Eva Klotz
L’Alto Adige come la Catalogna? Non proprio, ma la regione autonoma spagnola è attualmente il modello cui si ispira il partito indipendentista sudtirolese della Südtiroler Freiheit, fondato da Eva Klotz, che da gennaio, nei comuni della Valle Aurina - la valle al confine con l’Austria dove il partito è più radicato - sta portando avanti una consultazione referendaria che si concluderà a novembre e che chiede ai valligiani se desiderino l’autodeterminazione dell’Alto Adige-Sud-Tirolo.
Tradotto in parole semplici: “un futuro senza Italia”, uno degli slogan del movimento della Klotz. Figlia di Georg Klotz, il “martellatore della Val Passiria”, protagonista agguerrito dell’irredentismo sudtirolese, Eva - lunga treccia di capelli che non taglia da quasi mezzo secolo e che reciderà solo nel momento in cui l’Alto Adige non sarà più territorio italiano - è persona che ha il pregio di parlare chiaro. “L’autodeterminazione è un diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite e di cui noi sudtirolesi, che non siamo italiani e non ci siamo mai sentiti tali, vogliamo avvalerci”, chiarisce la politica sudtirolese. Altri esempi cui ispirarsi nella secessione dallo Stato italiano, oltre alla Catalogna, sono la Repubblica Ceca e la Slovacchia o, addirittura, il Kossovo. La possibile e potenziale violenza che un distacco dall’Italia potrebbe causare non frena la Klotz e il suo movimento. “Se l’esercizio di un diritto come quello dell’autodeterminazione dei popoli dovesse essere inibito dal timore di violenze, sarebbe una ragione in più per staccarsi dall’Italia”, aggiunge.
L’Autonomia di cui gode l’Alto Adige, frutto di un lungo confronto tra Italia e Austria, “è stata una soluzione di passaggio che non basta più”, afferma la Klotz che, cita le proposte di Francesco Cossiga sul distacco della provincia di Bolzano dal resto del Paese e vede il referendum come un “formidabile strumento per dare forma alla volontà di indipendenza dall’Italia e rafforzare l’identità tirolese, messa in pericolo dall’assimilazione continua da parte dello Stato italiano”. Se poi l’AltoAdige-Sud Tirolo debba ricongiungersi con il Tirolo austriaco o trasformarsi in uno Stato sovrano è un’opzione aperta e quasi secondaria: l’importante è staccarsi da una nazione, quella italiana, vista sull’orlo della bancarotta e che, in un ipotetico tracollo, rischia di trascinare a fondo anche la virtuosa provincia di Bolzano.
“Si tratta di una consultazione senza valore giuridico né statistico”, spiega il professor Francesco Palermo, bolzanino, costituzionalista e docente all’Università di Verona,” è una manovra politica, lecita, già attuata dagli indipendentisti catalani lo scorso giugno”. In realtà il principio dell’autodeterminazione, contenuto nel Patto delle Nazioni Unite sui Diritti politici e sociali, non garantisce alcun diritto al distacco di un territorio da uno Stato. “Non esiste alcuna interpretazione giurisprudenziale internazionale in tal senso”, chiarisce Palermo. La sentenza più nota in questo campo è quella emessa dalla Corte Suprema del Canada che esclude l’obbligo dell’autodeterminazione, tranne nei casi di dominazione coloniale o di palesi violazioni dei diritti della minoranza, casi ben diversi da quello dell’Alto Adige.
“Il processo referendario impostato in Catalogna ha un carattere di inclusività, ovvero è catalano chi sente di esserlo e vive nella regione, mentre nel caso del referendum del movimento della Klotz, gli italiani sono sostanzialmente esclusi”, sostiene il docente universitario. “La secessione costituzionalmente guidata potrebbe essere l’unica soluzione cui la Klotz potrebbe eventualmente appellarsi”, conclude Palermo, “ma dovrebbe essere comunque il frutto di una lunga trattativa tra lo Stato italiano e il territorio e ottenere anche l’assenso maggioritario di tutti i gruppi linguistici di questa terra, non solo dei tedeschi, ma anche dei ladini e degli italiani dell’Alto Adige”.