CODICE ETICO DI FACEBOOK: LE REGOLE
Alcuni giornalisti tedeschi della Suddeutsche Zeitung avrebbero scoperto il codice etico in base al quale Facebook cancella o permette la pubblicazione dei post. Poche e semplici regole fondate soprattutto sul buon senso con una tendenza a proteggere quelle che vengono considerate categorie da proteggere.
I "moderatori" di Facebook ad esempio sono estramamentesensibili verso tutto ciò che può essere considerato bullismo o aggressione verbale contro i più giovani o gli anziani, i docenti, le donne e i disoccupati. Anche i post che contengono offese, toni sprezzanti, espressioni violente o minacciose relative a razza, etnia, religione, provenienza nazionale, orientamento sessuale e identità di genere vengono censurati.
Per quanto riguarda le religioni (per Facebook islam, cattolicesimo e Scientology da questo punto di vista vanno messe sullo stesso piano) si tende a tutelare gli appartenenti ai gruppi religiosi, cioè i fedeli, mentre è concessa più libertà sulle religioni in sé. Lo stesso criterio è adottato per gli Sati: si può parlare in mdoo ingiurioso Germania o Italia ma non di tedeschi e italiani.
Più complesso e contradditorio si rivela il codice in relazione ai comportamenti "autolesionistici" (tatuaggi o piercing estremi): possono essere pubblicati, purché non esortino gli altri a praticarli da sé in casa. Quanti postano immagini di ferite autoinflitte vengono messi in contatto con chi li può aiutare.
Infine il capitolo delle figure pubbliche: chi ha più di 100 mila followers, va in televisione, fa dichiarazioni pubbliche o è stato menzionato nelle cronache più di cinque volte negli ultimi due anni è considerato una persona famosa e come tale può essere oggetto di critiche, anche pesanti. Cosa che non è permessa nei confronti dei normali cittadini.
VALORI NEUTRALI E BUONISTI
Il codice etico di facebook si presta a diverse considerazioni.
La prima è che Facebook ha un potere enorme sulla vita delle persone, ormai è la prima fonte di informazione per poco meno di un terzo degli abitanti del pianeta (ha quasi due miliardi di utenti), li condiziona e interviene in maniera sensibile sulle loro scelte e i loro orientamenti.
Di conseguenza, non può essere privO di un codice etico, di una gerarchia di valori ai quali si ispira nella sua attività. Non solo: tale codice etico deve essere pubblico, deve essere rivelato ai suoi utenti e a chiunque lo voglia conoscere, tanto più che qui è in giOco la libertà di opinione e di espressione, dal momento che i nostri post possono essere cancellati o pubblicati. Tenere segreta la propria scala di valori non era dunque giusto e lo scoop dei giornalisti della Suddeutsche Zeitung dovrebbe agevolare un processo di trasparenza e di comucazione. Chiunque abbia un account su Facebook ha il diritto di conoscere in base a quali valori e a quali criteri le sue parole verranno censurate eo rese pubbliche. Vi fidereste di un giornale che tiene segrete le proprie simpatie politiche o aderireste a una religione che non condivide con i propri adepti i valori che professa?
Come ogni scala di valori, come ogni "linea editoriale " se vogliamo fare riferimento alle testate giornalistiche, potrà essere criticata, pesata, giudicata e i possessori di un account avranno gli elementi per decidere se restare o uscire da Facebook.
Entrando nel merito del codice etico, ciò che più colpisce è la sua neutralità. Il suo obiettivo fondamentale è evitare scandali che possano danneggiare il social media e il suo business inducendo gli utenti ad abbaondarlo. I moderatori applicano regole piuttosto generiche e buoniste, affinché nessuno possa accusare FB di essere razzista o di stare dalla parte dei bulli. Poste queste vaghe premesse, non si esprime nessuna posizione forte o specifica, cercando di lasciare il più ampio margine possibile di libertà. Così sette e religioni dalle tradizioni millenarie si equivalgono. Così ci si può anche infliggere del male, purché non si convolgano altre persone...
Trapela in maniera netta una morale fatta su misura per agevolare il business e non intralciarlo. Perché qui lo scopo finale non è di natura morale né culturale né informativa, ma economico.