Tutto ha inizio con un week-end. Un fine settimana che cambia una vita, una coppia, una famiglia.
Imelda e Gianfelice Demarie, da pochi mesi, con
don Antonio Delmastro sono il team che guida il movimento nazionale di Incontro matrimoniale. La loro vita è la testimonianza di quei valori che oggi tante, troppe persone rinnegano: amare è una decisione. Non un «andare dove di porta il cuore», ma un cammino che «si può scegliere per sempre con gioia, e vivere in comunione in coppia tra generazioni diverse». Alle spalle hanno anni di impegno per continuare a testimoniare, con gioia, quanto sia bello essere sposati. Hanno entrambi passato la boa dei cinquant’anni, tutti e due una carriera nel settore bancario. Due figlie, Cristina con un lavoro nell’ambito della comunicazione e Francesca neolaureata architetto.
Una bella famiglia torinese. Quando raccontano la loro storia si sente vibrare una comunione di fondo, un’intesa quasi da far invidia. Si sono conosciuti 37 anni fa ed è subito colpo di fulmine. Lei ha appena 16 anni, lui pochi di più, si incontrano a un campo estivo a Bousson di Cesana, organizzato dalla parrocchia torinese di Santa Giulia dove Gianfelice è un giovane animatore. «Qualcuno lassù ha diretto tutto, io ero proprio imbranato», scherza. Da allora non si sono più lasciati. Dopo cinque anni, nel 1982, si sposano (combinazione curiosa: è lo stesso anno in cui don Delmastro è ordinato sacerdote). Inizia così la loro storia di famiglia. I primi dieci anni di matrimonio scorrono sereni, lavoro, la gioia della nascita delle figlie e il fine settimana dai genitori di Imelda nel Cuneese. «Eravamo una coppia che andava d’accordo», ricorda lui. Poi arriva la proposta di un suo zio, missionario in Kenya, don Giuseppe Demarie, che li invita a partecipare a un week-end di incontro matrimoniale.
Imelda e Gianfelice, i “Dem”, come li chiameranno i loro amici del movimento, non hanno ben capito di che cosa si tratti, pensano a un ritiro spirituale. Passano due anni dalla prima proposta di “zio don Giuseppe”, poi un giorno decidono di partecipare. Forse anche perché il don non demorde e non smette di sollecitarli. Anche lui prima di partire per l’Africa aveva vissuto l’esperienza del “week-end”. Perché l’Incontro matrimoniale mette al centro le due vocazioni, matrimoniale e sacerdotale: non per niente i team che guidano il movimento a livello locale e nazionale sono sempre composti da una coppia e da un prete. Così alla fine Imelda e Gianfelice si fidano di lui, del suo consiglio, certo non immaginano neppure lontanamente quanto sarà importante per tutta la loro vita quella decisione.
«Non possiamo dire che tornati da quel fine settimana tutto sia cambiato di colpo», affermano, «non possiamo certo affermare che siamo stati folgorati. Abbiamo avviato insieme un percorso che ci ha riportati alla scoperta di noi stessi. Giorno dopo giorno. Guardandoci indietro, in effetti, possiamo però confermare che quel week-end ha cambiato la nostra vita».
I Dem, come migliaia di altre coppie, sono arrivati al movimento di Incontro matrimoniale con il passa parola, l’invito di chi ha trovato in questo contesto un aiuto concreto per vivere meglio questo sacramento.
S'intitola Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione . E' il testo che farà da guida al Sinodo convocato a Roma dal 5 al 19 ottobre. Si può acquistare con Credere e con Famiglia Cristiana in parrocchia o in libreria a 2,5 euro in più .
Imelda e Gianfelice, i “Dem”, come li chiameranno i loro amici del
movimento, non hanno ben capito di che cosa si tratti, pensano a un
ritiro spirituale. Passano due anni dalla prima proposta di “zio don
Giuseppe”, poi un giorno decidono di partecipare. Forse anche perché il
don non demorde e non smette di sollecitarli. Anche lui prima di
partire per l’Africa aveva vissuto l’esperienza del “week-end”. Perché
l’Incontro matrimoniale mette al centro le due vocazioni, matrimoniale e
sacerdotale: non per niente i team che guidano il movimento a livello
locale e nazionale sono sempre composti da una coppia e da un prete.
Così alla fine Imelda e Gianfelice si fidano di lui, del suo consiglio,
certo non immaginano neppure lontanamente quanto sarà importante per
tutta la loro vita quella decisione.
«Non possiamo dire che tornati da quel fine settimana tutto sia cambiato
di colpo», affermano, «non possiamo certo affermare che siamo stati
folgorati. Abbiamo avviato insieme un percorso che ci ha riportati alla
scoperta di noi stessi. Giorno dopo giorno. Guardandoci indietro, in
effetti, possiamo però confermare che quel week-end ha cambiato la
nostra vita». I Dem, come migliaia di altre coppie, sono arrivati al
movimento di Incontro matrimoniale con il passa parola, l’invito di chi
ha trovato in questo contesto un aiuto concreto per vivere meglio questo
sacramento.
Im (Incontro matrimoniale) è nato in Spagna negli anni Cinquanta.
Approdato in Italia nel 1978, ora è presente in tutti i continenti e in
circa 90 Paesi. Da noi, più di 30 mila coppie hanno partecipato ai
week-end pensati per gli sposi. Un metodo collaudato, che aiuta a
vivere meglio la vita di coppia, un percorso formativo che sostiene chi
desidera rendere più consapevole la decisione di amare e il sacramento
del Matrimonio celebrato. Inizia con un fine settimana e prosegue
con un cammino di formazione, incontri tematici, di confronto, di
approfondimento. Diventa anche un ambiente dove si consolidano amicizie
profonde. Dopo il loro primo week-end, Imelda e Gianfelice raccontano
che hanno capito come avere più attenzione verso l’altro, ad ascoltarlo
meglio, a non dare mai nulla per scontato.
«Tutto è basato sulla relazione», ci ricordano, «abbiamo imparato ad
affrontare le varie questioni sotto gli occhi della fede, a pregare in
coppia». Certo, tante persone riescono a raggiungere questi obiettivi da
soli, o pensano di stare già bene insieme. «Ma si può anche
sperimentare un metodo come quello offerto da Im per stare meglio».
Sottolineano convinti: «Oggi, se non avessimo incontrato il movimento,
saremmo più individualisti, meno aperti versi gli altri. Anche il
rapporto con le nostre figlie sarebbe meno intenso».
Un percorso che li ha aiutati anche ad aprirsi a maggiori responsabilità
sul lavoro, nella famiglia. E nel darsi agli altri con il volontariato.
Come l’impegno con gli amici del Sermig (Servizio missionario giovani)
che si trasforma «da un’esperienza personale, a una di coppia». Cambiano
gli atteggiamenti anche nelle piccole cose. «Ogni mattina si sceglie di
amarsi», dice sorridendo Gianfelice, «di essere meno egoisti, di
accogliere l’altro così com’è, senza volerlo cambiare». Im gli ha
fornito un metodo, che ha funzionato, anche perché, come ricordano,
«prevenire è meglio che curare», e adesso con l’incarico nazionale come
team, seguendo il motto che hanno scelto “insieme danziamo l’amore”,
vorrebbero far emergere una missionarietà della coppia, «portare nel
mondo la nostra gioia: essere sposati è bello. È risvegliare, come ci
invita papa Francesco, il desiderio di bellezza».
Chiara Genisio