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a giovedì 12 a domenica 15 settembre si svolge a Torino la 47ª
Settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata quest’anno alla famiglia,“Speranza e futuro per la società italiana”. Scelta coraggiosa. Del resto, sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà
delle famiglie: c’è una crescente povertà che, purtroppo, colpisce proprio quelle più fragili, con persone disabili, quelle separate o con più di tre figli.
La mancanza di lavoro, poi, scarica
sui giovani e sui nuovi progetti di famiglia un’incertezza ormai invincibile.
Ci
si sposa molto di meno, sempre più
tardi, e anche i figli – uno, al massimo
due – vengono rinviati il più in là possibile. Inoltre, è ancora difficile tenere
insieme famiglia e lavoro:
troppe donne sono costrette a scegliere, senza possibilità di conciliazione. Per non dire di
quelle escluse o espulse dal mondo del
lavoro perché madri
La copertina di Famiglia Cristiana sulla Settimana sociale di Torino.
Cresce la fatica di educare. Difficile,
oggi, essere genitori e affrontare la responsabilità verso le nuove generazioni.
Gli adulti, spesso, gettano la spugna, lasciando bambini, adolescenti e
giovani abbandonati a sé stessi,
con il
dono avvelenato di una falsa idea di libertà che, di fatto, li relega nella solitudine. Così, in famiglia e nella società, è
sempre più raro per i nostri figli trovare maestri ed educatori appassionati al
loro bene, al posto di pallide figure
che non si lasciano coinvolgere
nell’educazione.Sempre più aggressive, invece, le ideologie che attaccano al cuore l’identità
stessa della famiglia, il suo essere una
promessa stabile di amore tra un uomo
e una donna, aperta all’accoglienza della vita e alla cura delle nuove generazioni.
Ma senza queste qualità, la famiglia è solo puro “accordo affettivo” tra
persone. Perde il suo valore universale, per divenire luogo fragile,
volatile e
anche “triste”. Toglie stabilità e responsabilità anche alla stessa società. Ne abbiamo conferma da quei Paesi che, per
legge, hanno proibito l’uso di parole da
sempre vere nell’esperienza originaria
di ogni persona, come “padre” e “madre”, trasformati in burocratici e falsi
“genitore A” e “genitore B”.
La Settimana sociale di Torino è,
quindi, un appuntamento prezioso per
collocare la famiglia al centro dell’attenzione della Chiesa e della nazione. Non
per difendere un interesse particolare,
ma per custodire un bene comune.
Chiedere un Paese, finalmente, a misura di famiglia non significa dimenticare
i temi del lavoro, della crisi economica,
dell’immigrazione, della tutela ambientale.
Vuol dire, piuttosto, cambiare “occhiali”, e leggere la realtà con gli occhi
della famiglia. E capire che la famiglia
è la vera ricchezza del Paese. Un auspicio, però, non possiamo
non lanciare da queste colonne: che dalle giornate torinesi escano proposte
concrete, responsabilità precise, valori
e azioni ben definite. Basta con quell’insopportabile retorica familiare, troppo
spesso presente nella politica e, purtroppo, anche in tanta “letteratura ecclesiale”. Basta con le sole parole a favore della famiglia. Ora servono fatti e impegni concreti. È in gioco, con sempre
maggiore urgenza – proprio come dice
il titolo della Settimana sociale – il futuro e la speranza del Paese.