Alice in casa con la figlia e un'altra bimba alla quale fa da "tagesmutter" (foto Bevilacqua)
Fare la mamma o lavorare? Due anni fa anche Alice, veronese, una professione ben avviata di consulente linguistica e traduttrice, si trovò di fronte al dilemma che continua ad angosciare, ancora oggi, tante donne in Italia. Era appena nata Caterina e la volontà di fare la mamma a tempo pieno escludeva un’occupazione full-time.
Poi, per caso, conobbe l’esperienza del “Sorriso”, la cooperativa sociale trentina che ha trapiantato in Italia l’esperienza delle “tagesmutter” tedesche, le “mamme di giorno”, figure di educatrici professionalmente preparate che gestiscono, in casa propria e coi propri figli, piccoli nidi familiari. “Mi ricordai che quelle donne le avevo già incontrate in Germania: le vedevo spesso giocare nei parchi cittadini circondate dai “loro” bambini. E mi dissi: perché no? Proviamo anche noi”. Scoprì che anche a Verona c’era una cooperativa di tagesmutter, “La Tata”, e vi si presentò.
Da allora Alice Dama, 30 anni, residente nel quartiere veronese di Valdonega, sposata con un insegnante, in attesa di un secondo figlio, è una tagesmutter, una felice e realizzata “mamma di giorno” con un suo nido familiare. Accoglie in casa cinque bambini, dalle otto e mezza del mattino fino alle 14. “Non oltre, perché voglio tenere libero il resto della giornata per la mia famiglia”, precisa. Per attrezzare l’abitazione sono serviti pochi ritocchi all’arredamento del soggiorno: un divanetto, un’area giochi, qualche seggiolone, palloncini e colori. E poi tanta fantasia e amorevole attenzione.
L’orario è elastico, così come le presenze settimanali: c’è chi porta il bambino per due, tre o più volte alla settimana; chi alterna le settimane, sempre all’insegna della massima flessibilità, per venire incontro alle esigenze delle famiglie. Il servizio costa 6,10 euro all’ora e il contratto a progetto prevede un tempo minimo di tre mesi, rinnovabili più volte. La tagesmutter, che ora è iscritta anche ad un albo professionale specifico, è tenuta a corsi di formazione continua e training con i coordinatori della cooperativa.
Così ora Alice fa la mamma anche quando lavora. “Anzi grazie all’attività di educatrice ho appreso abilità nuove che mi sono servite come madre. Bello, no? Ho scoperto una cosa fondamentale: che bisogna darsi tempo e dare tempo ai bambini. Ho capito poi quanto sia importante la presenza e la vicinanza fisica del genitore e dell’educatore”.
Le mamme che accompagnano i figli a casa Dama sono entusiaste della loro tagesmutter: “Dopo aver portato qui mia figlia Olivia, ho provato a farle fare anche l’esperienza del nido d’infanzia. Ha resistito solo un mese e poi ho dovuto arrendermi all’evidenza: voleva solo Alice. Qui si respira l’aria di una famiglia allargata. Qui ha imparato a mangiare da sola e a convivere con i coetanei, seguita da una “zia” tenerissima”, dice Giorgia G., madre di Olivia e titolare di un’azienda vitivinicola in Valpolicella.
Alice è una delle primissime tagesmutter che operano a Verona. Di nidi familiari ve n’è di più in giro per la Provincia, anche se si tratta ancora di una realtà poco sviluppata in Italia, se si esclude il Trentino, dove invece l’assistenza domiciliare per l’infanzia è ben nota e radicata. “Il Sorriso” conta già novanta nidi familiari iscritti all’albo provinciale. Si sconta il fatto che, spesso, l’utenza per questo servizio, diversamente dai nidi d’infanzia, non usufruire ancora di un contributo pubblico. “Nonostante la carenza legislativa, tuttavia, questo servizio innovativo funziona anche nel resto del Paese”, osserva Caterina Masè, presidente di Domus, l’associazione nazionale che raccoglie gli enti che offrono servizio di tagesmutter: “perché comporta la reale conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, offrendo la possibilità per molte donne di inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro e valorizzando lo spazio domestico come ambito educativo”.