Le Europee hanno dimostrato l’estrema variabilità del voto degli italiani, con un livello di fedeltà sempre più basso rispetto alle precedenti tornate elettorali. Se già nel 2013 soltanto il 54% aveva confermato l’opzione delle precedenti Politiche, il 25 maggio - secondo l’analisi dell’Istituto Demopolis - appena il 53% ha scelto lo stesso partito del febbraio 2013: il 45% degli italiani ha votato alle Europee una lista differente o è rimasto a casa.
La stabilità del consenso della Prima Repubblica e degli anni delle sfide tra Prodi e Berlusconi, quando cambiava idea circa un elettore su dieci è ormai solo un ricordo. Lo dimostrano gli ultimi flussi elettorali: in poco più di un anno, nonostante la minor affluenza, il PD guadagna oltre 2 milioni e mezzo di voti, il Movimento 5 Stelle ne perde quasi 3 milioni.
Secondo la nostra indagine, appena 62 elettori su 100 che avevano scelto Grillo alle Politiche hanno riconfermato il voto alle Europee. Pesante appare anche la fuga di consensi dal PDL: su 100 elettori che avevano votato il partito di Berlusconi nel febbraio 2013, appena 54 hanno optato per Forza Italia il 25 maggio, in 9 hanno scelto NCD.
È ulteriormente cresciuto anche il numero di italiani che hanno scelto di restare a casa: oltre 20 milioni di elettori si sono astenuti, un milione e mezzo ha espresso una scelta non valida. Poco più di 55 elettori su 100 hanno deciso di votare un partito alle Europee. Dei circa 7 milioni di neo-astensionisti, secondo lo studio Demopolis sui flussi elettorali, un terzo aveva scelto il Movimento 5 Stelle alle Politiche del 2013, poco più di 3 su 10 avevano optato per il PDL. Nella norma appare invece la percentuale del non voto tra gli elettori del PD e degli altri partiti.
La parte conclusiva della campagna elettorale e le scelte degli indecisi si sono rivelate ancora una volta determinanti per l’esito della competizione. Per il 34% degli elettori intervistati dall’Istituto Demopolis, Matteo Renzi è risultato molto più convincente di Grillo e di Berlusconi. Il consenso personale di cui gode oggi il Premier si è rivelato determinante nelle scelte di voto di ampia parte dei nuovi elettori del Partito Democratico.