Centinaia di persone, gli amici di Fabo e tanta gente comune, il silenzio della preghiera e i fuochi d’artificio al termine della cerimonia. Dopo le polemiche, i dibattiti mediatici, le battaglie politiche è l’ora di pregare per Fabiano Antoniani, dj Fabo, che ha scelto di morire in una clinica svizzera il 27 febbraio scorso per suicidio assistito. È il parroco della chiesa di Sant’Ildefonso, dove Fabo aveva ricevuto i sacramenti e giocato in oratorio, a spiegare il senso di questa cerimonia che non è una messa di suffragio né un funerale postumo: «L'idea al centro di questa serata è quella che Dio sta vicino alla nostra vita e ci accompagna anche nelle nostre sofferenze e ci dà la forza di camminare», ha detto don Antonio Suighi. «quello di oggi può essere anche un momento per riscoprire la nostra esistenza chi siamo e dove vogliamo andare». Poi ha aggiunto: «Siamo qui in tanti stasera, me lo avevate detto ed è vero, Fabo ci ha radunati».
Ad affollare la chiesa c’erano i familiari, gli amici e gli abitanti del quartiere. «La sua mamma ci ha chiesto di pregare, ora tocca a noi confrontarci e decidere il cammino da compiere - ha concluso -. Con Gesù andremo lontano, lasciamoci sorprendere. Qui c'è una comunità che ha camminato con voi».
Commovente l’intervento della fidanzata di Fabo, Valeria Imbrogno: «Mi bastate tu e la mamma mi dicevi sempre, ma non era vero e ci soffrivi. Ne soffrivi tanto ma in quella sofferenza hai trovato la forza di tornare libero, il Fabo che eri prima», ha detto Valeria che è stata vicino anche nella disabilità, ha ricordato come Fabo soffriva perché alcuni amici si erano allontanati dopo l'incidente che lo aveva reso cieco e tetraplegico. «Abbiamo parlato tanto e più volte mi hai detto di leggere queste parole e di spiegare a tutti l'amicizia - ha aggiunto -, quella vera che nasce da un sentimento profondo, un accordo di sentimenti che non provoca contrasti. Di spiegare quella scelta di odio e amore verso le persone che ci sono state e sono state ma poi si sono allontanate. Alla fine mi hai chiesto di mettere una canzone. Di sorridere e brindare e di non essere triste perché io sono libero di ballare - ha concluso -. Invece io ti dico, anche se ti arrabbierai, ciao cucciolo di cane».
Il sindaco Sala: «Portare a termine la legge sul fine vita»
Alla preghiera hanno partecipato anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha spiegato ai giornalisti: «Non ho la ricetta magica e non so quale sia la soluzione migliore ma certamente il governo ha il dovere di portare a termine la legge sul fine vita. Una legge che non parla di eutanasia. Oggi un passo avanti è necessario», ha detto il primo cittadino esprimendo «la mia vicinanza alla famiglia prima da cittadino che da sindaco». «Il problema c’è ed è necessario che le cose si muovano — ha sottolineato ancora Sala —, ma il Parlamento ho la sensazione che sia un po’ più indietro rispetto alla società. Però lo dico da cattolico praticante, è necessario regolamentare il tutto». C’erano Emilio Fede, don Antonio Mazzi, Mina Welby e il radicale Marco Cappato. «Questa volta», ha detto la moglie di Piergiorgio Welby, «la Chiesa fa espressamente un atto pubblico di accoglienza, anche di consolazione. A quei tempi lo ha fatto silenziosamente, privatamente».
Finisce con i fuochi d’artificio che illuminano la notte di Milano. È l’ultimo ricordo per Fabiano dopo una malattia dolorosa e una morte altrettanto lacerante e drammatica.