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domenica 12 gennaio 2025
 
 

Fassina, le tasse e la "necessità"

26/07/2013  Le curiose dichiarazioni del ministro Fassina sulla "necessità" di evadere le tasse. Ma chi ha davvero "necessità", come i redditi fissi, non può evadere. Mentre gli altri...

Il Governo delle “larghe intese” (larghe quanto l’ambizione di Berlusconi di condizionare la vita del Paese) sarà probabilmente la tomba del Pd. Ma di questo, tutto sommato, poco importa. Il punto è che questi contorcimenti senza metodo rischiano di fare più danni di uno stravolgimento perpetrato con metodo. Le dichiarazioni del viceministro dell’Economia Fassina sull’evasione “di necessità” a causa della troppo elevata pressione fiscale sono appunto uno di quei contorcimenti. Generato per di più da chi, per incarico istituzionale, proprio non potrebbe permetterselo.

Dentro questo (s)ragionamento, non a caso subito elogiato dai berlusconiani, ci sono due fondamentali contraddizioni. Primo: è chiaro che quelli che più avrebbero necessità di evadere non possono farlo. Sono i redditi fissi, massacrati dall’aumento dei prezzi e delle tariffe ma implacabilmente inchiodati alla dichiarazione dei redditi. Tutti gli altri possono evadere (non è detto che lo facciano ma certo, se vogliono…) e infatti ogni anno le statistiche dimostrano che illustri categorie di liberi professionisti dichiarano in media meno di insegnanti o impiegati. E raramente si tratta di categorie che mostrano le stimmate della necessità: al più, mostrano un desiderio di maggiore benessere.

E appunto, secondo: come definiamo la “necessità”? Nutrire se stessi e la famiglia, avere un tetto, mandare i figli a scuola? Ma anche nell’Italia della crisi, sono pochissimi quelli che restano a questi livelli di mera sussistenza. Allora forse anche l’automobile, un bell’abito, qualche cena fuori? Qualche tempo fa un piccolo imprenditore diede l’assalto a una filiale di Equitalia. Divenne subito un eroe della Lega Nord e molti, nello stile di Fassina, si mostrarono comprensivi con le sue azioni. Venne poi fuori che il suo debito con l’Agenzia delle entrate sarebbe stato abbondantemente coperto dal valore dei fucili che teneva in casa. Fucili che forse, per lui e per la sua vita, erano una necessità. Di questo passo si fa presto ad arrivare in alto: chissà, magari anche i Ligresti, che oggi la magistratura accusa di aver celato quasi 600 milioni, sentivano la “necessità” di tenere in qualche modo in piedi un impero finanziario che di sicuro dà lavoro a tante persone.

Chiariamoci le idee, quindi, prima di parlare di necessità. Non è abolendo o indebolendo le regole che si migliora il livello del gioco. Qualsiasi allenatore dell’oratorio lo sa. Fassina no.

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