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giovedì 03 ottobre 2024
 
 

Expo, l'appello dei giovani ricercatori: «Ora agire contro la fame»

23/09/2015  Presentato a Milano dalla Fondazione Barilla lo "Youth Manifesto", la Carta dei giovani con le proposte concrete di ricercatori di tutto il mondo contro gli squilibri alimentari. Premiati anche due progetti per favorire l'agricoltura in un villaggio peruviano dell'Amazzonia e per le donne di una tribù del Nord Camerun

Tra un mese l’Expo di Milano chiude i battenti. È ora di pensare al futuro per mettere a frutto l’eredità dell’Esposizione milanese con progetti concreti in grado di scalfire le diseguaglianze globali, dall’accesso al cibo allo spreco alimentare allo sfruttamento della Terra. Un aiuto importante e concreto, in questo senso, arriva dallo “Youth Manifesto” presentato da Fondazione Barilla (Barilla center for food and nutrition) in Expo e frutto del lavoro di 80 giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo. È un appello – non indicazioni di principio ma molto pratiche – a leader mondiali, agricoltori, educatori, manager dell’industria alimentare e giornalisti a cambiare prospettiva, primo passo fondamentale per risolvere i paradossi del sistema alimentare globale. Ai manager, ad esempio, si chiede di «guidare le aziende creando filiere sostenibili, sostenendo gli agricoltori e sviluppando prodotti sani che ispirino i consumatori ad adottare stili di vita sostenibili». Agli attivisti di «chiedere alle aziende agricole e alimentari di aprire i loro Consigli di Amministrazione ai nostri rappresentanti, favorendo la cooperazione tra il mondo del business e gli attivisti, ad esempio nell’ambito di agricoltura sostenibile, della riduzione degli sprechi alimentari e della formulazione di prodotti più sani».
Ai ricercatori, infine, di «fornire dati aperti e imparziali, per connettere tra loro discipline diverse e far sì che concetti complessi su cibo, agricoltura e nutrizione diventino comprensibili, accessibili e utilizzabili».

Il Manifesto è stato consegnato al governo italiano rappresentato a Expo dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che tra pochi giorni sarà all'Onu a presentare l'eredità immateriale dell'esposizione, la Carta di Milano in un incontro dove sarà presente anche Papa Francesco.
«Alle Nazioni Unite ci arriviamo con una serie di obiettivi, che abbiamo identificato insieme, cittadini, aziende, società civile e istituzioni, anche a partire dal Protocollo di Milano proposto dalla Fondazione Barilla - ha sottolineato il ministro -. Il lavoro che abbiamo realizzato lascerà il segno nella scrittura dei nuovi obiettivi del millennio, che inizierà tra qualche giorni all'Onu».
Il vicepresidente della Fondazione BCFN, Paolo Barilla ha sottolineato come lo Youth Manifesto  sia «il coronamento di questa attività che si compie proprio in occasione di Expo 2015 e della presentazione della Carta di Milano a Ban-ki Moon. Sono i giovani che hanno contribuito a costruire il Protocollo di Milano, il documento della Fondazione Barilla che ha ispirato la Carta di Milano con lo scopo di rendere il sistema alimentare mondiale più giusto e sostenibile. Lo Youth Manifesto non è solo una chiamata forte ai leader del mondo ma anche un'assunzione di responsabilità da parte dei giovani stessi, che saranno la classe dirigente del futuro».

Ma le Carte, pur importanti, non bastano. Contano di più i progetti da attuare. La Fondazione Barilla ha indetto un concorso per premiare studenti e giovani ricercatori interessati alle tematiche della sostenibilità alimentare, sulla scia del tema di Expo. Sono arrivati contributi da ricercatori di Nigeria, Camerun, Indonesia, Nepal, Polonia, Francia, Stati Uniti e Italia.   
Ad essere premiati ex aequo sono stati due progetti: Analog Forestry, per l’Amazzonia, ed Eco-Sustainable Gardens: Empowering Minority Women, da realizzare in Camerun.
Il primo è uno strumento per far convivere agricoltura e foresta.  Consente alle comunità locali di coltivare per il loro sostentamento e per il commercio senza compromettere la foresta ma integrandosi efficacemente con essa. Verrà avviato nella regione peruviana di Madre de Dios,  coinvolgendo sia ricercatori italiani sia la popolazione locale peruviana.  «Si tratta di un metodo di coltivazione che segue la struttura ecologica della foresta, che come è noto si sviluppa in altezza - spiega Francesca Recanati, dottoranda al Politecnico di Milano, coautrice del progetto - Il sistema salvaguarda gli strati della vegetazione che ospitano le specie più antiche e consente di inserire armonicamente negli altri strati nuove coltivazioni di frutti e piante medicinali tipiche della zona».

Il secondo è pensato per la comunità femminile della tribù seminomade degli Mbororo nel nord del Camerun. «Durante la stagione secca le donne rimangono sole perché gli uomini si allontanano per cercare pascoli per il bestiame – raccontano Nadia Ndum Foy, camrunense, e Okon Archibong Ukeme, nigeriano, dell’University of Hohenheim - Senza bestiame manca per le donne e i bambini ogni forma di sostentamento e di reddito. La nostra idea è insegnare alle donne a coltivare la loro area realizzando  orti e giardini da cui ricavare cibo per loro e i figli e prodotti, come il chili, da vendere nei mercati locali». Il metodo di coltivazione è stato pensato appositamente per l’area in cui si trovano gli Mbororo, che ha una particolare struttura collinare e richiede interventi specifici per renderla produttiva.    

 
 
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