In un'intervista di qualche mese fa non
aveva esitato a definirli dei «bidoni».
A maggior ragione ora, dopo l'ultimo incidente che ha interessato i
cacciabombardieri F-35, torna all'attacco. Giulio Marcon, deputato
Sel e fondatore della campagna Sbilanciamoci!, si batte da sempre per
la cancellazione del programma Joint Strike Fighter.
Commentando la
moratoria agli acquisti approvata di recente in Commissione Difesa,
Marcon ricorda che «già a giugno di un anno fa il Parlamento si
era espresso per la sospensione degli acquisti. Peccato che tra
settembre 2013 e marzo 2014 il Governo abbia violato la mozione,
concludendo contratti per sei velivoli. L'Italia non aveva nessun
obbligo verso la Lockheed Martin e già allora ci si sarebbe
benissimo potuti fermare. Insomma, l'ennesima occasione persa».
Anche sull'approvazione del Libro Bianco, testo proposto
dall'Esecutivo e poi approvato dalle Camere, l'Onorevole è critico.
«A differenza di quanto avviene per le Leggi, il Libro Bianco non
può essere corretto dal Parlamento con emendamenti. Sarà insomma un
prendere o lasciare, a scatola chiusa. Inoltre non dimentichiamo che
si tratta di un testo di indirizzo, nel quale la questione degli F-35
sarà posta insieme a mille altre: non è certo lo strumento migliore
per intervenire su un argomento così delicato».
Piuttosto Marcon guarda al 29 luglio, quando, «grazie all'iniziativa
di Sel, la Camera discuterà una nuova mozione sulla cancellazione
del programma F-35. Ci auguriamo sia uno stimolo al dibattito e un
pungolo per il Governo».
Diversa
la posizione di Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in Commisione Difesa
alla Camera. «La centralità del Parlamento non verrà assolutamente
messa in discussione. Anzi, il Libro Bianco sarà l'occasione per dar
seguito alle istanze che il Pd sostiene e porta avanti da tempo:
arriveremo a un dimezzamento del programma e porteremo la spesa da 12
a 6 miliardi di Euro. Su questo punto confidiamo nell'impegno comune
di Parlamento e Governo».
Il documento approvato il 7 maggio in
Commissione arriverà in aula a fine luglio. «ma posso confermare –
dichiara Scanu – che la moratoria è in atto già da ora. La
settimana scorsa sono stati portati a termine i pagamenti dei primi e
finora unici 6 aerei (quelli già previsti dai precedenti contratti,
ndr) e la ministra della Difesa Roberta Pinotti ha espresso il suo
esplicito e doveroso impegno a non andare oltre».
Tutto fermo,
dunque? «Da tempo il Pd aveva evidenziato la necessità di
sospendere gli acquisti, visti i problemi tecnici segnalati dal
Pentagono. Gli ultimi incidenti non fanno che rafforzare questa
posizione. Solo se dagli Stati Uniti dovessero arrivare le debite
rassicurazioni, si potrebbe valutare una ripresa degli ordini.
Ripresa, lo ripeto, comunque solo parziale, poiché puntiamo al
dimezzamento dell'intero programma».
Se
nelle aule parlamentari si accende il dibattito, tante sono le
organizzazioni che si mobilitano, chiedendo meno aerei d'attacco e
più equità sociale. In queste ore la campagna “Taglia le ali alle
armi”, cui si deve un prezioso lavoro di ricerca e informazione, ha
diffuso un comunicato dal titolo emblematico: “F-35 a terra: cosa
aspetta il Governo a cancellarli?”.
Le tante ragioni del dissenso
al programma Joint Strike Fighter vengono riassunte in 10 argomenti,
corrispondenti ad altrettanti avverbi: 1. eticamente, 2.
costituzionalmente, 3. economicamente, 4. socialmente, 5.
tecnologicamente, 6. politicamente, 7. industrialmente, 8.
occupazionalmente, 9. militarmente, 10. strategicamente.
La Campagna
sollecita un confronto urgente col premier Renzi e la ministra
Pinotti. «Rispondendo a una nostra richiesta fatta nei mesi scorsi –
precisa Francesco Vignarca, coordinatore Rete Italiana Disarmo – la
ministra Pinotti, pur dichiarandosi disponibile a incontrarci, aveva
giustamente anteposto la necessità di riferire in Parlamento circa
gli F-35. Ora, terminata questa fase, ci aspettiamo che mantenga
l'impegno».
Tutti i cittadini, comunque, sono invitati a far sentire
la loro voce, anche attraverso i social network: l'hashtag di
riferimento è #F35diteciperché. Il testo dell'appello è
disponibile sul sito www.disarmo.org/nof35
«Di
fronte a un disastro politico, prima ancora che militare, è
necessario riscoprire il buon senso».
Così si esprime Flavio Lotti, coordinatore Tavola della Pace, altra
storica voce impegnata contro gli armamenti. «L'F-35
è il sistema d'arma più “sfortunato” che l'industria bellica
abbia mai prodotto: un dato ormai inoppugnabile, con cui anche i più
bellicosi tra i nostri politici dovranno fare i conti. Questo
ulteriore fallimento sarà l'occasione per cercare di persuadere chi
ancora vuole tenere la testa sotto la sabbia».
I momenti non mancheranno: «La più grande mobilitazione che abbiamo
in programma è una nuova marcia per la pace Perugia-Assisi»,
annuncia Lotti. L'appuntamento è per domenica 19 ottobre, ma il
lavoro è già iniziato da tempo: «i mesi precedenti alla marcia
sono fondamentali, perché è in questa fase che vengono coinvolte e
sensibilizzate tante persone, comunità e istituzioni».