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giovedì 21 settembre 2023
 
ROMA, SAN CALISTO
 

Fa troppo freddo, i senzatetto dormono in chiesa

13/01/2017  Il luogo di culto e i locali attigui (di proprietà della Santa Sede e in zona extraterritoriale) ospitano ogni notte circa trenta le persone, fra italiani e stranieri. La notizia resa nota venerdì 13 gennaio con un comunicato dell'Elemosineria apostolica. L 'impegno della Comunità di Sant'Egidio.

Il peggior nemico, ora, è la temperatura. Bassa, sempre più bassa: di notte, insoportabile. I clochard di Roma possono contare su un nuovo aiuto del Vaticano. «La Comunità di Sant’Egidio, a motivo dell’emergenza freddo di questi giorni, da sabato 7 gennaio scorso ha aperto la chiesa di San Calisto in Trastevere per dare riparo notturno alle persone di strada che non hanno altro rifugio, sino a quando permarranno le basse temperature», si legge in un comunicato dell'Elemosineria apostolica diffuso dalla Sala stampa vaticana venerdì 13 gennaio.

«La chiesa e i locali», prosegue la nota, «sono in zona extraterritoriale, proprietà della Santa Sede. La chiesa è un luogo di culto antico, edificato intorno al pozzo dove fu martirizzato Papa Calisto I, nel 222. L’attuale edificio è del XVII secolo. È una Rettoria connessa alla Parrocchia di Santa Maria in Trastevere e affidata alla Comunità di Sant’Egidio, che vi svolge attività di culto e di catechesi, particolarmente per gli anziani e le persone con disabilità. Sono circa trenta le persone, fra italiani e stranieri che normalmente vivono per strada, attualmente ospitati per la notte nella chiesa e nei locali attigui, opportunamente riscaldati e provvisti di letti e coperte e servizi igienici. Gli ospiti possono cenare dalle ore 19 in poi, presso la vicina mensa di Via Dandolo, e quindi accedere alla chiesa di San Calisto tra le 20 alle 22. La mattina lasciano l’edificio intorno alle ore 8. L’accoglienza è garantita dai volontari della Comunità di Sant’Egidio che sono presenti durante tutto l’orario di apertura e, a turno, anche la notte. Ogni ospite viene preso in carico dai volontari e accompagnato nella ricerca di soluzioni alle sue necessità materiali e di salute. Nei giorni successivi alla prima accoglienza si cercano, laddove è possibile, situazioni di accoglienza più stabili».

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