Fabmus insieme a don Roberto Ponti
Proprio nei giorni tristi e difficili della tragica morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, un congolese realizzava il suo sogno di arrivare in Italia per completare la sua formazione.
Musikor Lakur Fabmus, questo il nome del giovane di Kinshasa, è arrivato a Roma giovedì scorso. Lo avevo incontrato ad uno degli incontri culturali promossi dall’ambasciata. Parlava un italiano perfetto e ricercato. Gli chiesi in quale città italiana avesse appreso la lingua e la risposta immediata è stata: «Non ho mai messo piede in Italia, spero però di farlo presto; voglio continuare i miei studi nel vostro Paese». Ho poi scoperto la nuova scuola di lingua italiana iniziata da Fortunata Ciapparone, un’imprenditrice capace di rappresentare bene nella Repubblica Democratica del Congo la creatività e la cultura italiana, arrivata in Italia per accompagnare Zakia, moglie di Luca, con il volo di Stato che rimpatriava le salme.
Per anni Kinshasa è stata senza un centro per imparare la lingua di Dante e anche con l’appoggio di Luca Attanasio questo progetto ha potuto avanzare. Con Fabmus sono rimasto in contatto perché non solo nel parlato, ma anche nello scritto, nei messaggi che scambiavamo, mi stupiva il suo italiano preciso. Oltre al buon metodo della scuola di lingue, avevo intuito che la sua motivazione di apprendere è sempre stata ad alto livello. Lui stesso mi confida: «Un viaggio di studi linguistici in Italia rappresenta per me la possibilità di entrare a diretto contatto con la lingua e la cultura italiana. Questo paese riunisce secondo me le migliori istituzioni superiori per il settore di Scienze politiche e relazioni internazionali, un'area in cui vorrei specializzarmi. Infatti sono potuto entrare in Italia perché già iscritto all'Università degli studi di Roma "La Sapienza" per quest'anno».
Fabmus ricorda anche l’intervista che l’ambasciatore Luca Attanasio gli aveva fatto per le procedure richieste per ottenere il visto. «Ho 31 anni e durante l'intervista con Luca nel suo ufficio nel novembre 2020 alla fine mi ero metti alzato per andare via. Lui mi ha chiamato per dirmi che aveva un'ultima domanda. “Non sei vecchio – mi disse - per studiare ancora?” Avevo riso dicendo: “No, sua eccellenza, sono pronto ad affrontare gli studi”. E lui concluse: “Va bene, non preoccuparti, l'ambasciata ti chiamerà”».
Ora Fabmus non si dà pace, per la scomparsa dell’ambasciatore che definisce una persona straordinaria. «Era distinto e simpatico. Aveva una toccante carica umana; si impegnava per i più deboli, soprattutto la gioventù congolese. Semplice e umile di cuore, era un esempio e un vero incoraggiamento per i giovani. È stato molto caritatevole! Posso solo aggiungere: che possa riposare in pace e che Dio lo abbia in gloria!».