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domenica 16 febbraio 2025
 
 

F-35: è cominciato lo shopping

11/12/2012  L'Italia ha già acquistato tre esemplari del cacciabombardiere. E nel 2012 ha speso 1.300 milioni di euro in più per le armi. Ora la Camera dovrebbe votare la riforma della Difesa.

La crisi non ferma i generali e gli acquisti di armi. Alla vigilia del voto parlamentare sulla legge che delega il Governo a riformare le Forze armate (la Camera dovrebbe esprimersi definitivamente martedì 11 dicembre), si scopre che nel corso dell’anno che sta per finire i vertici delle nostre Forze armate sono riusciti ad aumentare la spesa per gli armamenti di altri 1.300 milioni di euro portando la quota destinata ai sistemi d'arma dal 18 al 28% del totale della "funzione difesa" messa a bilancio, al netto degli stipendi e delle spese d'esercizio (addestramento, munizioni, ecc.). Non solo. Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha già ordinato l’acquisto di tre cacciabombardieri F-35 impegnando altri 270 milioni.

I dati sono emersi nel corso dell'audizione del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Claudio Debertolis organizzata dalla Commissione Difesa lo scorso 5 dicembre. Dunque oggi sappiamo che:

1. il programma di acquisto degli F-35 non si è mai arrestato, nonostante il 28 marzo scorso il Parlamento avesse deciso di «rinviare qualunque decisione relativa all'assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d'arma, sino al termine del processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano»;

2. il primo dei tre caccia F-35 sarà consegnato all’Italia nel gennaio 2015 e l’ultimo, il 90°, sarà consegnato nel 2027. Dunque comprando gli F-35 stiamo caricando un ulteriore debito pubblico sulle spalle dei nostri giovani che lo dovranno pagare per altri 15 anni;

3. nessuno sa ancora oggi quanto ci costa un F-35, quanto pagheremo i primi 3 già ordinati e soprattutto quanto - complessivamente -  pagheremo i 90 che i generali vogliono comprare. Per farsi un’idea basti sapere che in soli 10 mesi, dal 1 febbraio al 5 dicembre 2012, data della prima e della seconda audizione del generale Debertolis, il costo di un F-35 indicato dal ministero della Difesa è passato da 80 a 90 milioni di euro. E’ legittimo chiedersi: quanto crescerà il conto da qui al 2027?;

4. nessuno ci ha ancora detto ufficialmente quanto ci costerà la gestione di questi 90 F-35. Per farsi un’idea bisogna andare in Canada dove il Governo sta seriamente pensando di non comprare più gli F-35. Leggendo i loro documenti si evince che per la gestione degli F-35 (tempo di vita 36 anni) l’Italia dovrà spendere non meno di 50 miliardi di euro;

5. i soldi sono certi. I posti di lavoro sono un sogno. I 10-12.000 posti di lavoro prospettati dall’ammiraglio Di Paola rischiano seriamente di rimanere un pio desiderio. Non ci sarà alcun aumento dell’occupazione. Tutt’al più daremo un lavoro a quelli che lo perderanno nel 2018. Ma anche questo è solo un auspicio. Al momento gli occupati previsti non superano gli ottocento;

«I tagli di bilancio non ci preoccupano», ha precisato il generale Debertolis. «Fanno soltanto scorrere il programma nel tempo e provocano un aumento dei costi del singolo velivolo».

«Abbiate coraggio. Non votate quella riforma». Tavola della pace, Sbilanciamoci e Rete disarmo lanciano un accorato appello ai deputati chiamati a votare nuove norme in tema di Difesa.  «Quella legge non è più necessaria», si legge nel documento rewso noto stamane. «Le Forze armate hanno già subìto un taglio strutturale del 10% imposto dal Governo Monti con la spending review e gli effetti della riforma Di Paola potranno dispiegarsi solo dopo il 2015. Nei prossimi due/tre anni i generali dovranno trovare il modo per tagliare non meno di 18.300 militari. Non c’è dunque nessun bisogno di approvare in tutta fretta la legge delega decisa dall’Ammiraglio Di Paola».

«Lasciate che il prossimo Parlamento faccia una buona riforma», insiste la Tavola della pace. «Non togliete al prossimo Parlamento il diritto/dovere di fare una riforma vera ed efficace, fatta nel rispetto delle persone e per il bene del Paese. La riforma delle Forze armate è un atto estremamente importante. Spetta al Parlamento e non al Governo. In pochi mesi ne avremo uno nuovo. E la democrazia potrà riprendere il suo corso normale.   Chiudete la legislatura con un gesto di pace e responsabilità».

 

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