A volte la vita propone sfide che somigliano a una tortura. Come accade nella famiglia Caressa-Parodi. Lui, Fabio Caressa, voce per eccellenza del calcio contemporaneo e condirettore di Sky Sport. Lei, Benedetta Parodi, giornalista, conduttrice televisiva, scrittrice e, soprattutto, cuoca di casa. Lui, alle prese con fuorigioco e calci di rigore, lei in giro per l’Italia a presentare il suo ultimo libro di cucina, Ricette in famiglia, edito da Rizzoli.
E proprio di ricette in casa parleremo, non con l’autrice, bensì con… la cavia di casa, il marito Fabio Caressa. E qui sta la tortura, perché Caressa, più che cavia consenziente e felice, sembra vivere un supplizio di Tantalo tra le quattro mura domestiche: «Eh sì, perché sono a dieta e non è facile, non lo è proprio per niente», dice un po’ corrucciato. Il libro, che invita ai fornelli stando tutti assieme, propone le foto di famiglia Caressa-Parodi, con tanto di figli, Matilde, di 13 anni, Eleonora di 11 e Diego, di 6. Un bel quadretto familiare con il povero Fabio che non smette di sottolineare il suo attuale stato fisico: «Da quelle foto sono dimagrito di otto chili».
Ecco, le foto. Perché mettere tutti assieme in un libro che, dopo tutto, parla di carni e paste, pesci e verdure? Rapido come siamo abituati ad ascoltarlo durante una telecronaca, Caressa spiega: «Tutte le ricette di Benedetta nascono in casa, e noi siamo le cavie dei suoi esperimenti. Lei ha voluto regalare ai lettori una parte importante di verità: la cucina nasce in famiglia, e questo vale per l’80 per cento circa delle famiglie italiane».
Tradizione, amore per il buon cibo e valori della famiglia che non cedono mai, dunque. Neanche in una casa con due giornalisti e tre figli pronti a ogni modernità: «Sì, in un certo senso potremmo parlare di riscoperta della famiglia tradizionale e siamo orgogliosi di questo stile di vita. Noi usciamo pochissimo e alla sera, alle 20, tutti in casa e seduti a tavola. Ceniamo assieme e siamo felici così».
Sposati da 16 anni, Parodi e Caressa propongono quasi una sfida in un’epoca di unioni in difficoltà. Ma Fabio frena: «Non siamo la famiglia tipo Mulino Bianco, non ce n’è bisogno. Dopotutto, siamo cresciuti l’uno con l’altra».
E i tre figli?
«Viviamo nel rispetto dei ruoli, il papà è il papà e la mamma è la mamma. Io, peraltro, sono un padre vecchio stampo. La famiglia deve essere un porto sicuro e io e mia moglie dobbiamo fornire ormeggi saldi, soprattutto oggi, perché le occasioni fuori dalla famiglia sono molte, a volte anche troppe e rischiose, soprattutto per i figli».
Magari, come figli di persone celebri, subiscono qualche svantaggio…
«Non credo. D’altra parte, sono nati quando noi genitori eravamo già personaggi visibili in Tv e quindi hanno vissuto tutto come qualcosa di naturale. In compenso, qualche vantaggio c’è. Se vogliono vedere dal vivo, che so io, una puntata di X Factor, non è difficile per loro. No, se ci penso, direi che non mi sembra che soffrano il fatto di avere due genitori famosi».
Come vi siete conosciuti?
«La nostra è stata la classica storia nata in redazione. Lei era una stagista e io l’ho notata. L’ho invitata al cinema e poi a cena. Forse lei all’inizio aveva qualche resistenza, ma dopo dieci giorni stavamo già assieme».
E a tavola, il piatto preferito qual è?
«Quale sarebbe, vorrai dire. Pollo al curry con agrumi, ma adesso vado solo a pesce e carne bianca. D’altra parte, stando fuori casa di giorno, come per molti altri italiani, il pranzo diventa un rebus, e una vita di panini alla fine è una rovina. Mi porto da casa un po’ di bresaola ma di gallette non ne voglio più sentire parlare. Il piatto preferito di Benedetta? Le classiche lasagne».
Chi vince il Campionato?
«Punterei sulla Roma, ma anche il Napoli e l’Inter sono candidate».
Oggi il calcio è uno sport televisivo, gli stadi sono sempre più vuoti…
«E questo mi dispiace. Però lo stadio deve essere confortevole per tutti, e oggi non lo è».
E per chi tifa Caressa?
«Non ho una squadra del cuore. Anche se da giovane c’era, dopo si cresce, si diventa magari telecronista sportivo e allora tutto cambia. Se proprio devo fare il tifo per qualcuno, dico forza Alessandria, la città di mia moglie».