Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 12 ottobre 2024
 
shock
 

Eutanasia su un minore, il primato triste del Belgio

17/09/2016  È il primo caso in cui viene applicata la legge terribile approvata nel 2014 che consente ai genitori di chiedere la morte e il proprio figlio è malato terminale. Contro quella legge si schierarono oltre a tutti i leader religiosi del Paese anche i medici, associazioni laiche e i pediatri: «L’eutanasia», dissero in un appello, «non fa parte della terapia palliativa pediatrica e non costituisca un’alternativa»

Nel Belgio dove nel 2015 almeno 2.021 persone sono morte con l’eutanasia, legalizzata nel 2002, e dove l’ultimo rapporto annuale pubblicato a gennaio dal governo indica un nuovo aumento di casi rispetto al 2014, quando erano morti in 1.924, e al 2013 (1.816), si è compiuto un salto ulteriore verso l’inumanità. Perché adesso il Paese delle Fiandre ha un nuovo, triste primato a livello mondiale: è diventato il primo Paese dove un minore è morto per eutanasia.  

A riportare la notizia è stato il quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad. «In silenzio e nella discrezione più assoluta - sottolinea il giornale - per la prima volta nel nostro Paese un minorenne è morto per eutanasia». Non vengono riportati dettagli ulteriori, non si conosce la malattia del minore, ma solo l'età, 17 anni, e il che sia avvenuta nelle Fiandre. È la prima volta che si chiede l'applicazione della legge approvata nel febbraio 2014, che consente ai genitori di scegliere la morte per i propri figli, malati terminali, dopo averne fatto richiesta al medico curante, il quale deve sottoporre il caso e ricevere l'autorizzazione del Dipartimento di controllo federale e valutazione dell'eutanasia.

La legge specifica che anche il minore deve esprimere una forma di consenso. E questo è solo uno degli aspetti più terribili di questa legge. Nel 2013, secondo un rapporto del New England Journal of Medicine pubblicato l’anno scorso, il 5,1 per cento di tutte le morti nelle Fiandre era dovuto all’eutanasia (attiva e passiva). Inoltre, in un ulteriore 1,7 per cento dei casi la morte era stata accelerata e procurata dal medico senza esplicita richiesta del paziente.

la protesta (vana) di leader religiosi e medici pediatri

Prima che questa legge che estendeva l'eutanasia ai minori venisse approvata ci fu una protesta compatta dei vescovi cattolici e di tutti i leader religiosi del Paese: cristiani, ebrei, buddisti, musulmani. «Questa legge», scrisse in un editoriale di La Libre Belgique, uno dei maggiori giornali francofoni del Belgio, «risponde a un non problema. La maggioranza dei medici coinvolti dicono di non essersi mai trovati di fronte a un bambino o a un adolescente che chiedesse di farla di finita. Sono casi che vanno gestiti con dolcezza, con cure palliative adatte. I medici si dicono ora umiliati da una legge brutale».

Contro la legge si schierò anche l’associazione Les Dossards Jaunes che rappresenta cittadini che si definiscono «aconfessionali e apolitici». In una lettera, recapitata al presidente della Camera belga, 160 pediatri avvertivano che «non c’è alcuna domanda da parte della popolazione e del mondo medico-scientifico di estendere ai minori la possibilità dell’eutanasia», ricordando che «un giovane può pensare da adulto solo dopo i 18 anni». Un chiaro appello ai parlamentari belgi a fermarsi giunse anche dal primo Congresso internazionale delle cure palliative pediatriche, svoltosi a Mumbai, in India. Un appello firmato da 250 esperti di 35 Paesi in cui si «reclama per tutti i bambini in fin di vita l’accesso ai mezzi appropriati per controllare il dolore e i sintomi, così come cure palliative di alta qualità per affrontare i loro bisogni particolari. L’eutanasia non fa parte della terapia palliativa pediatrica e non costituisca un’alternativa».  

Un anno dopo l’approvazione un gruppo di parlamentari ha lanciato un nuovo dibattito: «Estendiamo l’eutanasia anche ai dementi». Carine Brochier, tra i direttori dell’Istituto di bioetica europeo, che ha realizzato un dossier sulla “buona morte” in Belgio, lanciò l’allarme: «Ormai, se ci si ammala, ci si sente in colpa a non chiedere l’eutanasia».  

Il cardinale Bagnasco: «Notizia che ci addolora e ci preoccupa»

  

Questa notizia «ci addolora e ci preoccupa: la vita è sacra e deve essere accolta, sempre, anche quando questo richiede un grande impegno», ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei.

«L'eutanasia sui minori è maschera di un atto di volontà libero. La soppressione di una vita fragile non è mai accettabile», afferma Alberto Gambino, presidente dell'Associazione Scienza & Vita. «Si realizza una vera e propria finzione: il diritto all'eutanasia del bambino, altro non significa che attribuire ad un adulto il potere di vita e di morte su un minorenne. È solo la “maschera” di una vera decisione, personale, libera e consapevole - come intendono i fautori dell'eutanasia - in quanto non è in alcun modo concepibile in capo ad un soggetto che, per il diritto e per il livello di maturità, è incapace di autodeterminarsi nel compimento di scelte a contenuto legale ed esistenziale così estreme».

I vostri commenti
23

Stai visualizzando  dei 23 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo