Sul piatto ci sono 14 miliardi di euro (da pagare a rate, circa un miliardo l'anno, dal 2009 al 2026), che basterebbero per coprire gli aumenti Imu e Iva e finanziare la cassa integrazione ma che l’Italia ha deciso di spendere per il programma d’acquisto di 90 cacciabombardieri F35.
Il Governo, tramite il ministro della Difesa Mario Mauro, ha assicurato che si andrà avanti con l’acquisto immediato. Ma a sbarrare la strada c’è una mozione firmata da 163 parlamentari contrari all’acquisto: i gruppi di Sel (36 deputati) e Movimento 5 Stelle (109), 2 di Scelta Civica e 16 del Pd.
Lunedì 24 giugno si è aperta una settimana decisiva alla Camera per la discussione ma la novità dell’ultima ora è che all’interno del Pd cresce la “fronda” pacifista contraria alla partecipazione italiana al programma .
Tra i 16 deputati firmatari c'è l'ala cattolica ed esponenti della sinistra interna come Pippo Civati («Ho chiesto che, se ci sarà una nostra mozione, sia esplicitata - almeno - la volontà di sospendere il programma e tutte le iniziative conseguenti fino alla discussione di questo autunno, quando la partita della Difesa sarà discussa a livello europeo», ha scritto).
Dario Ginefra, chiede di «rivedere il piano» studiando un «nuovo modello di difesa europeo». Gero Grassi, cattolico e vicepresidente del gruppo a Montecitorio, è contrario per motivi di merito e anche di principio: «Io penso che con una spending review devastante, nella situazione in cui siamo, il lusso di andare a comprare questi aerei non ce lo possiamo permettere. Poi sono tra quelli che dicono se vuoi la pace, prepara la pace. Io mi opporrò sempre a decisioni in netto contrasto con la mia morale e con quello che dovrebbe essere l'orientamento di un paese cattolico e cristiano».
Il Pd è l’ago della bilancia. La mozione può contare in partenza sul sostegno dei 163 firmatari. Il Pd alla Camera schiera in totale 293 deputati. Basterebbe il sì di poco più della metà per approvare il documento. Per questo il segretario Epifani ha incaricato Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in Commissione Difesa, a trovare una soluzione condivisa che metta d’accordo le varie anime del partito.
Una mediazione potrebbe essere quella di impegnare il Governo a dare il via a “un'indagine conoscitiva”, alla quale lavoreranno le commissioni Difesa di Camera e Senato in modo da bloccare, almeno per ora, i pagamenti previsti dal programma. Una sorta di sospensiva, insomma.