Un momento della visita di papa Francesco al Parlamento e al Consiglio d'Europa, Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014. Foto: agenzia Ansa.
Un appello all'Europa, affinché - proprio in uno dei momenti più sofferti e bui della sua storia comune - ritrovi la sua vocazione all'apertura e alla solidarietà, non si faccia soffocare dalla paura, la smetta di erigere muri per tenere lontano profughi, rifugiati e migranti. Papa Francesco chiede al Vecchio Continente di non tradire gli ideali in cui getta radici. L'occasione è la consegna del Premio Carlo Magno, il prestigioso riconoscimento internazionale che dal 1950 viene conferito annualmente a personalità che si sono particolarmente distinte a favore dell'integrazione, dell'unità e della pace in Europa. A Jorge Mario Bergoglio va l'edizione 2016. Prima di Francesco un solo Papa ha avuto questa onorificenza: Giovanni Paolo II nel 2004.
A consegnare il premio al Pontefice, in una cerimonia oggi a mezzogiorno nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, sono il sindaco di Aquisgrana Marcel Philipp e Juergen Linden della Fondazione Carlo Magno, presenti i vertici delle istituzioni europee: discorsi sono infatti tenuti da Martin Schulz, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, presidenti dell'Europarlamento, della Commissione e del Consiglio europeo. Partecipa all'evento anche la cancelliera Angela Merkel, che il Papa prima della cerimonia riceve in udienza (è la quarta volta che si incontrano in Vaticano) come pure Schulz, Juncker e Tusk.
Un momento della visita di papa Francesco al Parlamento e al Consiglio d'Europa, Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014. Foto: agenzia Ansa.
Il Papa - si legge nella motivazione del Premio, che fa esplicito riferimento agli interventi di Bergoglio durante la sua visita a Strasburgo, il 25 novembre 2014 - porta un messaggio di speranza all'Europa in un momento di crisi che ha messo in secondo piano «tutte le conquiste del processo di integrazione». Il Pontefice argentino di solito non accetta onorificenze, ma in questo caso ha voluto fare un'eccezione proprio per offrire il suo premio «all'Europa» e «alla pace». E ai suoi discorsi a Strasburgo - in cui denunciò i mali e l'invecchiamento di «nonna Europa» - Francesco intende richiamarsi con una nuova sollecitazione all'Ue a ritrovare «lo spirito dei fondatori», con l'accento su un concetto a lui diventato caro, quello di «rifondazione dell'Unione europea». «Io ho pensato ai grandi padri - ha affermato nel febbraio scorso durante il volo di ritorno dal Messico -. Ma oggi dove è uno Schuman, un Adenauer, questi grandi che nel dopoguerra hanno fondato l'Unione europea? E mi piace questa idea, oggi, della 'rifondazione'».
E sul senso dell'intervento del Pontefice è intervenuto giovedì 5 maggio anche il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. «Mi pare che papa Francesco continua a insistere che si costruiscano ponti: allora utilizzando e contrapponendo queste due immagini», quella della costruzione dei ponti e quella della costruzione dei muri, «possiamo misurare tutta la distanza che c'è tra quest'ultima Europa e quella che papa Francesco sogna», ha detto Parolin al Senato a un convegno sulla libertà religiosa. «Il Papa riceve il premio Carlo Magno - ha quindi aggiunto - ed è questa un'occasione per ricordare all'Europa la sua vocazione umanistica che è una vocazione all'apertura e alla solidarietà».