“Per fortuna non sono più nel movimento, altrimenti sprofonderei sottoterra dalla vergogna”. Con queste parole Giovanni Favia reagisce alla notizia del’espulsione di Adele Gambaro dal Movimento Cinque Stelle.
Favia, 32 anni, bolognese, ha conosciuto sulla sua pelle l’ira del padre padrone dei Cinque Stelle. Grillino della prima ora, Favia nel 2012 fu colto da un fuori onda televisivo mentre esprimeva giudizi molto duri su Roberto Casaleggio, cofondatore del movimento. Così Grillo lo cacciò e allora non fu fatta neppure una consultazione via web. Oggi Favia è consigliere regionale dell’Emilia-Romagna e fa parte del gruppo misto.
- Favia, che cosa sta succedendo ai grillini?
“Il movimento è degenerato sempre di più nell'ultimo anno e mezzo. A cominciare dalla prima espulsione, quella del consigliere comunale ferrarese Valentino Tavolazzi, che fu molto contestata dalla base. Grillo e Casaleggio invece di capire l’errore, insistono nei loro atteggiamenti e purtroppo nei loro confronti la base è sempre meno critica”.
- Però anche fra i parlamentari dei Cinque Stelle c’è qualcuno che si ribella, no?
“Io vedo i parlamentari sempre più chiusi a riccio, come se se fossero un fan club dove c'è da idolatrare una star. Questi stanno perdendo ogni senso critico. Ormai siamo arrivati a dei livelli preoccupanti , non si può espellere una persona perché dice che i toni del proprio leader sono sbagliati”.
- Gli elettori come stano reagendo?
“Purtroppo li votano ancora e io me ne stupisco. Nonostante queste follie massimaliste, i Cinque Stelle hanno ancora un consenso attorno al 17-18 per cento dei voti. Ma ormai è un incantesimo di massa gestito da una spa che è proprietaria di un logo, mi creda io sono sconvolto”.
Il crollo dei voti registrato alle amministrative rispetto alle elezioni politiche non le basta?
“Davvero non capisco questi consensi ancora alti. Grillo prende ancora voti più per demeriti degli altri che per meriti propri. Il movimento è un circo di soldatini, con una persona che da una villa controlla 150 parlamentari”.
Il crollo dei voti registrato alle amministrative rispetto alle elezioni politiche non le basta?
“Davvero non capisco questi consensi ancora alti. Grillo prende ancora voti più per demeriti degli altri che per meriti propri. Il movimento è un circo di soldatini, con una persona che da una villa controlla 150 parlamentari”.
Come giudica la linea politica dei Cinque Stelle?
“Non si capisce. Usano una retorica di estrema sinistra condita con un po’ di populismo, usando un linguaggio violento che piace all’elettorato di destra. Ma questa è una ricetta che in tempi di crisi economica e di sfiducia nei confronti delle istituzioni, è pericolosa”.
Lei ora che rapporti ha con i grillini?
“Io per loro sono il nemico numero uno. Eppure sono stato la loro icona, un uomo vicino a Grillo e Casaleggio, amato dalla base per meriti acquisiti sul campo. Ora sono la persona che ha fatto il peccato originale, portando avanti la critica. Ma io continuo a criticare perché voglio che i cittadini capiscano. Gli elettori devono aprire gli occhi. Quando c’è un uomo solo al comando è sempre pericoloso. Ci sono lui, la folla adorante e in mezzo nessun organismo democratico”.
La politica le piace ancora?
“Sì, continuo a farla con uno spirito francescano di servizio. Ho rinunciato al vitalizio, mi sono tagliato lo stipendio, mi batto per i temi dei rifiuti e dell’ambiente con i quali avevo cominciato la mia battaglia. Perché io c’ero quando non c’erano i voti ma almeno le idee, e Grillo non era un padre padrone”.