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mercoledì 11 settembre 2024
 
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«Sull'eutanasia il presidente Fico è stato scorretto, ma i cattolici non dicano sempre no e abbiano più coraggio»

21/02/2019  Il presidente dell’Unione giuristi cattolici Francesco D’Agostino commenta l’intervento del presidente della Camera a un convegno sul fine vita a Montecitorio: «Parole irrituali. Però i parlamentari cattolici, anche se in minoranza, devono avanzare proposte concrete. Un buon punto di partenza è la legge sulle DAT»

Il professore Francesco D'Agostino, 73 anni
Il professore Francesco D'Agostino, 73 anni

Sulla spinosa questione del fine vita è arrivato mercoledì l’intervento a gamba tesa del presidente della Camera, Roberto Fico: «Il Parlamento ha di fronte a sé una grande opportunità, un’occasione preziosa di affrontare nuovamente il tema dell’eutanasia, valutando le possibili soluzioni con attenzione e sensibilità», ha detto aprendo a Montecitorio il convegno (nella foto in alto) su “Eluana 10 anni dopo” promosso dalla Consulta di Bioetica (da non confondere con il Comitato nazionale per la Bioetica) e dall’associazione Politeia. «Ritengo che questa sollecitazione non possa essere in alcun modo lasciata senza adeguata, compiuta e tempestiva risposta dalle Camere», ha aggiunto Fico, «confido che il recente avvio dell’esame della proposta di legge di iniziativa popolare relativa al rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia, possa costituire l’occasione per un intervento organico su questi temi, nel solco tracciato dalla Corte costituzionale».

Fico ha poi invitato deputati e senatori a legiferare: «Abbiamo il compito di intervenire per restituire dignità e centralità al Parlamento su questioni delicate, su cui sono indispensabili approfondimento e confronto. E abbiamo il dovere di fornire risposte vere e alte alle persone che hanno attraversato momenti difficili come Beppino Englaro. E a quelle che li attraverseranno. Abbiamo una grande responsabilità e ce la dobbiamo prendere tutta».

Il 24 ottobre scorso era stata la Corte Costituzionale, sulla scia del caso di Marco Cappato e di Fabiano Antoniani, a invitare il Parlamento a legiferare su questo tema entro il termine perentorio del prossimo settembre.

Al convegno alla Camera era presente anche la senatrice Paola Binetti (Forza Italia), che ha definito senza mezzi termini le dichiarazioni di Fico «un abuso di potere, il presidente della Camera pretende di interpretare in anticipo le direttive della Corte Costituzionale e la decisione del Parlamento».

«In altri tempi», dice il professore Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici e presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica, «avremmo stigmatizzato molto un intervento come quello del presidente Fico, che peraltro non è la prima volta che sul tema del fine vita si esprime in questi termini. Ne abbiamo viste tanti di pratiche irrituali e al limite della correttezza costituzionale in questi anni che meravigliarsi oggi è da ingenui».

«Mancanza di coraggio biopolitico da parte dei parlamentari cattolici»

Per D’Agostino, il problema è un altro: «L’assenza pressoché totale di iniziative parlamentare forti e significative da parte dei cattolici, pochi, presenti in Parlamento. La tattica, che va avanti da anni, di dire sempre no a iniziative proposte da altri partiti e movimenti è sterile e non produce effetti», spiega il professore. «È da molti mesi che la Corte Costituzionale ha punzecchiato il Parlamento chiedendogli di prendere posizione in merito alle leggi sull’assistenza e induzione al suicidio. Effettivamente queste norme, che sono state pensate quasi 80 anni fa, meriterebbero di essere rivisitate e riformulate e non semplicemente attraverso un’opposizione come quella che continua ad essere portata avanti e che in passato si è rivelata sterile».

Cosa dovrebbero fare dunque i parlamentari cattolici? «Assumere posizioni positive, coerenti con la visione dell’etica pubblica , aperte al nuovo che, piaccia o non piaccia, si sta manifestando in tutte le società occidentali, non solo in Italia. Da cattolico, ritengo che questo atteggiamento sia perdente perché riflette una mancanza di coraggio biopolitico».

D’Agostino invita anzitutto a un sano realismo: «Non illudiamoci», afferma, «che il Parlamento possa fare leggi coerenti con il magistero della Chiesa. Siamo una minoranza, almeno nella realtà politica attuale. Però l’essere minoranza non impedisce di avanzare proposte ben argomentare da presentare all’opinione pubblica. Il mero dire di no non crea opinione pubblica, ma un atteggiamento difensivistico che irrita molte persone e non fa crescere nessuno. L’intelligenza politica non sta nel dire no, perché fare così implica soltanto lavarsi le mani».

Secondo D’Agostino un buon punto di partenza è la legge approvata nel dicembre 2017 sul biotestamento e le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento, ndr): «A mio parere, è la migliore legge attualmente possibile in Italia e sulla quale si può dire che c’è una convergenza valoriale accettabile tra la visione cattolica e quella laica della bioetica. Quello che si potrebbe eventualmente potenziale nella legge sulle DAT è il tema dell’obiezione di coscienza, trattato troppo superficialmente, e il tema dell’idratazione e nutrizione, su cui c’è molto ancora da discutere. Combattere contro la legge sulle DAT, come fanno molti parlamentari cattolici, è sterile. Cerchiamo di tenere insieme le prospettive di convergenza tra laici e cattolici che pure ci sono».

 
 
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