Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari commenta a caldo: «Poche parole, calibrate. Nessuna concessione alla retorica. Un invito concreto, da subito, quello a far sì che le famiglie si gemellino, ovvero si facciano carico le une delle altre». Una novità, non c'è dubbio.
E' accaduto a Bresso, durante la Festa delle testimonianze. La famiglia Paleologos dalla Grecia aveva chiesto al Papa di affrontare
il tema della crisi. «Ci sono giorni e notti nei quali viene da
chiedersi come fare a non perdere la speranza», hanno confidato a Benedetto XVI: «Cosa può dire la Chiesa a tutta questa gente, a queste persone
e a queste famiglie senza più prospettiva?» «Le parole sono insufficienti,
dovremmo fare qualcosa di concreto», ha risposto il Pontefice. «Nella politica
deve crescere il senso di responsabilità di tutti i partiti che
promettono cose che non possono realizzare affinché non cerchino solo
voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti. La politica è
responsabilità umana davanti agli uomini e a Dio».
«Molti soffrono e
devono accettare la realtà senza possibilità di difendersi di fronte
alle situazioni», ha continuato Benedetto XVI. «Ciascuno deve fare il
possibile per sé, per le famiglie, per gli altri, sapendo che molti
sacrifici sono indispensabili per andare avanti. Penso che la
solidarietà nella città tra famiglie e nelle parrocchie possa aiutare.
Abbiamo attivi scambi culturali utili e importanti, ma è tempo che una
famiglia dell’Italia, della Germania, della Francia prenda la
responsabilità di aiutare un’altra famiglia. Siate sicuri che io e tanti
altri preghiamo per voi e questo pregare non è solo fare parole ma apre
il cuore a Dio e alla creatività».
La serata era cominciata con Cat Tien, una bambina vietnamita di 7 anni, che ha manifestato il desiderio di sapere qualcosa della famiglia del Papa e di quando Joseph Ratzinger aveva la sua età. “Punto essenziale per la mia famiglia è sempre stata la domenica che iniziava già il sabato pomeriggio quando mio padre ci leggeva le Letture della domenica in un libro dove erano spiegati i testi – ha detto il Santo Padre. Il giorno successivo andavamo a Messa e poi pranzavamo insieme. Con la mia famiglia ho cantato molto, mio fratello era musicista. Poi ricordo i viaggi, le camminate. Eravamo un’anima sola e ci nutrivamo di una gioia fatta di cose semplici e di un amore reciproco che era forte. Se provo a immaginare il Paradiso lo penso come al tempo della mia giovinezza, eravamo felici. Il Paradiso dovrebbe essere simile a com’era nella mia gioventù e spero di tornare a casa andando dall’altra parte del mondo”.
Serge e Fara dal Madagascar, fidanzati da quattro anni e prossimi al matrimonio, hanno chiesto al Papa il significato della parola “per sempre” “Una parola – hanno detto- che più di ogni altra ci attrae e allo stesso tempo spaventa”. “In Europa fino all’Ottocento c’era un altro modello di matrimonio dominante: il matrimonio era un contratto tra clan attraverso il quale si cercava di difendere il proprio status – ha detto il Pontefice -. Oggi il matrimonio non è più basato sulla volontà di altri, ma è una libera scelta preceduta dall’innamoramento e dal fidanzamento. Spesso si pensa che l’amore di per sé possa garantire il “per sempre”, che è assoluto, ma non è così. L’innamoramento è bello, ma non sempre è perfetto. Così com’è il sentimento non è per sempre. Il passaggio dal fidanzamento al matrimonio prevede una serie di esperienze interiori e nel desiderio dell’amore devono rientrare anche la ragione e la volontà. Nel rito del matrimonio - ha continuato Benedetto XVI - non si dice sei innamorato ma vuoi, sei deciso, coinvolgendo nel cammino la volontà e la ragione. Tutto l’uomo è coinvolto con la sua capacità, il discernimento della ragione e la volontà di dire sì, questa è la mia vita. Alle nozze di Cana il secondo vino è migliore del primo: l’amore deve crescere e maturare coinvolgendo la parrocchia, la Chiesa, gli amici, la giusta comunione di vita con gli altri, con famiglie che condividono la stessa esperienza, la stessa vita e la Fede”.
E’ stata poi la volta della famiglia Rerrie, arrivata da vicino New York. Jay, di origine giamaicana, è un contabile, mentre Anna insegnante di sostegno. Hanno sei figli e hanno chiesto al Papa come poter trovare la giusta armonia tra famiglia e lavoro. “Nel vortice dei tanti stimoli imposti dalla società contemporanea – hanno chiesto al Papa – come aiutare le famiglie a vivere la festa secondo il cuore di Dio?” “E’ una grande questione – ha detto il successore di Pietro – e penso di capire questo dilemma tra due priorità”. Il papa si è rivolto ai datori di lavoro invitandoli a “pensare alle famiglie e ad aiutarle perché le due realtà, famiglia e lavoro possano essere conciliate e concedere un po’ di libertà fa bene anche all’impresa perché rafforza l’amore per il lavoro e il posto di lavoro”. “Occorre poi – ha evidenziato il Pontefice – sperimentare una certa creatività e portare ogni giorno un qualche elemento di gioia e attenzione nella famiglia accettando le oscurità e pensando a questo grande bene che è la famiglia. E poi finalmente c’è la domenica che è il giorno della festa, giorno del Signore e come tale, giorno dell’uomo: difendiamo la libertà dell’uomo difendendo la domenica”.
L’ultima domanda al Pontefice è stata posta da Maria Marta e Manoel Angelo Araujo, coppia del Brasile che ha posto il tema dei fallimenti matrimoniali che continuano ad aumentare in tutto il mondo e hanno chiesto al Santo Padre “parole di speranza” per quelle “coppie di risposati che vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i sacramenti la loro delusione è grande”. “Il problema dei divorzi e dei risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi – ha risposto Benedetto XVI -. Non abbiamo ricette, la sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie e i singoli promuovendo la prevenzione, approfondendo l’innamoramento, aiutando le coppie e accompagnandole durante il Matrimonio affinché le famiglie non siano mai sole ma siano accompagnate nel cammino di ogni giorno. Devono sentire l’amore della Chiesa, devono sentirsi amate e accettate anche se non possono ricevere l’Eucarestia. Devono vedere che anche così vivono nella Chiesa. Anche se non c’è la Confessione, l’amicizia con una sacerdote è importante. Possono sentire l’eucarestia e essere spiritualmente nutriti in Cristo”.
Tra una domanda e l’altra Benedetto XVI ha assistito all’esibizione di artisti quali la cantante gospel Lois Kirby, l’italo-somala Saba Anglana, Francesco Garolfi e Ron. Alcune famiglie hanno raccontato la loro storia e pregato insieme al Pontefice.