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venerdì 23 maggio 2025
 
Parla il primo cittadino della cittadina di Salfeet
 

Fare il sindaco in Palestina

14/01/2014  Shaher Eshtieh racconta delle tante difficoltà per amministrare un comune nei Territori occupati: dal problema dell’acqua alla disoccupazione, dall’inquinamento alla convivenza fra le diverse religioni. Ma non manca di condannare tanto il terrorismo, quanto le forme di violenza che subiscono i palestinesi.

In Europa oltre cinquecento enti locali sono impegnati in progetti di cooperazione con città palestinesi con un processo iniziato nel 2003 in Francia nella città di Dunkerque con la creazione della piattaforma Coeppo (Enti locali europei per la Pace nel Vicino Oriente), che ha sviluppato numerose iniziative di cooperazione decentrata in vari Paesi d'Europa.

A dieci anni di distanza centinaia di enti locali europei si sono dati appuntamento (il 28 e 29 novembre 2013, ancora a Dunkerque) per ripensare, rafforzare e condividere meglio l'azione delle autorità locali europee in Palestina. Protagoniste di quelle giornate sono state le Città Unite di Francia (Cuf), la Rete per la Cooperazione Decentralizzata con la Palestina (Rcdp), la Rete degli Enti locali europei per la pace nel Vicino Oriente e gli Enti Locali Uniti (Cglu), un forum aperto agli enti locali europei, alle loro reti e alle istituzioni europee e internazionali.

Nelle due giornate di lavori si era discusso dei differenti approcci europei e del rafforzamento della dinamica paneuropea di sostegno agli enti locali della Palestina, Stato osservatore nelle Nazioni Unite e membro permanente dell'Unesco. Un dibattito che aveva messo al centro il futuro dei territori palestinesi e la possibilità di come possa avvenire un incremento e un cambio di tendenza nell’ambito della cooperazione internazionale con le comunità locali palestinesi.

Tra i molti i sindaci palestinesi presenti all’incontro c’era Shaher Eshtieh, primo cittadino di Salfeet, una cittadina di quasi quindicimila abitanti nella parte centrale della West Bank e al governo di un distretto territoriale  di quasi centomila persone.

Abbiamo incontrato Shaher Eshtieh. Racconta le tante difficoltà che deve affrontare ogni giorno per amministrare un comune in un contesto interno e internazionale tanto complesso: dal problema dell’acqua all’emergenza occupazionale, dal tema dei rifiuti tossici abbandonati nei terreni intorno al suo comune alla questione dell’integrazione tra le diverse religioni.

Appartiene al Fronte Democratico Popolare, e nelle ultime elezioni è stato riconfermato con oltre il 90% dei consensi.

«L’acqua», spiega Eshtieh, «è destinata a terminare nel 2020 perché il prelievo è molto maggiore delle attuali capacità dei pozzi esistenti. La popolazione palestinese non ne ha più a disposizione per irrigare i campi mentre per l’utilizzo domestico ha un consumo limitato. Inoltre, l’acqua dev’essere necessariamente bollita e la capacità di consumo per un palestinese è cinque volte inferiore a quella di un israeliano. Paradossalmente, viene prelevata dai territori palestinesi ma controllata e gestita dagli israeliani».

Un momento dell'ultimo incontro di Dunkerque sulla cooperazione fra Europa e Palestina.
Un momento dell'ultimo incontro di Dunkerque sulla cooperazione fra Europa e Palestina.

Il problema più grave è quello del lavoro, i giovani sono senza prospettive

«In Palestina», aggiunge il sindaco, «non esiste un piano organico per la raccolta dei rifiuti che vengono abbandonati nel territorio senza alcuna raccolta centralizzata. Il progetto che ho in mente dovrebbe prevedere una raccolta dei rifiuti in una unica area della Cisgiordania ma in questo l’opposizione di Israele è molto forte. Senza una raccolta dei rifiuti organizzata i terreni vengono continuamente inquinati con la conseguenza che molte falde acquifere vengono contaminate irrimediabilmente. Oltre a ciò, il rischio più grande per il territorio palestinese deriva dall’abbandono di rifiuti tossici e pericolosi in molti territori senza che nessuno possa impedirlo. A pochi chilometri da casa mia è stato ritrovato un accumulo di materiale pericoloso per la salute proveniente probabilmente da qualche area industriale che non si trova in Palestina. In certe zone di ritrovamento o di abbandono di rifiuti tossici, le morti per tumori sono aumentate anche di dieci volte».

«Il mio sogno», confida, «sarebbe quello di sviluppare, come avviene in Europa, la raccolta differenziata per evitare che il nostro territorio si trasformi come quello della terra dei fuochi in Italia».

Il problema che oggi più preoccupa il primo cittadino di Salfeet è quello del lavoro. Troppi giovani hanno difficoltà a trovare una occupazione e sono privi di qualunque prospettiva.

«Oggi», sottolinea, «ciò che mi permette di andare avanti e non mollare è l’amore per la mia terra e per la mia gente, e la fiducia che i cittadini mi hanno dato eleggendomi per la terza volta sindaco».

Sul tema dell’integrazione e del dialogo tra le religioni Eshtieh ha le idee molto chiare: «Mia moglie è italiana e cattolica e io cerco sempre di ragionare pensando che il legame con Dio sia un rapporto personale in cui la politica non deve centrare».

Il sindaco conclude con una netta condanna di tutti i terrorismi e lancia un appello all’Europa: «Molti cittadini vivono nelle colonie con passaporto europeo e commettono crimini contro l’umanità, spesso contro i palestinesi. Mi auguro che l’Europa punisca queste persone quando rientrano nei loro Stati considerandoli colpevoli delle gravi azioni che hanno commesso».

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