SI tratta della prima donna alla guida del laboratorio di ricerca nucleare più importante del mondo ed ha appena ricevuto il suo secondo mandato come direttore generale: è l’italiana Fabiola Gianotti.
La sua nomina alla guida del Cern di Ginevra scaturisce da una fama scientifica già consolidata. Nel 2012 la rivista americana Time la pose al quinto posto tra le persone dell’anno (al primo arrivò Barack Obama, tanto per capire i termini di confronto) e nel 2013 Forbes l’ha segnalata tra le 100 donne più influenti del mondo, unica italiana insieme con la stilista Miuccia Prada.
Fabiola Gianotti, 59 anni, ha assunto il primo incarico nel 2016. La sua visione chiara del futuro del Cern (Consiglio europeo per la ricerca nucleare) è uno dei motivi che ne hanno determinato la nomina, oltre alla conoscenza approfondita che la nostra scienziata ha delle particelle elementari. Durante la conferenza stampa che ne aveva annunciato la nomina alla comunità internazionale aveva sintetizzato così il proprio programma: «Il Cern è un centro di eccellenza scientifica e tecnologica, e un’ispirazione per tutti i fisici del mondo. Ma è anche un importantissimo luogo di formazione dei giovani scienziati, e un esempio brillante di cooperazione e pace tra ricercatori di tutto il mondo. Dunque scienza, tecnologia, formazione e pace: sono queste le quattro parole d’ordine che guideranno il mio lavoro nei prossimi anni».
Romana d’origine e milanese di formazione, questa scienziata sottile e dai modi sempre cortesi era solita rilassarsi, dopo una giornata di lavoro di 12 ore, suonando l’amato pianoforte (è diplomata al Conservatorio di Milano). Ora il suo primo rimpianto è non poter più trovare tempo per il prediletto Schubert, ma già da ragazzina aveva assegnato una scala di preferenze alle sue due grandi passioni: prima la fisica, poi la musica.
Ha raccontato: «Sognavo di diventare una ballerina del Bolshoi o della Scala. Mi attirava danzare, disegnare figure nell’aria, ma ero anche una bimba curiosa, cercavo mondi nella fantasia. E così arrivai alla scienza». In particolare, la lettura a 17 anni della biografia di Marie Curie l’avvicinò alla fisica. Laurea in Fisica sub-nucleare all’Università Statale di Milano, seguita dal dottorato di ricerca e da immediate borse di studio per il Cern di Ginevra, dove aveva ottenuto il Nobel ed era stato direttore generale un altro suo modello di scienziato, Carlo Rubbia.
"Il sogno di ogni scienziato è contribuire alla ricerca nel suo Paese"
Il grande pubblico del mondo intero ha imparato a riconoscere il viso di Fabiola Gianotti il 4 luglio 2012, quando con il collega Joseph Incandela ha annunciato la scoperta del bosone di Higgs, la cosiddetta “particella di Dio” che fino ad allora era un’ipotesi teorica del fisico britannico Peter Higgs. La dimostrazione sperimentale era stata raggiunta proprio al Cern, grazie al superacceleratore di particelle Lhc e ai due grandi esperimenti a esso collegati, Atlas e Cms. La scienziata italiana aveva coordinato Atlas per anni. La scoperta del bosone valse quell’anno il Nobel per la fisica a Higgs ed Englert.
Fabiola Gianotti ha spiegato: «Il bosone di Higgs ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe, e neppure noi». Durante i suoi cinque anni alla guida del Cern, dal 2016 al 2020, tra gli obiettivi del laboratorio il potenziamento del superacceleratore Lhc e l’esame approfondito dei dati finora raccolti.
Autrice di 500 pubblicazioni, a inizio 2014 Fabiola Gianotti è stata nominata tra i 26 scienziati del Comitato scientifico consultivo delle Nazioni Unite voluto dal segretario generale Ban Kimoon. Alla prima nomina non si era detta stupita che il Cern avesse scelto una donna come direttore generale: «Uno dei grandi punti di forza del Cern è che celebra la diversità, in tutte le sue forme. Ci sono persone di etnie diverse, di religioni diverse, e anche sul fronte della diversità di genere è un luogo privilegiato... Ci sono molte donne al Cern e nella scienza».
È probabile in ogni caso che l’eccellenza scientifica e la fama raggiunte da Fabiola Gianotti stimoleranno più ragazze a dedicarsi alla ricerca, così come per lei fu illuminante l’esempio di Marie Curie. Nel 2010, nel corso di un’intervista con Famiglia Cristiana, le chiedemmo della cosiddetta “fuga dei cervelli” dall’Italia: «Io non sono un cervello che ha voluto fuggire», precisò. «Sono venuta a Ginevra perché mi hanno offerto la possibilità di lavorare nel laboratorio più avanzato al mondo nel mio campo. Penso che per tutti gli scienziati il sogno sia quello di contribuire alla ricerca nel proprio Paese, però devono sussistere le condizioni. Cioè, un sistema meritocratico, posti permanenti, stipendi adatti e dignitosi e condizioni strutturali adeguate. Solo a certe condizioni si riescono a tenere i giovani migliori e non li si forza ad andare all’estero. Nel mio campo l’Italia è un Paese che eccelle, grazie in particolare all’Istituto nazionale di fisica nucleare, che è alla pari dei migliori al mondo. Però, se noi esportiamo i nostri giovani e loro contribuiscono alla ricerca in altri Paesi, alla fine l’Italia rimarrà indietro».
(Da un articolo originale pubblicato su FC46 del 2014. Foto in alto: Ansa)