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venerdì 21 marzo 2025
 
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Famiglia della luce con Camilla: se la speranza sboccia nell'ora più buia

01/07/2021  Storia di un'associazione che getta radici in un grande dolore. Parla la cofondatrice, Elisabetta Fezzi. L'importanza di un tripla A: accoglienza, ascolto, accompagnamento

Elisabetta Fezzi
Elisabetta Fezzi

«Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia. E, piano piano, diventa un albero rigoglioso, che dà vita e ristoro a tutti». Papa Francesco così chiosava il passo del Vangelo di domenica 13 giugno (Mc 4,26-34) in cui Gesù paragona il Regno di Dio a un seme. Il grande campo della Chiesa butta sempre nuovi germogli, realtà originali capaci di portare la Parola di vita e illuminare la vita degli uomini in ogni frangente storico, anche il nostro, caratterizzato dallo smarrimento post-pandemia e da molte incertezze sul futuro.

Un piccolo seme che sta crescendo in questo particolare tempo è l’associazione “Famiglia della Luce con Camilla”, nata in Lombardia nel gennaio 2015 dopo una gestazione di alcuni anni con la missione di accompagnare, affiancare, incoraggiare, consolare e formare le persone attraverso molteplici attività.

L’associazione nasce dalla storia di vita di due dei fondatori, i coniugi Fabrizio ed Elisabetta Penna, che hanno vissuto un’esperienza familiare di dolore e lutto, sperimentando la malattia in ogni sua forma. Un cammino che, anche nell’ora più buia, si è svolto sempre in comunione con la Chiesa, anche attraverso l’accompagnamento di diversi sacerdoti. L’esperienza dell’amore provvidente di Dio li ha trasformati, rendendoli da consolati a testimoni e consolatori, mettendo a frutto, riconvertendoli, i loro talenti personali maturati al tempo in cui erano affermati imprenditori e giornalisti di successo. Dopo alcuni anni in cui si sono dedicati a un’ampia formazione a livello antropologico, psicologico e teologico, oggi dedicano buona parte del loro tempo alla vita associativa.

La presidente, Elisabetta Fezzi, ha risposto ad alcune nostre domande.

Elisabetta, da dove viene il nome dell’associazione?

Il nome interpreta la vocazione dell’associazione e la sua genesi storica. “Famiglia” è il luogo di nascita, crescita, accoglienza, condivisione, conforto e solidarietà per antonomasia. Molte persone prima ancora che nascesse l’associazione ci hanno trasmesso testimonianze verbali o scritte che evidenziavano il loro “sentirsi in famiglia” durante le iniziative di preghiera, formazione e condivisione proposte nella fase embrionale della vita associativa. “Luce” è il riferimento diretto a Gesù, che ha affermato di sé: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). È, quindi, il tentativo, attraverso di Lui, di rischiarare il buio mortifero morale e psico-spirituale che avvolge la società. Inoltre la luce è il simbolo di opposizione e combattimento contro le tenebre generate dallo spirito del male. Infine, “Camilla” è la nostra figlia maggiore prematuramente scomparsa. Una giovane ragazza che ha cercato la Luce ed ha combattuto a lungo contro le tenebre: l’associazione è nata anche come conseguenza diretta della sua particolare esperienza umana e spirituale e dall’esperienza di chi le è stato vicino.

Quali attività stanno al centro della vostra realtà?

L’attività dell’associazione potrebbe essere sintetizzata con una tripla A: Accoglienza, Ascolto e Accompagnamento. La Famiglia della Luce con Camilla si prende cura sul piano umano e spirituale delle persone partendo da dove si trovano, senza pregiudizi ma senza sottrarsi allo stesso tempo all’analisi delle situazioni. Si tratta di un’attività esercitata con bontà e misericordia, ma senza buonismi e minimizzazioni, cercando di promuovere la responsabilità e la maturità sia sul piano umano che spirituale. Il tutto in un clima di leggerezza, proponendo l’autoironia rispetto ai propri limiti e spronando le persone a crescere allargando le proprie relazioni, magari inserendosi attivamente nelle proprie comunità ecclesiali. L’associazione offre anche diverse attività che spaziano dalla preghiera alle attività di crescita umana e spirituale, fino all’accompagnamento personale dei singoli e delle coppie. In particolare, per quanto riguarda le attività di crescita umana e spirituale, sono previsti percorsi formativi di conoscenza di sé attraverso corsi di autobiografia, sulle relazioni e sul perdono. Inoltre organizziamo diversi ritiri ed esercizi spirituali su temi biblici e settimane di guarigione interiore. Rispetto all’accompagnamento personale vengono offerti colloqui di accompagnamento e orientamento esistenziale mediante incontri di counseling pastorale per singoli e coppie, unite alla direzione spirituale in casi specifici. Tutte queste attività sono condotte da sacerdoti e da laici debitamente formati. Quando è possibile si affiancano anche momenti di socialità con attività ludiche, per aiutare le persone ad uscire dall’isolamento e dalla solitudine.

L’associazione tratta anche problemi spirituali straordinari?

In associazione sono noti e accolti anche tali casi, e chi ne fa richiesta può ottenere un accompagnamento per elaborare l’esperienza. L’intervento prevede l’aiuto nella comprensione e nella cura di sé nella vita quotidiana, mentre il discernimento e l’eventuale cammino di liberazione vengono svolti unicamente da sacerdoti autorizzati dal proprio vescovo rispetto al ministero esorcistico, ai quali le persone vengono rimandati. Allo stesso modo di fronte a problemi psicologici importanti si propone alle persone di contattare professionisti della salute mentale. A tale proposito è in atto una collaborazione con l’Associazione di Psicologia Cattolica, della quale è parte il socio fondatore Fabrizio Penna.

Quanti soci ha attualmente l’associazione?

Oggi ha circa 250 associati, alcuni dei quali cambiano ogni anno e provengono da molte zone d’Italia, ma anche dall’estero. Negli anni sono stati coinvolti più di 50 consacrati, tra i quali 18 sono diventati soci onorari. Tra di loro due già tornati al Padre, il vescovo Mons. Andrea Gemma e Don Gabriele Amorth, quest’ultimo raccontato da Elisabetta Fezzi in un libro best seller pubblicato nel 2017 dal libro delle Edizioni San Paolo «La mia battaglia con Dio contro Satana». La Famiglia della Luce con Camilla è attualmente riconosciuta a livello civile come associazione di promozione.

Dove opera l’associazione?

L’associazione organizza eventi in presenza appoggiandosi a strutture ricettive religiose essenzialmente nel nord Italia, ma propone molte iniziative online che consentono anche la partecipazione alle persone più lontane. In particolare in quest’ultimo periodo segnato dalle restrizioni collegate al covid molte formazioni e ritiri spirituali sono stati proposti in videoconferenza dopo un attento lavoro di adattamento dei contenuti e delle dinamiche partecipative. Il successo è stato notevole, tanto che è stato deciso che alcune iniziative, come il corso sul perdono e il percorso sulle relazioni, continueranno ad essere proposte online anche in futuro, per consentire una più ampia partecipazione e garantire un risparmio per i partecipanti dal punto di vista economico. Ma è ovvio che la possibilità di relazionarsi in modo diretto e di potersi toccare resta insostituibile.

Cosa avete in mente per il futuro?

Intanto pensiamo a consolidare il presente: in pochi anni abbiamo pensato e realizzato iniziative esclusive, che oggi caratterizzano l’attività dell’associazione e che definiamo le “quattro gambe” del tavolo: il percorso sul perdono, il corso sulle relazioni, la settimana Agape e i colloqui di counseling. Ma in verità un sogno nel cassetto ci sarebbe… ci piacerebbe gestire una casa di accoglienza dove collaborino in modo armonico diverse professionalità in grado di prendersi cura della persona in modo integrale, spirito, anima e corpo come direbbe San Paolo. Pensiamo ad un luogo tranquillo e sicuro, un’oasi dove poter soggiornare per un certo periodo e fare esperienza in modo ampio e pratico dell’amore di Dio per riorientare il proprio io.

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