54% e il 18% degli intervistati) e può essere un’occasione per vivere dei momenti unici con la propria famiglia accompagnando i propri ragazzi allo stadio per vedere i campioni del cuore dal vivo (per il 36%), e per vivere delle emozioni insolite (per il 27%), oppure per vivere più semplicemente un momento di aggregazione collettiva (per il 19%).
Ed è proprio
l’aggregazione e l’opportunità di imparare a relazionarsi con gli altri, il regalo più prezioso che il calcio può dare: infatti, secondo i genitori intervistati, i bimbi possono ritagliarsi dei momenti unici con i propri coetanei giocando con gli amici al parco (36%), a scuola con i compagni (30%) o nelle squadre amatoriali (29%).
E’ interessante notare come, alla domanda “che lavoro vorrebbe facesse suo figlio?”,
solo il 26% dei genitori vorrebbe che il proprio figlio diventasse un calciatore, a pari merito con quanti hanno risposto “un lavoro simile al mio”. Sembra invece che il lavoro più ambito sia quello di scienziato, scelta come opzione preferenziale da oltre il 39% di intervistati.
Per ben il 56% dei genitori che hanno risposto al sondaggio, una partita di calcio resta ancora un momento potenzialmente molto educativo, dove anche un fallo di gioco è da preferire di gran lunga alle scene proposte e ai messaggi inviati da spettacoli di intrattenimento televisivi come ad esempio la competizione sfrenata dei reality o la violenza di alcuni dibattiti di attualità, se non addirittura alcune scene di cronaca dei telegiornali.
Da quanto è emerso, risulta infatti che
secondo i genitori, guardando una partita di calcio, i propri figli possano ancora imparare le regole e i principi da applicare anche nella vita di tutti i giorni, come il gioco di squadra e il rispetto delle regole (per il 50% degli intervistati), il rispetto dell’avversario (24%) e il fair play (20%).
Orsola Vetri
I genitori dei bambini e ragazzi sanno bene quanto sia difficile praticare uno sport nel nostro Paese, soprattutto nelle grandi città. Sia per i costi, a volte troppo alti per una famiglia media, sia per la scarsità di strutture. Eppure la pratica sportiva, al di là della capacità delle singole persone, è riconosciuta come un'attività fortemente educativa e formativa.
Luigi Guglielmoni e Fausto Negri dedicano all'importanza e al grande valore dello sport il volume Lo sport per la vita (San Paolo) in cui vogliono trasmettere il messaggio che lo sport sa parlare alle persone con un linguaggio semplice, parla di impegno, di coscienza dei propri limiti e capacità, di vittoria e di sconfitta, di offrire il meglio di sé stessi e di rispetto degli altri nelle regole. Insomma: Lo sport ci aiuta a vivere.
Il volume illustrato, pensato per i giovani sportivi e le loro famiglie, riporta informazioni utili, notizie curiose, racconti, esperienze con ironia e intelligenza oltre a offrire informazioni e consigli.
Tra questi il seguente decalogo, un Codice etico dei genitori formulato negli Stati Uniti dalla National Alliance for Youth Sports che molte associazioni chiedono di firmare ai genitori dei ragazzi che si iscrivono ai corsi:
Il Codice etico dei genitori
1) Incoraggiare la lealtà sportiva manifestando un sostegno positivo verso tutti i giocatori ed i giudici di gara durante ogni parti-ta, ogni allenamento o altri eventi sportivi dell’attività giovanile.
2) Il benessere fisico ed emotivo del mio bambino verrà prima del mio personale desiderio di vincere.
3) È necessario che mio figlio giuochi in un ambiente sicuro e salubre.
4) Sosterrò gli allenatori ed i giudici di gara che lavorano con mio figlio, allo scopo di incoraggiare l’affermarsi di un’esperienza che sia per tutti.
5) Chiederó che l’ambiente sportivo di mio figlio sia libero da gro-ghe, tabacco e alcool e che ne sia vietato l’uso in tutti gli appun-tamenti sportivi.
6) Mi ricorderó sempre che le gare sono per i giovani e non per gli adulti.
7) Farò del mio meglio perché l’attivitá sportiva sia per mio figlio veramente divertente.
8) Chiederò a mio figlio di trattare con rispetto gli altri giocatori, gli allenatori, i tifosi e i giudici di gare indipendentemente dalla loro razza, sesso, religione o abilitá.
9) Prometto di aiutare il mio bambino a trarre piacere dall’esperienza sportiva. Mi impegno a fare ciò che sono in grado di fare: essere un buon esempio di genitore.
10) Chiederò che l’allenatore di mio figlio si formi a essere responsabile di un gruppo di giovani e che abbia sottoscritto il codice etico di allenatore
Orsola Vetri