Antimo Caputo.
Un pezzo di pane da dividere ed è subito casa, unione, calore. A Napoli quel gesto di condivisione avviene spesso con la pizza, il piatto più semplice della tradizione. Lo sa bene Antimo Caputo che da tre generazioni gestisce il mulino di famiglia. Fu suo nonno a insegnargli quanto sia importante pensare agli altri, a chi è meno fortunato. Perché un imprenditore non è solo profitto, non ha solo il compito di creare e distribuire un prodotto, ma «deve pensare alle diseguaglianze economiche e a chi non ha un pasto da dividere con gli altri».
Sono parole, quelle di Caputo, che nascono dal cuore e che sembrano parafrasare il pensiero sull’ecologia integrale di papa Francesco: prendersi cura l’uno dell’altro attraverso il cibo. Ed ecco che la famiglia Caputo da anni mette in campo progetti per i poveri e i ragazzi a rischio. «Sono progetti semplici che spesso nascono da confronti con i nostri fornitori, da chiacchiere in cui non è mai escluso chi è meno fortunato» – racconta – «è così che abbiamo voluto partecipare al “Paniere solidale” dell’associazione Enogà, aiutare la Fondazione Onlus Massimo Leone e dare vita, grazie a una telefonata con uno dei pizzaioli più conosciuti di Napoli, Salvo, a momenti di serenità a chi ogni giorno chiede aiuto alla mensa del Carmine in via Marina». E così la mensa più grande di Napoli ha accolto anche quest’anno quintali di farina, pomodori, mozzarelle e forni che, grazie alle mani esperte dei pizzaioli napoletani, hanno regalato pizze agli ultimi, a chi troppo spesso vive nell’ombra dell’indifferenza.
«È sempre un pasto di festa che nessuno si aspetta» spiega Caputo. È proprio questo effetto sorpresa che ha caricato ancor più di entusiasmo l’imprenditore e i suoi collaboratori. «Questo ci ha riempito il cuore di gioia» dice. Quella gioia che il patron dell’azienda ha voluto donare a Pompei, offrendo, anche in questo caso, un piccolo villaggio della pizza per le famiglie. Un momento di festa ma anche una sfida per il riscatto. Nasce così “I pizzaioli dell’impossibile”, un progetto con i ragazzi dei penitenziari minorili che insegna loro il mestiere del pizzaiolo.
Le aziende sono fatte di uomini e l’abilità di un imprenditore sta nel calarsi nella realtà sociale in cui opera e provare a cambiare la vita agli altri. Si riassume così la mission di Antimo Caputo, l’amministratore delegato, «Condividere, questa è la parola centrale della nostra missione», spiega. A chi gli chiede come hanno reagito i suoi collaboratori e i partner commerciali a queste sue iniziative, Caputo risponde: «Ci piace coinvolgere tutta l’azienda che è una famiglia. Superare una difficoltà genera positività. Perché avvenga bisogna essere uniti».